24 Novembre 2024 - 11.00 | Padova - Auditorium Pollini
DI TANTI PALPITI
24 Novembre 2024 – 11.00 | Padova – Auditorium Pollini
I SOLISTI VENETI diretti da GIULIANO CARELLA
con la partecipazione di Mario HOSSEN, violino
L’intero incasso del concerto sarà devoluto alla Fondazione I.R.P.E.A. – ETS
Si chiude trionfalmente la rassegna “I Concerti della Domenica” edizione 2024 firmata dall’Orchestra d’archi più longeva al mondo. Dopo il sold-out del Concerto che ha visto esibirsi i giovanissimi vincitori del Concorso Internazionale Claudio Scimone, si chiude la rassegna ideata dal genio del Maestro, fondatore de I Solisti Veneti, rassegna domenicale che l’anno prossimo celebrerà la sua 60esima edizione.
Un concerto quello di domenica 24 novembre -l’appuntamento è come sempre alle ore 11.00 all’Auditorium Pollini di Padova- realizzato grazie al contributo della Fondazione Cariparo e che vede la partecipazione di Mario Hossen al violino.
Hossen, violinista bulgaro naturalizzato austriaco, vanta una formazione europea, avendo studiato a Sofia, Vienna e Parigi e debuttando all’età di 8 anni come solista. Tra i suoi insegnanti ci sono Michael Frischenschlager e Gerard Poulet. Si è esibito con famose orchestre in tutto il mondo. Il suo repertorio spazia dal Rinascimento alla Musica Classica e Contemporanea. Il fulcro del suo lavoro musicologico e artistico è l’opera di Nicolò Paganini. È uno dei massimi interpreti paganiniani e ha effettuato la prima registrazione integrale della versione originale di alcuni dei brani per violino e orchestra più eseguiti di Paganini tra i quali “Le Streghe”, “I Palpiti”, “Non più mesta” e la “Religiosa introduzione al Rondò del Campanello”. Suona un pregiato violino di Giovanni Battista Guadagnini del 1749, in prestito dalla collezione della Banca Nazionale Austriaca.
Il programma di questo concerto della domenica spazia da compositori contemporanei come Pino Donaggio, con una composizione dedicata ai Solisti Veneti, ai compositori che sono da sempre i grandi cavalli di battaglia dei Solisti Veneti come Antonio Vivaldi, di cui sarà eseguito il Concerto in re maggiore op. 8 n. 11 per violino e archi. Così come ascolteremo celeberrime pagine di letteratura musicale, firmate da geni immortali come Gioacchino Rossini e Nicolò Paganini.
Il titolo del concerto, infatti, prende spunto proprio da Paganini del quale verrà eseguita l’Introduzione e Variazioni sul tema “Di tanti palpiti” dal “Tancredi” di Rossini, op. 13. I rapporti musicali fra Paganini e Rossini sono piuttosto consistenti. È rilevabile un’influenza di Paganini sullo stile strumentale di Rossini; ma è soprattutto rilevabile un’influenza dello stile vocale di Rossini su quello strumentale di Paganini (la melodica paganiana è, infatti, quasi totalmente condizionata da stilemi vocali propri all’opera italiana del primo Ottocento, e, in particolare, nettamente riferibili al compositore che di quel periodo fu l’assoluto dominatore). Tale fu il successo del “Tancredi” che subito se ne fecero innumerevoli trascrizioni e variazioni sui temi favoriti e a questa moda non si sottrasse neppure Paganini che scelse la cabaletta “Di tanti palpiti”; una melodia tenera e suadente ammirata da Stendhal, e celebrata come l’emblema stesso dell’arte canora italiana. Dal tema rossiniano, Paganini prese lo spunto per intrecciare una serie di variazioni nelle quali l’atmosfera tipicamente salottiera, richiesta dal genere, si colora di venature sulfuree nei passi dal virtuosismo più mirabolante.
Sempre di Paganini verrà eseguita il famoso terzo movimento del Concerto n.2 “La Campanella” in una versione per violino e archi. La composizione de Concerto n. 2 risale al soggiorno di Paganini a Napoli dove sbarca nel novembre del 1825, reduce da una serie di concerti trionfali a Palermo. Nella città partenopea si fermerà quasi un anno e mezzo (tantissimo per i ritmi frenetici del musicista), invitato da Barbaja, l’influente impresario del Teatro San Carlo. Problemi di salute (il musicista accenna a una insopportabile tosse) lo inducono prima ad un rinvio e poi all’annullamento dei concerti nel teatro napoletano. Tuttavia, come sempre nei periodi di stasi, Paganini si dedica alla composizione. Lasciata Napoli, il musicista si reca a Roma e quindi a Firenze dove, nel giugno del 1827, esegue per la prima volta il Concerto n. 2 che divenne ben presto una delle composizioni più famose di Paganini, anche se nell’Ottocento veniva più spesso eseguito il solo terzo movimento, il Rondò, per lo più nella riduzione per violino e pianoforte di celebri virtuosi come Kreisler o Kochanski. Questo movimento (Andantino, Allegro moderato) è detto “La Campanella” per la presenza in orchestra di un campanello in fa diesis che, oltre a squillare gaiamente nel tutti, dialoga a domanda e risposta con gli armonici del violino come a suggerire una «specie di comparazione tra un effetto reale e un effetto artificiale» (E. Neill). L’architettura formale del brano è quella classica del rondò: ABACA e costituisce la delizia di chi ama i giochi pirotecnici di fantasmagorie virtuosistiche. Questo brano colpì la fantasia di diversi musicisti e in particolare di Liszt che ne fece una mirabile reinvenzione per pianoforte.
In questo programma le due composizioni paganiniane sono alternate ad altrettanti capolavori rossiniani: la Prima e la Sesta Sonata per archi. Solo dodici anni aveva Gioachino Rossini quando, nel 1804, scrisse le Sei Sonate per archi. Quello che stupisce è la rapidità con la quale Rossini ha scritto sei composizioni armonicamente sviluppate e ricche di idee melodiche e di “trovate” strumentali: siamo abituati a pensare a Rossini come a un compositore capace di comporre e strumentare un’intera opera lirica in due settimane. Quello che invece colpisce di più l’ascoltatore è la maturità del discorso musicale e l’originalità della personalità che si rivela in queste pagine di un adolescente. La forma delle composizioni è chiaramente dominata dall’influenza di Mozart e di altri compositori della sua epoca; ma nella melodia spregiudicata e incisiva, nell’armonia già estremamente varia e nel carattere teatrale dell’insieme in cui gli strumenti dialogano come se fossero cantanti, vediamo già chiaramente il futuro compositore del “Barbiere di Siviglia”. Tra le più apprezzate sono la Prima Sonata in sol maggiore e la Sesta Sonata in re maggiore detta “La Tempesta” prendendo nome dal suo Allegro finale così intitolato. Come in alcuni suoi celebri melodrammi, quali “La pietra del paragone”, “L’occasione fa il ladro”, “La Cenerentola” o “Il Barbiere di Siviglia” nei quali era frequente l’uso del “temporale” sulla scena, qui il musicista sperimenta con tutta la sua veemenza, il virtuosismo e la sua capacità descrittiva, un prototipo che ricorrerà spesso nella sua musica e che è caratteristico del suo stile.
Claudio Scimone fu un esempio vivente di divulgatore, avvicinando la musica anche a chi abitualmente non poteva approcciarsi ai grandi concerti, ideando questo format musicale: matinée con grandi nomi della musica a prezzi accessibili e con i suoi musicisti vestiti in maniera informale. Giuliano Carella e I Solisti Veneti portano avanti questa tradizione, come testimonia il concorso dedicato ai giovani, tanto amati da Scimone, così come l’attenzione verso i più fragili. Per questa ragione, e grazie al contributo del Comune di Padova e della Fondazione Cariparo, gli incassi del meraviglioso concerto di domenica saranno interamente devoluti dai Solisti Veneti alla Fondazione I.R.P.E.A. – ETS che da anni offre istruzione, servizi, assistenza, formazione professionale e integrazione alle persone, di tutte le età, con disabilità.
Perché la musica col suo linguaggio universale è da sempre ambasciatrice di mondi e messaggio di pace. Per celebrare l’inclusività. Non solo a Natale.
Programma
PINO DONAGGIO
“Rimembranza” per archi
(dedicata a “I Solisti Veneti”)
ANTONIO VIVALDI
Dall’Opera Ottava “Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione”
Concerto in re maggiore n. 11
per violino, archi e basso continuo
GIOACHINO ROSSINI
Prima Sonata in sol maggiore per archi
NICCOLÒ PAGANINI
Introduzione e Variazioni sul tema
“Di tanti palpiti” dal “Tancredi” di Rossini, op. 13
per violino e archi
GIOACHINO ROSSINI
Sesta Sonata in re maggiore per archi
“La Tempesta”
NICCOLÒ PAGANINI
“La Campanella”
per violino e archi
BIGLIETTI:
SOSTENITORI € 25
INTERI € 15
RIDOTTI € 10 (under 18 e over 65)
BAMBINI € 5 (sotto i 12 anni)
STUDENTI (Conservatorio e Università) € 3
Biglietti acquistabili dal sito www.solistiveneti.it e presso gli uffici di P.le Pontecorvo 4/A (tel. 049 666128). Biglietti in prevendita presso GABBIA (Via Dante 8 tel. 049-8751166)