Il labile confine che segna l’incontro tra digitale e reale, che esplora la complessità di esistenze parallele e intersezioni tra differenti realtà: “Borderland”, transitorietà e multi dimensione della bellezza data dalla trasformazione e metamorfosi di diversi elementi, laddove la materia digitale è usata sia come mezzo di incontro fisico che come metafora.
A Palazzo Maffei, a Verona, una nuova opera site specific entra nel percorso museale e connette i visitatori, che attraversano secoli di storia dell’arte grazie alle opere della collezione Carlon, alla creatività più attuale, alla sperimentazione artistica odierna.
Arte e Intelligenza artificiale s’incontrano nel museo di Piazza delle Erbe nell’opera realizzata appositamente da Manuel Gardina (Brescia, 1990) proiettando la collezione e la città scaligera in un contesto pionieristico internazionale, volto all’integrazione tra arte e tecnologia.
“Borderland” è un’opera generativa digitale realizzata in collaborazione con l’intelligenza artificiale; dinamica e interattiva al tempo stesso, in essa il visitatore potrà riconoscere volti e paesaggi di alcuni dei capolavori presenti nella collezione museale – Picasso, Boldini, Magritte, Hokusai, van Wittel, Brentana ed altri – rielaborati attraverso algoritmi generativi, con l’intento di provocare una riflessione sulla visione che un’intelligenza artificiale produce nei confronti di tali opere, creando un ponte, grazie alla natura immersiva del digitale, tra l’arte del passato e il pubblico di oggi.
Fortemente voluta dal collezionista e fondatore di Palazzo Maffei Luigi Carlon – da sempre attento alle avanguardie e alle nuove espressioni artistiche e sensibile al sostegno dei giovani – la grande “tela” digitale, ideata in un continuo scambio tra l’artista e la curatrice Serena Tabacchi, è forse la prima nel suo genere ad essere acquisita ed esposta all’interno di un museo.
Avvicinandosi allo schermo, l’opera percepisce il nostro movimento, trasformandolo in una pennellata digitale.
I soggetti scelti nella collezione si susseguono e si fondono tra loro, creando una stratificazione di apprendimento per l’intelligenza artificiale, per cui “Borderland” è concepita per evolvere costantemente, restituendo una versione ogni volta irripetibile della realtà, in dialogo con chi la osserva.
Paesaggi, iconografie e ritratti si fondono, generando scenari senza precedenti in cui lo spettatore non è solo osservatore ma diventa co-autore dell’opera stessa e in tempo reale.