Domenica 11 febbraio alle ore 20 Sonya Yoncheva è protagonista di uno dei concerti di canto più attesi della Stagione. Accompagnata da Mzia Bachtouridze, l’artista bulgara (è nata nell’antica cittadina di Plovdiv) presenta un florilegio di pagine da camera tra Otto e Novecento che spazia da Ruggero Leoncavallo a Gilda Ruta, Alfredo Catalani, Francesco Paolo Tosti, Augusto Rotoli, Giuseppe Martucci, Pier Adolfo Tirindelli per culminare con un’ampia selezione di romanze di Puccini e di Verdi.
Dopo gli esordi nel repertorio barocco in cui la sua voce si è formata con qualità di agilità ed eleganza, Sonya Yoncheva ha vinto il Concorso Operalia nel 2010 e ha progressivamente ampliato il repertorio imponendosi tra i soprano più autorevoli del nostro tempo, anche grazie a una serie di sostituzioni di prestigio che hanno riempito le cronache non solo musicali. Nel 2016 ha trionfalmente debuttato in Norma al Covent Garden sostituendo Anna Netrebko, mentre di poche settimane fa è lo straordinario successo come Tosca, parte che affrontava per la prima volta, per un’inaugurazione della Stagione del Metropolitan avvenuta in circostanze del tutto straordinarie. Il grande teatro newyorchese aveva infatti in programma una sontuosa inaugurazione con un nuovo e sfarzoso allestimento destinato a sostituire la precedente produzione modernista e un cast di stelle. Una serie di cancellazioni senza precedenti ha visto ritirarsi il tenore, il soprano, il direttore d’orchestra, il secondo direttore d’orchestra e il baritono: una catastrofe annunciata ma trasformata in gloriosa rivincita dal successo dello spettacolo di McVicar e dalle appassionate interpretazioni della Yoncheva, e di Vittorio Grigolo.
Alla Scala Sonya Yoncheva debutta nel 2008 ne Les Indes Galantes di Rameau in un concerto straordinario per il Museo Diocesano con il complesso barocco Les Arts Florissants diretto dal suo primo mentore Sir William Christie. Del 2017 è il suo ritorno come Mimì ne La bohème diretta da Evelino Pidò. Il prossimo impegno, dal 29 giugno, è Il pirata di Vincenzo Bellini, con la regia di Emilio Sagi e la direzione di Riccardo Frizza. Il titolo manca dalla Scala dal 1958, quando Antonino Votto diresse Maria Meneghini Callas, Franco Corelli e Ettore Bastianini.