Il Teatro della Pergola ospita sul palco per la prima volta nella sua storia un adattamento teatrale del grande romanzo, Il nome della rosa di Umberto Eco, un omaggio al primo anniversario della sua scomparsa. Questa prima versione italiana è stata adattata da Stefano Massini il quale, come ha già dimostrato in passato, riesce con grandissima abilità a dare voce a parole, pensieri, emozioni e storie. Massini e Leo Muscato, regista di questa versione teatrale, sono costretti a misurarsi con uno dei più grandi best seller del secondo novecento e con la versione cinematografica di Jean-Jacques Annaud, che, grazie anche alla presenza di Sean Connery nei panni del monaco investigatore Guglielmo da Baskerville, aiutò a rendere il romanzo conosciuto in tutto il mondo.
Leo Muscato quindi ha dovuto confrontarsi con questi grandi successi, ma impegnativo era anche riprodurre la molteplicità dei luoghi dell’abbazia, che così efficacemente e accuratamente sono descritti nel romanzo. Il palcoscenico quindi deve espandersi e trasformarsi. Per raggiungere questo fine il regista sceglie una soluzione elegante e raffinata, attraverso le videoproiezioni che regalano molti cambi di scena. Lo spettatore attraverso tale tecnica è accompagnato nei vari ambienti dell’abbazia, anche se a volte è inevitabile divagare con l’immaginazione che ci accompagna ai luoghi del film e alla Sacra di San Michele, abbazia collocata sul monte Pirchiriano, all’imbocco della Val di Susa che ha ispirato lo scrittore.
Lo spettacolo regala molte suggestioni, cattura lo spettatore fino all’ultima battuta, rende interessante un testo che di sé per sé è già estremamente conosciuto; non interessa più solo scoprire chi è l’artefice dei dissacranti delitti, ma le parole di questo testo diventano un terreno vergine nel quale il pubblico ha modo di interessarsi e riamare questa storia che pone al centro la coscienza dell’uomo, le sue passioni e i suoi istinti, la lotta di alcuni per l’elevazione dell’individuo attraverso la conoscenza.