In scena al Teatro Sala Umberto di Roma fino al 10 novembre 2024
All’apertura del sipario sul palcoscenico il maestro Adriano Pennino è al pianoforte, sul quale sono poggiate due rose rosse. Entra una diafana figura avvolta in un ampio scialle bianco che eccita l’emozione del pubblico. Lina Sastri, leggera e sinuosa abbraccia l’aria, sprigionando la forza catalizzatrice della napoletanità più verace.
‘Voce ‘e notte” scritta da Eduardo Nicolardi nel 1903 per l’amata Anna andata in sposa ad un altro e musicata da Ernesto De Curtis, è il prototipo della poesia d’amore. Così come un racconto d’amore per Napoli è questo spettacolo, testimonianza di un lungo lavoro di ricerca musicale e teatrale sulla tradizione partenopea, perseguito da anni dalla Sastri, in un viaggio artistico e personale, dove i classici napoletani si fondono con melodie e influenze poetiche di varia provenienza, in una rivisitazione moderna e universale.
L’artista inizia il suo spettacolo mescolando i generi di canto, teatro e danza, esprimendo pensieri, sensazioni ed emozioni che si legano alla musica immortale della sua terra, nel continuo flusso e riflusso di un racconto teatrale sempre diverso.
Intona, elegante e sanguigna brani carichi si sentimento, poi la voce si stempera in sussurro provocando brividi di struggimento. Aerea e regale, riempie lo spazio scenico saturando l’aria di musica e poesia, con i capolavori di antiche canzoni.
Si rinnovano le emozioni che si provano a ogni spettacolo della Sastri, che è più di un’interprete, è un’attrice che vive i sentimenti che esprime con la modulazione vocale e accompagna con la flessuosità del corpo, espandendoli nello spazio circostante.
Si strugge, balla e canta con l’anima e il cuore i classici ‘O sole mio, il capolavoro di Bovio Reginella e tanti altri testi che hanno diffuso la napoletanità nel mondo.
Una rosa si sfalda tra le sue mani, con i petali staccati ad uno ad uno, come i giorni che sfioriscono languidi tra le pene d’amore, poi Lina fa scivolare il bianco abito che ne svela un altro identico rosso, metafora della vita che dalla spontaneità vira verso la passione, autentico fil rouge della tradizione musicale napoletana, che fa da tessitura ai canti d’amore e di dolore, passioni universali.
L’abito, unico elemento scenografico, è il centro focale della composizione drammaturgica, impreziosita a tratti da una coppia di ballerini che accenna passi di danza sui ritmi musicali.
A ogni spettacolo della Sastri si rinnova questa esperienza di un’artista che non recita e canta, ma vive sulla scena tutto ciò che esprime mentre la voce sussurra o vibra potente.
Il viaggio dell’anima è impreziosito da uno struggente monologo della drammaturgia eduardiana, Filumena Marturano scritta dal drammaturgo per l’amatissima sorella Titina, che Lina recitò con Luca De Filippo. Poi si diffonde la voce di Eduardo sui versi di Na sera ’e maggio.
Le emozioni si susseguono e si legano trascolorando le une nelle altre, mentre vibrante e magnetica emana vita e passione impregnando l’aria di musica e versi, in un fluire di emozioni.
È un sortilegio che si rinnova a ogni spettacolo, da anni, portando in scena la sua essenza con la naturalezza della sincerità.
Talento e cuore si amalgamano, abbracciando il pubblico con delicato pudore.
In chiusura inevitabile il bis, omaggio all’ultimo indimenticato poeta conterraneo, Pino Daniele con Napule è, manifesto della napoletanità.
Tania Turnaturi