Salerno, 15 dicembre 2024
Il 15 dicembre, il Teatro La Ribalta di Salerno ha ospitato una rappresentazione affascinante di Don Chisciotte, messa in scena dalla compagnia teatrale “La Ribalta” e diretta da Valentina Mustaro. La regia ha saputo rinnovare con vivacità uno dei capolavori più significativi della letteratura, portando sul palco un Don Chisciotte che è tanto un simbolo della follia quanto un eroe senza tempo. L’elemento che ha maggiormente arricchito questa interpretazione è stata l’adozione delle maschere della commedia dell’arte, che ha conferito alla messa in scena una profondità e una comicità uniche.
Il vero tratto distintivo della regia di Valentina Mustaro è stato l’uso delle maschere della commedia dell’arte, che non solo hanno arricchito la dimensione visiva della rappresentazione, ma hanno anche sottolineato il lato umoristico e il carattere surreale dei protagonisti. Le maschere, simbolo di un’arte teatrale che si fonda sulla fisicità e sull’interpretazione espressiva, sono state utilizzate per enfatizzare l’aspetto grottesco e comico di alcuni personaggi, creando un contrasto affascinante con la drammaticità della figura di Don Chisciotte.
Il suo viaggio attraverso un mondo che scambia per fantastico, tra mulini a vento e locande che diventano castelli, è stato reso ancora più vivace dalla presenza di queste maschere, che hanno aggiunto una carica teatrale e una leggerezza visiva che non solo ha esaltato la comicità, ma ha anche rafforzato il tema del sogno che si scontra con la realtà. La commedia dell’arte, con il suo linguaggio universale e la sua capacità di ridurre tutto a maschere archetipiche, ha dato nuova energia alla narrazione, rendendo lo spettacolo sia una riflessione sul sogno che una celebrazione della tradizione teatrale.
Pur rimanendo fedele al cuore del romanzo di Cervantes, la regia di Mustaro ha saputo innovare, arricchendo il testo con elementi moderni e visivamente potenti. La narrazione, pur nel rispetto della tradizione, è stata reinterpretata attraverso un linguaggio teatrale che gioca sull’ironia e sull’uso degli archetipi, come le maschere che conferiscono alla rappresentazione una dimensione divertente ma anche riflessiva. La scelta di inserire questi elementi di commedia dell’arte ha dato vita a una recitazione più dinamica, a tratti giocosa, in perfetto equilibrio con la serietà e la profondità del tema trattato.
Le performance degli attori sono state discrete, con una forte chimica tra Don Chisciotte e Sancho Panza. Il primo ha saputo incarnare la follia e la nobiltà del personaggio, mentre Sancho ha offerto una visione più terrena e pragmatica, completando perfettamente la figura del cavaliere errante. Pur non essendo sempre impeccabili, le loro interpretazioni hanno creato momenti di autentica comicità, in particolare grazie all’uso delle maschere che hanno esaltato la comicità fisica e le dinamiche tra i personaggi.
I giochi e i lazzi teatrali, espressione tipica della commedia dell’arte, hanno contribuito in modo fondamentale a dare un ritmo frizzante allo spettacolo. Questi momenti di interazione fisica, che alternano il comico al surreale, hanno saputo coinvolgere il pubblico, regalando risate sincere ma anche rendendo ancora più evidenti le contraddizioni e le fragilità dei personaggi.
La scenografia, pur essenziale, ha saputo evocare l’immaginario fantastico della storia, permettendo agli attori di vivere appieno le situazioni surreali che Don Chisciotte e Sancho affrontano. Pur semplice ed evocativa, ha suscitato qualche riflessione. La scelta di una scala in alluminio, elemento scenografico di rilievo, potrebbe sembrare inizialmente poco adatta all’atmosfera del contesto, ma in realtà il suo utilizzo è stato ottimale. La scala è stata sfruttata in modo creativo in diverse situazioni, come nella riproduzione dei mulini a vento e in altri momenti simbolici, riuscendo a dare dinamismo e vitalità alla scena. Un materiale come il legno avrebbe certamente aggiunto una sensazione di calore, ma la funzionalità della scala in alluminio ha comunque reso l’elemento scenico pratico ed efficace per le necessità dello spettacolo. I costumi, sobri ma accurati, hanno contribuito a delineare le caratteristiche dei personaggi, mantenendo il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione.
Le musiche hanno accompagnato le scene con discrezione, creando un’atmosfera coerente con il tono dello spettacolo, seppur senza emergere particolarmente per originalità. Sebbene non particolarmente ricercate, le musiche hanno svolto il loro ruolo di supporto, rinforzando i momenti più emotivi e intensi senza mai distogliere l’attenzione dal cuore della narrazione.
“Don Chisciotte” è una rappresentazione teatrale che ha saputo coniugare la profondità del romanzo di Cervantes con la vivacità e l’energia della commedia dell’arte. La regia di Valentina Mustaro ha fatto della tradizione un punto di partenza per un’esplorazione creativa, dove le maschere, elemento distintivo dello spettacolo, hanno reso omaggio alla grande arte teatrale, aggiungendo un ulteriore strato di significato e di teatralità. Un’avventura che non è solo una riflessione sulla follia dei sogni, ma anche una celebrazione della potenza del teatro e della sua capacità di raccontare storie universali.