Standing ovattino per il titolo inaugurale della stagione con il debutto italiano di Eleonora Buratto, una grande Tosca
L’ultima recita di Tosca di Puccini, titolo inaugurale della stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia 2024-2025 e impreziosita dalla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Sala Santa Cecilia, è un vero trionfo.
Un successo annunciato l’opera, proposta in forma di concerto ed eseguita per la prima volta in stagione a Santa Cecilia che segna anche il trionfale debutto come direttore musicale dell’Accademia del Maestro Daniel Harding, che conferma una grande Orchestra e un cast di alto livello in cui spicca la Tosca di Eleonora Buratto.
La Tosca di Santa Cecilia è una Tosca “nuova” che di libera delle scene, di certe abusate abitudini nella recitazione, di quanto possa essere più atteso dal pubblico, ma anche del movimento dei cantanti, molto statici anche per ia della registrazione in atto (per la Deustche Grammophone). La più teatrale e romana delle opere pucciniane, fra la chiesa di Sant’Andrea della Vallea, Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo, scelta per il centenario delle morte del compositore non viene affatto penalizzata dalla forma di concerto, ma al contrario segna un debutto di lusso nella partitura per Harding che riesce subito a concentrare l’attenzione degli spettatori ancor più sulla sottigliezza e la ricchezza travolgente della musica, su inattesi, dettagli.
Harding lascia spazio alla partitura, senza tradirla, ma senza lasciarsi mai intimidire: instaura subito una totale alchimia con il pubblico e con autorevolezza lascia ampio spazio alla raffinatissima orchestrazione di Puccini, a tutta la modernità dei suoni e alla continuità drammatica, trovando un equilibrio in stato di grazia ora suggerendo la leggerezza impalpabile dell’orchestra ora indugiando sulla crescente tensione emotiva nel sottolineare i momenti di maggiore drammaticità contrassegnati dai fortissimo dell’orchestra.
Ogni dettaglio musicale riesce a diventare teatrale e ogni momento sembra suggerire una nuova Tosca: i suoni, spesso oscurati dalla messinscena, arrivano inaspettati, ma Harding riesce a regalare una nuova vitalità a una partitura celeberrima, travolgendo lo spettatore, con la cupissima fine da brividi del secondo atto, o i dolcissimi momenti di vana speranza nel terzo.
La Tosca di Harding è indubbiamente una Tosca nuova e moderna. È meravigliosa nella sua passionale freschezza è la Tosca di Eleonora Buratto, di rosso/bordeaux vestita, al debutto in Italia nel ruolo puccininano dopo i grandi successi riscossi all’estero.
La sua Tosca è giovane, fresca, ma passionale, quasi inaspettata, la voce è duttile, brillante e versatile, passa dai momenti più leggiadri al dramma straziante regalando Un vissi d’arte di rara commozione senza dimenticare il finale, fra breve speranza e tragedia inaspettata. Le articolazioni sonore e vocali che la Buratto controlla con estrema facilità vengono intensificate con pochi gesti e sguardi efficaci e controllati che enfatizzano il dolore e l’inquietudine di un personaggio che appare pienamente moderno, rinnovato nella tradizione. Brava.
Accanto a Eleonora Buratto. la classe interpretativa di Ludovic Tézier baritono francese di grande, grandissima esperienza nel ruolo del Barone Scarpia che delinea con mefistofelica e consumata attenzione lasciando emergere ogni carattere infimo del suo personaggio, ogni dettaglio sadico e crudele, regalando un declamato di grande efficacia, molto apprezzato dal pubblico anche grazie alla verve recitativa di grande impatto. Impressionante la voce potente di Jonathan Tetelman, un Cavaradossi di grande potenza vocale con acuti notevoli che lasciano il segno fra il pubblico, ma di minore impatto emotivo. Notevole anche il resto del cast fra cui spicca l’Angeloti di Giorgi Manoshvili e il Coro dell’Accademia (diretto dal Maestro Andrea Secchi) per il monumentale Te Deum del primo atto con un’inaugurazione entusiasmante nel segno della continuità anche con Antonio Pappano che spesso optava per opere in forma di concerto per l’apertura di stagione.
Fabiana Raponi