In scena, presso il Teatro della Pergola di Firenze, fino al 3 Novembre 2024
A quarant’anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo, il Teatro della Pergola di Firenze torna ad ospitare una delle sue opere, per omaggiare uno fra i più grandi autori del Novecento, ricordato anche con la messa in onda, sul canale YouTube del Teatro, del documentario dedicato ai primi memorabili momenti del corso di drammaturgia che egli stesso tenne presso questa prestigiosa sede, grazie all’allora Direttore Alfonso Spadoni.
Fine osservatore della realtà, Eduardo De Filippo ha ispirato la composizione di grandi capolavori del nostro Teatro all’ essenza della sua contemporaneità e ai cardini paradossali della società che animava il suo tempo, senza mancare di svelarne gli aspetti feroci che restano profondamente attuali e ancora restituiscono la portata e lo spessore del suo agito artistico; figlio d’arte e, prima ancora, figlio illegittimo del celebre Eduardo Scarpetta, cresce in un clima opprimente di marginalità e pettegolezzo che condiziona la sua vita, ma che anche lo dota di una geniale e spassionata competenza analitica e di un lucido umorismo, capace di veicolare contenuti impliciti di acuto senso critico.
Domenico Pinelli, giovane attore di successo e regista alla sua prima vera esperienza, ha degnamente raccolto l’eredità del Maestro e riporta in scena, insieme a Mario Autore e Anna Ferraioli Ravel (già compresenti con lui nel cast del film I fratelli De Filippo, di Sergio Rubini), Ditegli sempre di sì, secondo una ricostruzione che accorpa efficacemente la prima stesura originale, del 1927, alla riscrittura più snella del 1932, coronando la nuova ambiziosa versione con il prologo dell’adattamento televisivo del 1962, in un esercizio filologico che restituisce pienezza di significato all’evoluzione compositiva di questa commedia.
Il personaggio folle, non conforme alle norme, da sempre accompagnato, in tutta la letteratura, da un alone di misticismo, ha simboleggiato, spesso attraverso l’espediente dell’ ironia e della comicità, il martirio dell’innocenza, denunciando l’ingiustizia e il sopruso; questo è anche il caso di Michele Murri, nella straordinaria interpretazione scenica di Domenico Pinelli, ritornato a casa dopo un periodo trascorso in manicomio, luogo di pena di cui non vuole nemmeno parlare e che non ha potuto guarirlo dal suo stato cronico di ingenuità onirica e bambinesca, incapace di adattarsi ad una società intrisa di moralismi ingessanti e clandestine ipocrisie.
Lo accoglie, esultante, la sorella Teresa, Anna Ferraioli Ravel, una donna che aspira ancora a ricostruirsi una vita, ma che tradisce la sua tensione e la sua incapacità di accettare il fratello, nell’atteggiamento rituale ossessivo compulsivo di pulizia dell’ambiente casalingo e nelle caratteristiche ansiogene del suo stato d’animo; tra le stravaganze e gli equivoci che coinvolgono ospiti e amici, indaffarati nei personali livori, nelle segrete ambizioni amorose e nelle programmazioni di villeggiatura, il tentativo di celare lo stato di salute di Michele, subito costretto a giustificare la sua assenza con la menzogna di un lungo viaggio di affari, su richiesta esplicita della sorella stessa, non fa che alimentare guai esilaranti, peggiorandone drasticamente le condizioni.
L’ estrema naturalezza del gesto scenico, che testimonia la riuscita padronanza attoriale dei personaggi, il ritmo incalzante dei dialoghi che struttura il racconto con continui aneddoti, i curati costumi d’epoca di Viviana Crosato, l’equilibrio calibrato degli spazi metatetrali, ricavati su pedana da Luigi Ferrigno e Sara Palmieri e raccolti sullo sfondo di uno spoglio salotto di rappresentanza borghese, ben riconoscibile solo nei suoi emblemi iconici del divano e del tavolo, sono completamente annullati, nel loro valore contestuale, dal gioco di luci a neon fluorescenti, che avvolgono l’intero perimetro della scenografia negli istanti improvvisi in cui il protagonista, fra sé e sé, cade nell’elucubrazione delirante, spesso sottolineata dalla musica di Mario Autore, anche interprete di Luigi Strada, un giovane indolente e istrionico che vive alla giornata, servendosi degli altri ai propri scopi e che meglio incarna, forse, il narcisismo, il vero squilibrio dei nostri tempi.
Al culmine del secondo atto, questa volta ambientato in un esterno, presso un tavolo da giardino, Michele, dopo aver privato segretamente dei bottoni tutte le giacche lasciate sulle sedie dai commensali di un pranzo concluso, esprimendo in questo modo tutta la sua insofferenza alle formalità delle relazioni sociali, si scontra con questo antagonista, proiettando su di lui lo stigma della pazzia e finendo per attentare alla sua vita, in un clima atterrito che immediatamente lo marchia, mettendo in luce la fragilità dei rapporti umani, quando spogliati dalle apparenze.
Così, la follia, una tragedia nera che quando non ci riguarda personalmente diventa farsa, molto diverte il pubblico, fino a quando non si immedesima e, allora, si commuove del dramma.
Ditegli sempre di sì
di
Eduardo De Filippo
con
Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel, Domenico Pinelli
e con
Gianluca Cangiano, Mario Cangiano, Luigi Leone, Antonio Mirabella, Laura Pagliara, Vittorio Passaro, Lucienne Perreca, Silvia Salvadori, Elena Starace
regia
Domenico Pinelli
scena
Luigi Ferrigno, Sara Palmieri
costumi
Viviana Crosato
musiche
Mario Autore
produzione
Gli Ipocriti Melina Balsamo
foto
Francesco Maria Attardi