Al Teatro Vittoria di Roma fino al 20 ottobre 2024
Una commedia divertente e malinconica sulla perdita e la capacità di elaborare il lutto da parte di un bambino, alla cui linearità logica e psicologica si contrappongono le preoccupazioni dei familiari capaci solo di affidarlo a uno psicologo inetto e opportunista.
Esterino ha otto anni e un rapporto speciale con il nonno, svampito e burlone, che gli racconta storie inverosimili e affascinanti sull’Africa in cui vivono uomini altissimi e piccolissimi e tutti gli animali del pianeta, con la giungla fitta di alberi alti fino al cielo, peperoni grandi come cocomeri e cocomeri piccoli come peperoni.
La famiglia, invece, non apprezza il congiunto, sospettato di aver avuto una relazione con la signora Fiorella alla quale ha dedicato oltre alle attenzioni anche il patrimonio poiché, come dice nonna Rina: ‘se non c’era lei eravamo ricchi’.
Un giorno, malauguratamente, Esterino è causa indiretta della morte dell’amato nonno dal quale però non intende separarsi. Inizia a incontrarlo nei sogni per divertirsi con i fantasiosi racconti e confidare l’amore per la compagnetta Sofia che lo snobba essendo innamorata di un bambino antipatico, perché ‘a quelle belle piacciono quelli antipatici’.
Quando i genitori sanno di questi incontri notturni, affidano il bambino al dottor Bellachioma, uno psicologo/psicanalista/psicoterapeuta cialtrone e truffaldino che, assillato dalle spese quotidiane, tenterà di destabilizzarlo per prolungare i tempi della terapia. Lo disorienterà dicendogli che tre bambini coabitano in lui: Io, Es e Super-Io cioè uno che fa le cose, uno che controlla, e un altro che sogna. Nella realtà il nonno non c’è più e il mondo dei sogni è uno spazio onirico non reale in cui solo il desiderio dà corpo agli affetti.
Esterino è frastornato e poco incline a lasciarsi convincere. È felice di incontrare il nonno, che lo fa viaggiare sulle ali della fantasia e ha sempre una risposta esauriente a ogni domanda comprese quelle sull’aldilà, che il catechismo e il parroco non riescono ad esaudire.
Il percorso terapeutico si inceppa quando nel sogno nonno Lello e il dottor Bellachioma si incontrano, ognuno tentando di sminuire l’altro agli occhi di Esterino, minando la valenza del viaggio introspettivo in cui la realtà si trasfigura divenendo fiabesca, mentre il dottore proietta su Esterino il proprio vissuto irrisolto con un nonno molto amato.
Il nonno tornerà dal nipote lasciandogli in eredità le morbide pantofole in segno di addio, il ritratto di Bellachioma prenderà il posto di quello di Freud, ed Esterino diventerà finalmente grande….
Sarà ancora ingenuo e sognatore, o si trasformerà in un pragmatico professionista?
Si ride di gusto, delle ingenuità di Esterino e degli scomposti comportamenti dello psicologo che affastella pseudoscienza e prosaiche necessità, con una sottile metafora della psicanalisi che pretende di sovvertire i sogni di un bambino che non vuole recidere un legame affettivo.
La scrittura scenica di Marco Rinaldi coniuga comicità, introspezione psicologica e sottile malinconia, che la regia di Paolo Vanacore esalta attraverso la recitazione dei tre interpreti con un ritmo ironico e grottesco, e tuttavia verosimile.
Antonello Pascale è un Esterino credibile, un bambino-adulto dallo sguardo disincantato che ama e gioca con la vivacità e la curiosità della fanciullezza. Roberto D’Alessandro è incontenibile nell’ingarbugliare le frasi e i concetti del dottor Bellachioma, mentre il nonno di Geppi Di Stasio ha un’adeguata dose di arguzia per imbrigliare la fantasia di un bambino. Tutti vorticano in un crogiuolo di intonazioni dialettali (napoletano per Esterino, calabrese per lo psicologo) che rende più variegata ed eterogenea la messinscena.
Essenziale la scenografia di Alessandro Chiti, tripartita fra la poltrona del nonno, la camera del bambino e lo studio dello psicologo, una dominata dal ritratto dell’avo, l’altra da quello del padre della psicanalisi.
Musiche originali di Alessandro Panatteri, disegno luci di Camilla Piccioni.
Tania Turnaturi