L’ultimo animale: tra incanto fiabesco e dura realtà
Prosegue la rassegna Itaca al Teatro Fontana di Milano. Il 28 e 29 maggio è andato in scena L’ultimo Animale di Caterina Filograno.
Senza troppi indugi, questo spettacolo si presenta subito originale, ironico, fresco e innovativo, a metà via tra incanto fiabesco e dura realtà. Una sitcom teatrale a puntate suddivisa in capitoli tra food blogging, siti di incontri e animali parlanti. Queste sono solo le premesse, ma c’è molto di più.
L’ultimo Animale è il paese delle meraviglie (?) di Caterina Filograno, regista, drammaturga e attrice pugliese, dove la porticina di Carroll diventa un grande triangolo-buco nero nella parete di una stanza, da cui possono entrare e uscire due procioni e un brukaliffo che qui diventa una bruka – liffo parlante (Alessia Spinelli). Dietro questa maschera scenica, si cela un discorso più ampio sulla lotta di classe e sull’esercizio del potere come fulcro e vertice delle relazioni.
Un divertente e intelligente gioco di rime ci trasporta piacevolmente nella storia di Cristi (Carlotta Viscovo) alle prese con la sua dieta proteica, il suo allenamento rassodante e il culto della spesa. I suoi amici sono degli animali da compagnia ai quali ha promesso salvezza e libertà e che non riesce mai a sfamare. La fame di cibo regna sovrana mentre Giuli (Francesca Porrini), coinquilina di Cristi, è ossessionata dal provare ogni giorno nuove ricette e dal trovarsi un nuovo fidanzato.
Centrale è il contrasto tra la gabbia dell’apparire, dell’invidia e delll’egoismo e l’attrazione per l’essere “animali”, veri, autentici: rappresentato da una stanza – in cui a vigere sono le regole e la routine – e dall’interazione con questo buco nero: la metafora di una via di fuga, il tramite tra l’esterno e l’interno, un’apertura per vedere e per immaginare, uno sguardo sul mondo. Non solo: questo buco però è nero, è anche estraneo e ignoto e per questo ancora più invitante.
I personaggi di questa pièce non fanno che azzannarsi silenziosamente, come belve affamate che si mordono silenziosamente dalle spalle per non farsi vedere, fino a divorarsi l’un l’altro in qualsiasi tipo di manifestazione, esplicita o implicita. Giuli e Cristi sono alle prese con una convivenza complicata e si tradiscono ripetutamente: Cristi dà i consigli sbagliati a Giuli in amore, mentre Giuli insiste col voler chiudere il buco nero con il cemento e con il voler cacciare Cristi dall’appartamento in vista della sua nuova convivenza amorosa e dando la colpa della decisione alla scadenza del contratto d’affitto. I due procioni, trascurati da una Cristi troppo frivola e troppo egoista che dimentica di nutrirli, decideranno di dire addio alla Bruka in un’ultima cena alternativa in cui l’animale strisciante ormai diventato farfalla sarà divorato da uno dei procioni stessi. Il cibo e il consumare cibo diventano qui metafora del denaro, del potere, del controllo. Interessanti sono il ritmo della scena e dei dialoghi che, uniti a i movimenti volutamente goffi degli allenamenti (goffi perchè innaturali), creano un coinvolgimento dinamico.
L’ultimo animale di Caterina Filograno è uno spettacolo universale che, in un modo o nell’altro può parlare di ciascuno di noi: a volte incastrati in ruoli o in relazioni di dipendenza e potere, a volte solo desiderosi di essere noi stessi.
Lavinia Laura Morisco