Andato in scena il 15 Novembre 2024, presso il Teatro di Cestello di Firenze
Prosegue con successo la quarta edizione de Il Respiro del Pubblico, il Festival ideato e organizzato da Alessandra Comanducci, Michela Cioni e Paolo Ciotti, per Cantiere Obraz.
La ricerca che anima il Festival si dedica a promuovere il teatro come strumento di formazione e di apprendimento esperienziale, attraverso molteplici proposte che rendono lo spettatore protagonista centrale di una riflessione civica, capace di valicare il puro godimento dello spettacolo.
Ospite del Teatro di Cestello, nella popolare cornice dell’Oltrarno fiorentino, La Ballata delle Falene di e con Rossana Gay e Paola Tintinelli, esaudisce efficacemente questo mandato, raccogliendo sentiti applausi, con un’opera ideata e costruita per celebrare la donna artista.
L’allestimento scenografico è frutto di un lungo lavoro che ha impegnato Rossana Gay nel corso della pandemia trascorsa, rivelandone tutta l’abilità di sarta letteraria: con tessuti di riciclo, donati da amici e conoscenti, ha infatti realizzato quindici bambole, già tenute in mostra presso il Teatro Niccolini di San Casciano, che simboleggiano le intellettuali a lei più care, rimodellate con amorevole cura perché possano tornare ad occupare, in una vera e propria rivendicazione del loro ruolo sociale, uno spazio nella rappresentazione del panorama artistico da cui sono state emarginate in vita; un’assemblea medianica richiama, tra le altre, Alda Merini, Emily Dickinson, Saffo, Simone Weil e se, dapprima, ci paiono piccoli fantocci inanimati, disposti in fila al margine frontale del palco, nel corso della rievocazione, si trasformano in totem iconici, in grado di rivestire un valore quasi religioso.
Appena dietro la schiera delle piccole presenze vudù, amuleti di fortuna, ma anche martiri di una fede artistica, le due intermediarie spiritiche e attrici, col volto bianco, ricoperto di cerone, svelano progressivamente le loro sembianze eteree, intorno ad una scrivania, sullo sfondo nero di un altro sipario, oltre il sipario; pare di essere in una stanza da lavoro dove, alle luci soffuse della lampada, tra giornali, carte e bottiglie di alcolici sorseggiate di tanto in tanto, si provvede a formulare una costruzione scenica imprecisata, appuntando, provando, discutendo, mentre non è in atto solo l’elaborazione di una trama drammaturgica e di un sottotesto punteggiato di ironie e ripensamenti, ma la graduale rivisitazione di personaggi che riescono a riguadagnare voci e sembianze, grazie all’ immedesimazione delle due anonime interpreti.
Il soggetto si ispira ad Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, il saggio del 1929 in cui la scrittrice, proprio nei panni di una protagonista altrettanto anonima, racconta la storia del ruolo femminile, attraverso autrici come Jane Austen e le sorelle Bronte, ma anche tramite personaggi fittizi come Judith, l’ipotetica sorella di Shakespeare, rivendicando provocatoriamente la necessità di autonomia intellettuale ed economica delle donne, da sempre sottomesse al volere degli uomini, secondo la mentalità patriarcale e violenta che le aveva recluse, escludendole per secoli dalla vita sociale e politica e costringendole ad esprimere sotto mentite spoglie il loro talento.
Tuttavia, l’intreccio sembra volersi distaccare da percorsi narrativi canonici, assumendo importanza secondaria rispetto allo scandaglio introspettivo che cuce tra loro anche le storie psicologiche di diverse artiste e di diverse opere della scrittrice; Morte di una falena, dove si narra della lenta agonia di questo insetto, sino alla sua morte inesorabile, è, probabilmente, l’ultimo testo che la Woolf scrisse prima del suicidio e questa Ballata delle falene, in tutte le sue stanze rifinite dallo stesso tragico ritornello di morte, sembra volerne rivisitare il finale in prospettiva corale, associando il ricordo di più figure femminili della letteratura al medesimo destino, rivissuto per essere ridiscusso e testimoniato.
L’abito ottocentesco di Rossana Gay, appuntato di petali di rose rosse come il sangue, immediatamente richiama, tra pizzi e merletti funerei, le stesse bambole, ma nel ruolo drammatico della donna trapassata che non ha trovato pace dopo la morte e si manifesta ancora, nella continua replica della sua storia di vittima assassinata dal marito; mentre il frac largo e dismesso indossato da Paola Tintinelli, insieme alla bombetta, suggeriscono la parodia dell’uomo tiranno, ma fragile e comico come uno Charlot.
Entrambe le attrici portano sul palcoscenico un clima sepolcrale di profonda inquietudine, caratterizzato da una capacità espressiva, soprattutto corporea, che mette in luce uno studio peculiare del mimo, ma anche l’intento di sottolineare la sofferenza dei personaggi attraverso canali più profondi della parola; di estrema suggestione la scena in cui l’uxoricida, interpretato dalla Tintinelli, annega lentamente una mosca nel whisky, aiutandola a riemergere dal liquido per poi riggettarvela sadicamente, secondo un’efficace metafora sulla condizione di repressione della donna che la Woolf aveva denunciato con forza, fino ad annegare anche lei.
LA BALLATA DELLE FALENE
di e con Rossana Gay e Paola Tintinelli
Liberamente tratto dalle opere di Virginia Woolf e altre donne