“Raccontare” a teatro, come la Casa Teatro Ragazzi e Giovani di Torino continua a dimostrare, costituisce anzitutto un pretesto per l’insegnamento e l’educazione. Quando lo spettaocolo Va, Va, Va, Van Beethoven, scritto a sei mani da Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci e Diego Mingolla, è entrato nel cartellone della stagione corrente della Casa Teatro – dal titolo “Ogni giorno una nuova storia” – la vocazione educativa del palcoscenico ha affrontato l’onere non semplicissimo di raccontare la musica, la creazione più astratta e sfuggente che la mente umana possa partorire.
Soprattutto considerando quanto la musica sia suscettibile delle percezioni personali. Nell’ambito del trittico degli spettacoli che compongono il progetto “Favole in Forma Sonata”, quella dedicata a Beethoven è probabilmente la rappresentazione che più si sofferma sull’individualità dell’ascolto, mettendo in scena il dramma personale del Maestro nel suo avvicinarsi inesorabilmente alla sordità.
Al fatto drammatico e noto come la malattia che lo ha portato a perdere l’udito, la coproduzione Unione Musicale, Fondazione TRG e Tzim Tzum decide tuttavia di affrontare aspetti meno conosciuti della vita di Ludwug Van Beethoven. A condire il suo tragico destino si dipinge una vicenda filologicamente plausibile, legando tra loro tutti i dettagli conosciuti del trascorso di uno dei massimi compositori di sempre: i frequenti traslochi, il temperamento irascibile, lo studio sulle variazioni del tema, qui descritto come una vera ossessione.
Vestito dai costumi di Monica Di Pasqua e stagliato sulle scene disegnate da Alice Delorenzi, Ludwig/Buonarota esibisce questa sua ossessione in gag divertenti e argute, accompagnando l’esecuzione al pianoforte di Mingolla con i sofferti stati d’animo che verosimilmente hanno caratterizzato le celebri composizioni. Le variazioni diventano per Beethoven il perno della sua intera esistenza, contrassegnata da una costante irrequietudine che lo spinge a cambiare dimora tanto spesso da quanto cambia umore.
Il destino della sordità incipiente, che poteva limitarsi a essere interpretata come definitiva sublimazione del rapporto di Beethoven con la musica, si risolve piuttosto in una variazione ulteriore: in quanto estremamente relativa alla percezione individuale, la musica acquisisce così un valore diverso, ma non negativo, per chi come Ludwig Van Beethoven perde la facoltà di ascolto. La lodevole messinscena di Buonarota, Pisci e Mingolla è da considerare anzitutto come una favola, satura di una morale importante come il diritto alla piacevolezza dei sensi.
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Va, Va, Va, Van Beethoven
Favola in forma di Tema e variazioni
Di e con Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci e Diego Mingolla
Scene Alice Delorenzi
Costumi Monica Di Pasqua
Disegno luci Agostino Nardella
Tecnici audio e luci Agostino Nardella/Sara Brigatti
Produzione Unione Musicale Onlus – Fondazione TRG Onlus – Associazione Culturale Tzim Tzum