Spazia da Bach a Hofmann a Ligeti, da Monteverdi a Vivaldi a Dalla Vecchia, da Brahms a Schönberg e Busoni, il programma di Organizzando 2024, l’originale e ormai consolidata rassegna organistica della IUC.
Tre i concerti di questa sesta edizione – 29 maggio, 5 giugno e 12 giugno, ore 21.00 – tutti a ingresso gratuito senza prenotazione, presso la Chiesa Evangelica Luterana di Roma (via Sicilia 70) con alcuni tra i maggiori organisti di oggi, Giovanni Michelini, Silvio Celeghin, Livia Mazzanti.
Tre fuoriclasse della tastiera per tre appassionanti programmi musicali che propongono un quadro del repertorio organistico a 360 gradi.
Livia Mazzanti, immancabile presenza di Organizzando, chiude l’edizione 2024 della rassegna mercoledì 12 giugno con Visioni e previsioni del ‘900: un raffinato programma ideato in occasione del 150° anniversario della nascita di Arnold Schönberg e del centenario della morte di Ferruccio Busoni che, alle loro uniche composizioni per organo, accosta i corali destinati da Brahms all’organo.
Ingresso gratuito senza prenotazione
Informazioni www.concertiiuc.it ; 06-3610051/2
Organizzando 2024
Chiesa Evangelica Luterana – Via Sicilia 70, Roma
Mercoledì 12 giugno ore 21
Livia Mazzanti organo
Visioni e previsioni del ‘900
Per il 150° anniversario della nascita di Arnold Schönberg e il centenario della morte di Ferruccio Busoni
Arnold Schönberg Variations on a recitative Op. 40 (1941)
Johannes Brahms dagli 11 Corali Op. postuma 122:
4) Herzlich tut mich erfreuen (Mi rallegra dal profondo del cuore)
9) Herzlich tut mich verlangen (Ardentemente desidero una fine beata);
10) Herzlich tut mich verlangen (seconda versione)
5) Schmücke dich, o Liebe Seele (Adòrnati, o cara anima)
Ferruccio Busoni Praeludium (Basso ostinato) und Doppelfuge zum Choral Op. 7/76
Organista dall’ampio orizzonte interpretativo, Livia Mazzanti si caratterizza da sempre per la concezione personale dei suoi programmi di concerto; è nondimeno improvvisatrice, arte trasmessale da Giacinto Scelsi a Roma, quindi da Jean Guillou, col quale si è a lungo perfezionata a Parigi. Le sue incisioni di brani di Schoenberg, Busoni, Hindemith, Scelsi, Guillou, quanto la riscoperta in prima mondiale delle Integrali organistiche di Rota e Castelnuovo-Tedesco, sono considerate di riferimento: ha inciso per Fonè, Rca Victor/BMG France, Philips Classic, Argos, Stradivarius, Aeolus, Continuo. I suoi concerti l’hanno condotta ovunque in Europa (ospite di stagioni quali la Philarmonie di Berlino, l’Europalia di Bruxelles, il Bath Music Festival, il Festival d’Orgue de Saint-Eustache a Parigi), come pure negli Stati Uniti, in Sud America, in Crimea, in Medio Oriente.
Dal ’95 dirige a Roma il festival internazionale MUSICOMETA, da lei creato, e collabora attivamente con la Christuskirche, del cui organo Steinmeier è conservatrice e titolare.
Dedicataria di nuovi brani per organo da parte di compositori attuali, ha interagito a più riprese col mondo dell’Arte contemporanea.
Al Conservatorio di Napoli – dove insegna – ha contribuito al restauro e alla rivalutazione del grande organo progettato da Jean Guillou per la Sala Scarlatti e ha avuto l’onore, fra l’altro, di interpretarvi le Variations on a Recitative op. 40 di Arnold Schoenberg in presenza della figlia del compositore, la quale ne ha acquisito poi l’incisione – realizzata all’Alpe d’Huez – per gli archivi schoenberghiani di Vienna.
Organizzando
Livia Mazzanti
Note di sala, 12 giugno
Il gesto compositivo che genera l’unica opera di Schönberg per organo (se si escludono due frammenti di una Sonata mai realizzata) è quello di una “mano felice”, per usare un’espressione cara al compositore, ed è quello, paradossalmente, di un grande epigono brahmsiano; ciò, non già a causa del re minore attorno cui sembra di fatto gravitare questo brano della tarda maturità del padre della musica atonale, ma piuttosto per un’esaltazione del tutto personale della forma variazione (con tanto di fuga finale – preceduta da una cadenza dal pathos assoluto – traghettante l’opera verso una conclusiva, nostalgica rarefazione).
L’irrompere nel programma dei corali destinati da Brahms all’organo – quale autentico testamento spirituale – e pubblicati postumi nel 1902, non fa che confermare la definizione che di lui diede proprio il visionario Schönberg, intitolando una sua celebre dissertazione: “Brahms il progressivo”; la libertà che Brahms si concede, pur nel profondo rispetto degli inni luterani su cui basa l’intera raccolta, scavalca di fatto qualsiasi steccato ritmico e contrappuntistico convenzionale, preconizzando per davvero le evoluzioni del ‘900. È d’altronde un analogo approccio, tutt’altro che passatista, quello che domina lo slancio busoniano del suo complesso, quanto ispirato, unicum organistico: scritto in due fasi diverse, ma con mano abilmente coerente (e altrettanto felice di quella schönberghiana), il fascinoso Preludio e doppia fuga su un corale (immaginario) non esita a far convivere, in effetti, assieme a una visione grandiosa e virtuosistica, il caratteristico sguardo “lieto” di Busoni: sguardo diritto perché fieramente equidistante – alla stregua del suo ideale modello bachiano – da passato e futuro.