Un allestimento astratto che omaggia Roma e Anna Magnani, in scena fino al 9 agosto
L’anno pucciniano si celebra anche al Caracalla Festival 2024 con Tosca/Turandot, proposto come un ideale dittico che porta lo stesso progetto scenografico di Massimiliano e Doriana Fuksas, che segna il debutto dello studio di archistar nella lirica.
Una sorta di grande frattale geometrico bianco e immacolato, spigoloso e disconnesso che invade tutta la grande platea di Caracalla, dove le luci e le proiezioni, mai così indispensabili, imprimono e disegnano le emozioni dei personaggi che si muovono in uno spazio scevro di qualsiasi orpello aggiuntivo, ma con numerose scritte, ovviamente in latino.
La scenografia appare come una specie di nuvola e per la più romana delle opere non c’è più nulla che richiami i tre consueti luoghi iconici dei tre atti, se non le proiezioni delle scritte sui due torrioni di Caracalla, Sancta Basilica, Palatium Farnesiorum, Castrum Sancti Angeli. Non mancano neppure numerose altri scritte in latino a sottolineare i momenti salienti di questa storia dove amore e politica, abuso e potere si intrecciano indelebilmente e dove la Roma viene richiamata costantemente dalla magnificenza dei ruderi delle Terme.
Di certo siamo davanti a una Tosca non convenzionale (anche perché la Tosca con scene e costumi originali verrà ripresa in diverse occasioni al Costanzi nel corso dell’anno) con la regia di Francesco Micheli e lo stesso team creativo, con la presenza del dramaturg Alberto Mattioli, che ha spiegato di voler ripensare il dramma come una vera e propria tragedia greca, scrostando il melodramma che avvolge la Tosca. Tante le riscritture proposte in questo allestimento.
Micheli fa entrare subito in scena Tosca, imprime un fortissimo contrasto fra il primo e il secondo atto: il primo più leggero, sembra quasi la cronaca di una scaramuccia fra amanti, il secondo e il terzo che seguono sono invece terribilmente tragici. Ma l’idea del regista è quella di rendere omaggio alla Città Eterna sottolineando un forte intreccio fra la Roma papalina dell’Ottocento (dove il potere politico è colluso con il potere religioso) e la Roma del Novecento, simboleggiata dal volto di Anna Magnani spesso riproposto nelle proiezioni sui torrioni.
L’omaggio alla grande attrice passa attraverso numerose scelte registiche, come l’idea di proiettare la celebre scena della morte della Magnani in Roma città aperta di Rossellini, capolavoro del Neorealismo, sulle note di Vissi d’arte di Tosca, l’ispirazione arriva dal ruolo del soprano interpretato dalla Magnani in Davanti a lui tremava tutta Roma, pellicola di Carmine Gallone che racconta di una Tosca partigiana.
Se Micheli ripensa a una Tosca politica, ecco allora che Cavaradossi viene torturato davanti alla platea e muore come un partigiano, senza un plotone di esecuzione e Tosca si getta da un angolo della imponente scenografia. Ad ampliare l’effetto di contemporaneità che pero si lega all’Ottocento, i costumi di Giada Masi, con il lungo abito bianco di Tosca con i ricami di fiori rossi, che richiamano la camicia rossa di Cavaradossi e gli intarsi di Scarpia e della polizia nel primo atto, l’abito in broccato oro e nero di Tosca a Palazzo Farnese (nello stesso tessuto del capo della polizia), la sottoveste nera della cantante indossata durante l’amplesso con Scarpia e poi riconvertita in tailleur nero anno Quaranta per il terzo atto.
È pur vero che tutto risulta essere talmente astratto e senza oggetti in scena che spesso e volentieri i protagonisti sono costretti a una eccessiva, ma necessaria gestualità mimando alcune semplici azioni, dall’apertura della porta, alla pittura, senza dimenticare i candelabri che Tosca dovrebbe porre intorno al corpo di Scarpia dopo l’omicidio in un gesto di pietà religiosa. Ma Tosca, in realtà pugnala Scarpia durante l’amplesso e si riveste con totale indifferenza.
Se l’audace allestimento suscita qualche perplessità e va in qualche modo inquadrato in base alla scelte di regista. dramaturg, i grandi applausi del pubblico sono unanimi per il cast e l’orchestra del Teatro diretta con piglio sicuro e fortemente drammatico dal maestro Antonio Fogliani, per il Coro, monumentale nel Te Deum, di Ciro Visco.
Sempre intensa la Tosca di Carmen Giannattasio che sfoggia un bellissimo timbro e in tutta sicurezza scenica delinea in due ore le numerose sfaccettature di un personaggio che si evolve rapidamente e che tornerà nello stesso ruolo anche al Costanzi nella Tosca storica del Novecento. Accanto a lei un efficace Saimir Pirgu nel ruolo del partigiano Cavaradossi splendido nei duetti con Tosca. Roberto Frontali è un grandioso e malefico Scarpia che con sicuro effetto tragico riesce a dominare il secondo atto, bravo il resto del cast scelto. Al primo cast si alternano nei ruoli dei protagonisti, Sonya Yoncheva come Tosca (24 e 31 luglio), come Cavaradossi Vittorio Grigolo (24 e 31 luglio), Arsen Soghomonyan (3, 7 e 9 agosto) e ancora Saimir Pirgu (il 26 luglio), come Scarpia Claudio Sgura (3, 7 e 9 agosto), Roberto Frontali (26 e 31 luglio).
Il dittico dedicato a Puccini con il progetto scenografico dei Fuksas, che dedicano una Tosca emozionante a tutte le donne, vittime oppresse e abusate, prosegue con la fiaba Turandot trasformata in fiaba tecnologica con la gelida fanciulla che diventa simbolo del fenomeno sociale dell’hikikomori.
Fabiana Raponi