Andato in scena il 18 ottobre, Florian Espace (Pescara)
Roberto Latini e Federica Carra portano in scena il loro “Giulietta e Romeo – stai leggero nel salto”, spettacolo giovane (pochissime le repliche fin qui) ma non giovanile né pedagogico. Se infatti il testo shakespeariano è per definizione il dramma intitolato all’amore pristino – il “primo amore”, acceso dal colpo di fulmine e riempito di dedizione totalizzante, vissuto fino all’estremo esito – questa peculiare messinscena appare uno spettacolo della maturità, come età individuale e come epoca collettiva.
D’altronde, un classico pone sempre ed inesorabilmente l’artista di scena davanti ad un bivio: riscrittura (più o meno integrale) o elaborazione di una chiave interpretativa soggettiva, ma che faccia salva la fedeltà all’originale? La questione è quanto più “sensibile” oggi, nel nostro presente inteso come fase storica ma soprattutto mediale, ove anche strumenti come internet e le sue tentacolari derivazioni sono divenute un classico a loro volta.
La questione trova una pertinenza concreta nello spettacolo di Roberto Latini, dove la coppia di attori agisce su di una scena “plurale”, moltiplicata da schermi di diversa dimensione. Il maxischermo posto sul fondale, sospende la parola degli attori con cadenzata temporalità, attivando un salto di codice e di dimensione: irrompe la veracità del sermo quotidiano, ora esitante ora iperbolico, unito al protagonismo visivo dei parlanti inquadrati in primo piano. Il tema dell’amore viene percorso nei suoi capitolati strutturali (dalle fasi inziali a quelle che segnano la conclusione di una relazione) da parte dei giovani intervistati che si esprimono in diverse lingue.
Anche questa sonorità mista partecipa alla costruzione di uno spettacolo che poggia fortemente sul meccanismo del montaggio. I medesimi Latini e Carra danno vita ad assoli consumati nei confini delle loro rispettive postazioni microfoniche, come singoli “gettoni” di performance, come dentro ad un enorme juke box dove il discorso umano è pronto a replicarsi ad infinito, sempre uguale, mai identico.
Dopo tutto, Romeo e Giulietta sono personaggi effettivamente lontani, puramente e ardentemente sognanti: Shakespeare li fa incontrare solo in pochissime scene del play e da queste parte la drammaturgia di Latini, che procede poi per quadri e per salti linguistici. Shakespeare viene sospinto al di fuori del cerchio della sua aura di grande classico, della letteratura e del repertorio attorico: al veleno e al pugnale si sostituiscono la ritualità ordinaria del caffè e la simbologia “commerciale” delle rose, i lustrini e la postura di un Elvis da cosplay. Al contempo, i versi del bardo vengono innervati di ritmo e di musicalità attuale, mentre un ordinato caos operativo (fatto di microfoni e bauli, telecamera e registratore a nastro) aggiunge alla scena una cornice metateatrale.
Paolo Verlengia
CREDITS:
“GIULIETTA E ROMEO. STAI LEGGERO NEL SALTO”
drammaturgia e regia Roberto Latini
con Roberto Latini e Federica Carra
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
costumi Daria Latini
video Collettivo Treppenwitz
una produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
Florian Metateatro, Rassegna “Teatro d’autore ed altri linguaggi”, Stagione 2024/25