Chicken
TEATRO DELLA LIMONAIA (Visto il 13 ottobre in occasione dell’Intercity Festival)
Non sono molte le occasioni per poter accedere al teatro straniero, tuttavia Intercity Festival rappresenta una finestra aperta per la visione di un mondo nuovo teatrale, inedito, o possiamo dire ‘altro’. L’edizione di quest’anno ha visto protagonista l’Irlanda con i suoi drammaturghi e i suoi attori.
E’ stata proprio una bella esperienza quella di poter assistere allo spettacolo Chicken di Eva O’Connor e Hildegard Ryan. Lo spettacolo, acclamato al Fringe Festival del 2023, vede al centro un’unica interprete, la stessa O’Connor che veste i panni dell’attore Don Murphy, orgoglioso irlandese con un problema di dipendenze da droghe. Don non è un attore qualsiasi. Oltre ad essere particolarmente fiero del
suo essere irlandese, è soprattutto un pollo, salvato dalle profondità degli allevamenti di polli, dove i pulcini maschi vengono uccisi, e gettato nello sfarzo e nel glamour di Hollywood. Eva O’Connor, al centro di una scena da cabaret, si esibisce su di un palco nel quale viene invitato
a sedersi anche il pubblico; indossa un costume surreale e grottesco, i suoi movimenti scattosi, nervosi e ripetitivi, tipici di polli o galline, vengono avvolti da un piumaggio dai colori sgargianti ed accesi. Recita in inglese, il pubblico legge i sottotitoli ma si perde anche in quelle tonalità così cariche di significato e dense di malinconia e atroce disperazione. Il pubblico si ritrova a intraprendere un dialogo a senso unico con questo maestoso gallo che, senza vergogna e filtri, ha bisogno di dar sfogo a tutte le vicende della sua vita, anche quelle più scabrose e imbarazzanti.
Questa confessione suscita un riso amaro e anche un grande senso di coinvolgimento, come se la storia di un gallo attore non fosse del tutto surreale. Certo, lo spettacolo fa ridere, ma la storia di Don è inevitabilmente triste; Don è uno sfigato perché pollo tra umani, ma lo è ancor di più perché incapace di vivere da vincente una vita che lo aveva privilegiato, perché salvato da una morte certa e che gli aveva dato la possibilità di accettazione da parte dei diversi, appunto, degli umani. Sfigato perché fragile, perché tossicodipendente, perché essenzialmente solo in mezzo a molte celebrità di amici.
A conclusione dello spettacolo, Don di positivo scopre che rinnegare la sua natura lo ha portato, tuttavia, a perdere delle occasioni positive da pollo; il pubblico invece arriva ad una consapevolezza molto più inquietante: siamo tutti dei polli.