Musica e ballo raccontano sessant’anni di storia italiana con immagini coreografiche di forte impatto visivo ed emotivo.
In una balera entrano una dopo l’altra sei donne, ciascuna caratterizzata come un tipo: la vamp, la romantica, la pudica, la bruttina, la mascolina, la vedova inconsolabile. Fanno capolino gli uomini con cui si scrutano di sottecchi e, sfoderando le armi della conquista, si scelgono, misurandosi con lo snob, lo sbarbatello, l’impacciato, il seduttore, sulle note di “È l’uomo per me” di Mina.
Tra corteggiamento e sdegno, attrazione e antipatia, le sei coppie si annusano, si respingono, si abbracciano e si mescolano in un vorticoso girotondo dal disordine apparente, dove ogni coppia muta e si racconta con la mimica, ballando ritmi diversi sulle stesse note, dando vita a godibili e movimentati siparietti, descrittivi del contesto storico-sociale e della condizione personale.
Cambiano i ritmi negli anni, le coppie sostituiscono a vista i vestiti adeguandosi alla moda del tempo, la guerra incombe chiedendo l’obolo delle fedi d’oro, qualche uomo indossata la divisa fascista parte per il fronte e qualche donna simpatizza per il regime, le altre mogli indossano le tute per lavorare in fabbrica. Con la liberazione, l’Italia importa i nuovi ritmi americani: tiptap, rock, twist. Il mondo corre veloce e i ballerini continuano a danzare, mentre nelle piazze i movimenti femministi e pacifisti propongono una moderna visione, la lotta di classe disegna una nuova società e le droghe mietono vittime. Il boom economico degli Anni Sessanta è caratterizzato dall’agognata libertà sessuale e trionfano il bikini e le minigonne. La musica vira verso suoni metallici ed elettronici mentre clientelismo e corruzione attanagliano la società edonista e consumista.
Nell’intimità della coscienza attraversata dai bagliori di luce di qualche torcia, il mondo si interroga sulle guerre di religione e il catastrofico attentato dell’11 settembre, poi piovono dall’alto fagotti di vestiti che ciascuno indossa ritrovandosi, all’accensione delle luci, abbigliato come all’inizio delle danze nella balera. Un sogno? Il desiderio di ricominciare imparando dagli errori? Una catarsi?
Lo spettacolo è emotivamente toccante, esteticamente raffinato, evocativo ed intenso, poetico e sincronicamente perfetto nei movimenti apparentemente casuali e disordinati.
Il tessuto drammaturgico è cadenzato da canzoni, musica, danza e mimica facciale e posturale per raccontare storie personali sul canovaccio della Storia.
Il Trio Lescano, Fred Bongusto, Domenico Modugno, Rita Pavone, Gianni Morandi, Adriano Celentano, Mina, Gino Paoli, Peppino di Capri, Franco Battiato, Ornella Vanoni, Luigi Tenco, Alan Sorrenti, Marlene Dietrich, i Pink Floyd, Raffaella Carrà, i Rolling Stones, Gloria Gaynor, inni fascisti cadenzano i passaggi temporali con canzoni che appartengono alla memoria collettiva.
L’allestimento, derivato dal format di Jean-Claude Penchenat cui si ispirò Ettore Scola per il film ‘Ballando Ballando’ del 1983, è stato trasposto da Giancarlo Fares che firma la regia e balla insieme a Sara Valerio e altri dieci giovani attori-ballerini in questo lungo excursus storico dal tango al rock and roll, dal boogie woogie al chachacha, dalla disco music al twist nelle prorompenti e calibratissime coreografie di Ilaria Amaldi: Riccardo Averaimo, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Vittoria Galli, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Matteo Milani, Pierfrancesco Perrucci, Maya Quattrini e Viviana Simone.
Colorato, raffinato, incandescente veicola emozioni e speranze, amori e tragedie sull’onda di un’energia dinamica e pulsante tra flirt estivi, guerre, voglia di libertà, bombardamenti, tragedie umane legati da un sottile fil rouge che dipana tutti gli avvenimenti senza soluzione di continuità.
L’affiatamento di un cast instancabile animato da passione e professionalità, tocca le corde emotive e incanta gli occhi con una rappresentazione corale calibrata in ogni dettaglio.
Lo stupore di ritrovarsi come all’inizio della messinscena è sottolineato dai versi malinconici di Franco Battiato: “Di voi che resta? antichi amori, giorni di festa, teneri ardori, solo una mesta foto ingiallita fra le mie dita. (…) Di voi che resta, antichi amori, grandi segreti, complici cuori, solo nel petto, male guarita una ferita. Di voi che resta, parole audaci, carezze caste, timide braci. Solo una cenere che più non fuma ma si consuma (…) Solo un motivo risento ancora d’un fuggitivo disco d’allora e a un luogo penso dove non so se tornerò”.
Applausi calorosissimi di un pubblico tutto in piedi per ballare con il cast sceso in platea.
Tania Turnaturi