Come una delle realtà più vivaci del panorama teatrale torinese, la Casa Teatro Ragazzi si rinnova continuamente per assecondare le richieste di un pubblico di giovanissimi e incontrare quelle di pubblici nuovi. A questo proposito, Graziano Melano affronta le sfide del futuro mantenendo un lucido sguardo per la tradizione del racconto.
Ogni giorno una nuova storia, il titolo della Stagione Teatrale 2017/2018 della Casa Teatro Ragazzi: quale valore può ricoprire la narrazione a teatro?
Nel rivolgersi prevalentemente a un pubblico giovane e a giovani genitori, la narrazione continua ad avere una notevole importanza, nonostante l’ingresso massiccio delle nuove tecnologie nelle vite di chiunque. Probabilmente, si tratta di due ambiti diversi: la tecnologia non può sostituire la meraviglia e perfino la paura che si provano di fronte a un narratore.
Con il racconto, la “storia”, si ritorna alle radici del teatro, nella sua pluralità di voci. Mi piace pensare che lo spettatore più curioso possa costruirsi in autonomia il propri percorso, attraversando le tappe fornite dalla storia: nella tradizione orale il racconto veniva trasformato da chi ascolta, e accade ancora così.
Lo scorso novembre, in occasione dello spettacolo Io me ne frego! – Una storia di bullismo alla rovescia, abbiamo coinvolto la Polizia di Stato per parlare del tema del cyberbullismo: io stesso non mi aspettavo da parte loro una sorta di spettacolo, coinvolgendo attivamente gli studenti della Scuola Secondaria di II grado!
Le favole classiche vengono ancora riadattate per la scena: cosa possono insegnare ai millenials?
La nostra versione di Pinocchio, adattata e diretta da Luigina Dagostino, rimanda continuamente a quella tecnologia che pervade la quotidianità dei giovani d’oggi: eppure, affronta un tema come l’ingresso nella società adulta, svolgendosi lontano da casa, sempre sulla strada, esposti al pericoli dei truffatori e alla crudeltà del mondo.
Il teatro per ragazzi contemporaneo deve rispettare certe tempistiche sceniche – talvolta distese e riflessive, talaltra veloci e incalzanti, come nel caso di Pinocchio – per cui l’insegnamento che ne viene rielaborato successivamente. Una simile riflessione a posteriori può essere ripercorsa con l’accompagnamento di genitori o insegnanti, sfrondata dalla retorica: è un’occasione per i millenials di comprendere la realtà partecipando, senza l’ingombrante filtro della tecnologia cui lo stesso Pinocchio si serve.
La natura pedagogica della narrazione si rivolge anche alle istituzioni scolastiche. Qual è l’approccio della TRG nei loro confronti?
La scelta del cartellone per ogni nuova stagione è sempre stata elaborata con l’Assessorato all’Istruzione. Oltretutto, a fine stagione raccogliamo i pareri degli insegnanti per cominciare a definire la prossima: ne risulta che la Scuola Primaria è sempre entusiasta dei grandi classici, mmentre la Scuola Superiore di I e II grado è più interessata a più tangibili temi sociali, come la Giornata della Memoria e la mafia.
D’altra parte, è evidente che a scuola non sia rimasto molto di più strettamente “teatrale”, Goldoni non si insegna più e Shakespeare è relegato all’insegnamento della lingua inglese.
Il dichiarato intento di aprirsi a nuovi pubblici si esprime nell’adozione di nuovi linguaggi scenici. Come vi ponete nei confronti dei new media?
Tenendo conto che a Torino esistono già molte realtà che indagano il rapporto fra il teatro e le nuove tecnologie (la Casa Teatro Ragazzi stessa ha già sperimentato l’utilizzo di proiezioni, anche interattive), non intendiamo rischiare di togliere la scena all’attore o al performer; inoltre, ho l’impressione che il nostro pubblico si sia formato con il teatro “dal vivo”, aspettandosi perciò una presenza fisica e umana sul palcoscenico.
Allo stesso modo, non vogliamo sovrapporci alla già vasta offerta dei teatri torinesi (ad esempio il Festival delle Colline Torinesi), quanto piuttosto approfondire certi aspetti che derivano dall’introduzione delle tecnologie sulla scena: l’interpretazione di Tommaso Cerasuolo nel Dracula Rockshadowopera, nel contesto di una messinscena molto connotata dalla tecnologia, è stata molto apprezzata dagli studenti di Scuola Superiore.
In passato, tuttavia, abbiamo riscontrato alcune difficoltà nel proporre al pubblico linguaggi innovativi come questi. Per il concerto della rockband torinese Supershock, che si esibisce suonando in sincrono su film come Nosferatu di Murnau, le prenotazioni del pubblico sono state insoddisfacenti, nonostante poi i presenti in sala ne fossero entusiasti.
Il rischio di esplorare linguaggi troppo diversi è di oltrepassare il teatro, quindi. A questo proposito, come è nato il progetto della webserie Colpo di scena?
L’esperimento della webserie è finalizzato alla presentazione degli stessi personaggi protagonisti delle cinque puntate [online da gennaio 2018, ndr] e della omonima trasposizione teatrale [14, 15, 16 e 17 febbraio 2018, ndr]. Vogliamo vedere le reazioni del pubblico di fronte a personaggi già conosciuti in un contesto non-teatrale.
La rappresentazione non sarà necessariamente indipendente da quanto visto sul web, anche se le cinque puntate della webserie sono pensate per essere autoconclusive; è un tentativo coraggioso, un eventuale seguito dipenderà dal riscontro del pubblico.
Il teatro ragazzo è fortemente connotato da un proposito pedagogico-formativo. Come si approccia la Casa Teatro Ragazzi alla formazione degli attori?
L’esperienza della Piccola Accademia ha enucleato un gruppo di giovani attori, formandoli nel teatro per ragazzi e nel teatro d’animazione. È un tipo di apprendimento diverso da quello delle scuole per attori degli Stabili, più improntato al rapporto con il pubblico e il pubblico dei giovani in particolare.
Attualmente stiamo programmando corsi di perfezionamento per gli attori che si sono formati in quell’occasione, nell’intento di trasmettere un background accumulato dalla Cooperativa Teatro dell’Angolo nell’arco di quarant’anni, affinché il mondo del teatro per ragazzi cresca di livello.