All’interno della programmazione di Torinodanza festival va in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri, Carcaça, creazione coreografata da Marco da Silva Ferreira, artista che si è imposto recentemente sulla scena internazionale proprio grazie a quest’opera. Nato nel 1986 a Santa Maria da Feira, si è laureato in fisioterapia presso l’Istituto Piaget di Villa Nova de Gaia nel 2010, iniziando la sua “pratica del corpo” nel 1996 con il nuoto agonistico, che abbandona nel 2002 per dedicarsi alle arti performative. Il suo percorso è da autodidatta, ispirato agli stili tipici dei contesti urbani e con discendenza afroamericana. Tra il 2002 e il 2010 il lessico della sua danza diventa progressivamente sempre più diversificato e vicino all’improvvisazione contemporanea. Ballerino professionista dal 2008, ha lavorato con André Mesquita, Hofesh Shechter, Sylvia Rijmer, Tiago Guedes, Victor Hugo Pontes, Paulo Ribeiro. L’apice della sua carriera è stato lo spettacolo Hu(r)mano (2013), incluso nelle Priority Companies di Aerowaves (2015), che ha circuitato a livello nazionale e internazionale fino al 2018. Brother (2016) ha consolidato un discorso autoriale in linea con una riflessione sulla danza e il suo significato odierno, creando connessioni con le proprie origini e tracciando una linea che parte dal corpo contemporaneo. Ha debuttato al Teatro Municipale di Porto-Rivoli e ha compiuto varie date in giro per il mondo. Bisonte (2019) è un’identità performativa che galleggia su un’artificialità tra l’isteria e la melanconia, giocando con maschere di genere, potere e fragilità. Siri (2021) è un lavoro in collaborazione con il regista portoghese Jorge Jácome, un’opera di danza Sci-Fi dove robot e umani danzano insieme.
Con Carcaça, da Silva Ferreira, anch’egli in scena con gli altri perfromer, crea un codice espressivo che ricalca alcuni stilemi della danza formale, dal footwork, originario dei club, ai ball e ai cypher battle, nell’ambito dell’hip-hop e della breakdance, virando verso la forma delle danze popolari, connesse alla memoria e all’eredità dei danzatori e generando un ponte fra il passato e il futuro. Per il coreografo, autodidatta e dallo stile poliedrico, la danza è un potentissimo strumento per indagare il senso delle comunità, le relazioni sociali e i significati antropologici delle modalità di connessione fra le diverse etnie e gruppi. Ciò si evince anche dalle origini e dalle fisicità dei danzatori e delle danzatrici del corpo di ballo che ha scelto per questa opera, variegata e differenziata, liquida e non binaria, ricreando in scena la molteplicità umana della società contemporanea. Lo spazio scenico è un grandissimo tappeto bianco, mentre l’aria è satura di fumo e le luci dall’alto graticcio del teatro illuminano i bordi con intensità. Il vuoto della scena è fecondato poco dopo da una performer vestita di nero dalla folta chioma scura che, nell’iniziale silenzio del rito, inizia una danza tribale, accompagnata poco dopo dalla tribù urbana dei corpi sinuosi e vivi degli altri danzatori, che intrecciano fisicità animali, con le flessuose fronde di alberi e foreste. Ecco entrare potenti le percussioni suonate dal vivo da João Pais Filipe e a ruota le partiture elettroniche di Luís Pestana, elementi vivi e vibranti della performance, in costante dialogo e presenza con le coreografie dello spettacolo. Dall’intro tribale che disegna una natura ancestrale e selvaggia, l’ingresso dei corpi sul tappeto genera una struttura corporea che ingabbia e uniforma, nel tentativo di scompaginare spazio e tempo, forma e sostanza. Il viaggio che da Silva Ferreira dipinge è fatto di partiture potentissime, di corpi portati allo stremo e proiettati nella resistenza di una ritualità che è lotta contro la cultura e ritorno alla natura, opposizione alle disuguaglianze e canti di rivolta, con repentine variazioni di tempi, ritmi, strutture, suoni e composizioni, che dalle incredibili coreografie corali, si sposta a duelli carnali e soli intensissimi. Una performance che indaga l’ancestrale conflitto fra natura e cultura che si sposta fluidamente da un’evoluzione a una caduta, da una lotta disumana a una riconciliazione gioiosa. Vivificante e incredibilmente potente.
Visto sabato 21 settembre 2024
Fonderie Limone – Moncalieri (TO)
Carcaça
coreografia e direzione artistica Marco da Silva Ferreira
assistenza artistica Catarina Miranda
interpreti André Speedy, Fábio Krayze, Leo Ramos, Marc Oliveras Casas, Marco Da Silva Ferreira, Maria Antunes, Max Makowski, Mélanie Ferreira, Nelson Teunis, Nala Revlon
tecnico del suono João Monteiro
design delle luci Cárin Geada
direzione tecnica Luísa Osório
musica João Pais Filipe (percussionista) e Luís Pestana (musica elettronica)
costumi Aleksandar Protic
scenografia Emanuel Santos
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