In occasione della XXV edizione della rassegna "Voci nell'ombra" la doppiatrice e attrice milanese che passa dal cinema alla tv, alla musica e alla pubblicità
È la doppiatrice, attrice e speaker milanese Elena Andreoli la vincitrice del premio
“Anello d’Oro” come miglior voce femminile televisiva dell’anno (sezione programmi tv e
d’informazione) per lo speakeraggio di “4 Hotel”, il seguitissimo talent show di Bruno Barbieri in
onda su Sky.
Il prestigioso riconoscimento le è stato assegnato dalla giuria della XXV edizione di
“Voci Nell’Ombra”, il festival internazionale del doppiaggio che si è concluso domenica 1 dicembre
con la cerimonia di premiazione nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, a Genova.
Nel palmares di quest’anno c’è una novità, ovvero l’Anello d’Oro speciale 25ª edizione “Le stelle del
doppiaggio italiano”, che andrà a Rodolfo Bianchi per la direzione del doppiaggio della serie “The
Penguin" e a Roberto Chevalier per la direzione del doppiaggio del film “Megalopolis” di Francis
Ford Coppola, mentre il premio alla carriera “Claudio G. Fava” verrà assegnato a Ennio Coltorti,
doppiatore, tra gli altri, di Harvey Keitel in “Smoke”, Sam Shepard in “La promessa” e Patrick
Stewart nei diversi film della serie “X-Men”. Speaker di “4 Hotel” da sette edizioni, nel corso della sua brillante carriera Elena Andreoli ha
prestato la voce al cinema (“La voce senza volto” di Filippo Soldi, candidato ai Nastri d’Argento
2024), alla pubblicità (per gli spot Chanel N° 1, Mulino Bianco, Apple, Esselunga, Wolksvagen, Ikea
e molti altri) e ai documentari (“Cinema Forever” di Alberto Traverso, presentato e proiettato al
MoMa di New York). Dal 2022 è, inoltre, la voce istituzionale del Corriere.it, la versione online del
Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano. Lo scorso maggio Elena ha recitato nello
spettacolo “I miracoli del desiderio”, tratto dal testo teatrale “Amen” dello psicoanalista Massimo Recalcati, in occasione del festival letterario Moby Dick di Noli (Sv) e pochi giorni fa era sul set del
film “Stella Gemella” del regista Luca Lucini nella parte di una cantante jazz (alle prese con un
brano originale da lei scritto e interpretato).
Il film – nel cast figurano come protagoniste Margherita Buy e Laura Morante – uscirà nella sale la prossima primavera. La musica, del resto, è una delle passioni e dei talenti che Elena coltiva da sempre: nelle scorse settimane si è esibita come vocalist
(con due sold-out agli Arcimboldi di Milano) accanto al grande clarinettista Paolo Tomelleri in
occasione dell’ultima edizione del festival internazionale JAZZMI.
Dotata di una voce estremamente versatile e ricca di sfumature, Elena Andreoli è un’attrice capace
di passare con disinvoltura dal registro brillante a quello drammatico, dai toni ironici a quelli più
intimi e delicati. Merito di una dura gavetta iniziata negli anni Novanta quando, dopo aver
frequentato i corsi all’Accademia d’Arte Drammatica, alla Royal Shakespeare House di Londra e
all’Actor’s Studio di Londra, ha girato l’Italia calcando i palcoscenici accanto a due mostri sacri
come Dario Fo e Franca Rame (insieme alla quale è stata a lungo coprotagonista negli spettacoli
“L’Eroina” e “Grasso è bello”). Per il cinema ha lavorato con Mario Monicelli al fianco di Philippe
Noiret e, proprio nel doppiaggio, ha mosso i primi passi come assistente di Federico Fellini in “La
voce della luna”.
A proposito del regista de “La dolce vita”, Elena ricorda: «Fellini era solito
doppiare tutti i suoi film, praticamente scriveva la sceneggiatura ex post e, quando veniva in sala a
dirigere il doppiaggio, cambiava le battute che gli attori avevano pronunciato durante le riprese, a
volte addirittura sacrificando il sacro synch sull’altare delle nuove battute, magari più corte o più
lunghe, che non coincidevano più con il labiale degli attori. Ho sempre pensato che recitazione e
canto fossero due attività distinte, invece proprio di recente mi sono resa conto che, quando sono su
un palco o in sala di incisione, scelgo tonalità e ritmo prima di interpretare i testi. Viceversa,
durante le prove di un concerto o nel bel mezzo di un’esibizione dal vivo, è la parte di me attrice
che fa la differenza sull’interpretazione delle canzoni che eseguo. In ogni caso, e lo dico
rivolgendomi ai giovani e a chi pensa all’intelligenza artificiale come a uno strumento che sostituirà
speaker e doppiatori, per dedicarsi a questi mestieri occorrono tanto studio, voglia di
approfondimento e molta serietà, perché l’arte richiede disciplina e rigore. È indispensabile lavorare
su sé stessi per andare alla radice della propria natura, del proprio essere. Quando mi chiedono qual
è il mio lavoro, mi diverte rispondere “I do voices”. Sì, faccio le voci. Ma una voce deve avere dietro
un corpo, un cervello e un’anima».