Questa produzione fa parte del progetto Ceci n’est pas Theatre all’interno della rassegna stagionale Moment Musicaux che porta le proposte dell’Orchestra Corelli in una articolata tournée tra l’Emilia Romagna e la Toscana. Il melodramma si presenta in formato ‘tascabile’, ridotto nella partitura come nella messa in scena, questa scelta è un punto di forza visto che permette di replicare facilmente lo spettacolo anche in luoghi tradizionalmente non deputati all’opera. È il caso del teatro Comunale di Cervia dove l’opera non è mai stata rappresentata forse anche per via delle ridotte dimensioni del palco.
Questa Cavalleria si presenta ottima sotto il punto di vista musicale, la partitura è una versione ridotta per 12 strumenti arrangiata da Paolo Marcarini ed è eseguita dall’Orchestra Ensemble Tempo Primo e diretta da Jacopo Rivani, anche direttore artistico de LaCorelli. Nonostante l’organico ridotto l’arrangiamento conserva le ampie dinamiche presenti nella partitura originale, il volume e la pienezza di suono sono ottimi, si rimane quasi stupiti quando alla fine dell’opera si scopre l’esigua dimensione dell’orchestra. L’esecuzione da parte dell’orchestra e del direttore è eccellente, memorabile l’esecuzione del famoso intermezzo.
La parte del coro è affidata all’Ensemble Corale Tempo Primo, anche il coro è rimpicciolito in questa versione (3 sole voci maschili e 3 femminili), la sezione femminile è più che soddisfacente mentre quella maschile è timida in alcuni passaggi. Nei pezzi più contrappuntistici e densi come il Regina Coeli il rendimento è comunque ottimo nonostante la ridottissima formazione.
Per via della grandezza del teatro l’orchestra e il direttore sono stati posizionati sul palco dietro le quinte, il suono non è influenzato da questa scelta ma, per via della posizione scomoda del direttore, quando i cantanti (ed il coro in particolare) si trovano a cercare gli attacchi sono costretti ad assumere posizioni talvolta innaturali che compromettono la regia e la performance attoriale.
In questa occasione Turiddu è interpretato da Davide Paggio, già dalla prima aria (O Lola, c’hai di latti la cammisa) si notano alcune sgranature dovute alla brutta tosse che sfortunatamente ha colpito il cantante la settimana precedente all’opera. Nonostante ciò stupisce il volume e la passionalità con cui interpreta il protagonista maschile, la voce è calda e ricca di armonici bassi e medi che esaltano gli interventi più lirici e distesi. Il carrettiere Alfio è impersonato da Giacomo Contro che ci regala un’ottima prestazione, la voce è nitida e compatta, il fraseggio ben scandito e senza sbavature, senza dubbio uno dei migliori sul palco. Elisa Gentili è una perfetta Madre Lucia, la voce rispecchia il personaggio: austera, composta ed autoritaria. Il suo personaggio, nonostante in scena sia quasi sempre fermo, risulta probabilmente il più realistico ed attinente alle atmosfere della Sicilia rurale descritta da Verga. Lola, la sposa di Alfio e vecchia fiamma di Turiddu è interpretata da una sensuale Giorgia Paci. Calda e passionale nella vocalità è ottima in questa versione, sul palco come nella performance vocale. La soprano Laura Palma veste i panni di Santuzza ma purtroppo non riesce ad eguagliare i colleghi, il suono manca spesso della profondità necessaria e risulta soddisfacente solamente nei sostenuti e nelle note alte.
Costumi, scene e ideazione sono di Lorenzo Giossi. sul palco c’è solo un confessionale e una sedia riservata a Madre Lucia, lo scopo del regista è quello di rappresentare l’ipocrisia delle feste come nella vita di tutti i giorni. Il regista parte da presupposto che l’Opera non vada posta all’intero di precise coordinate temporali perché capace di veicolare messaggi universali. Il confessionale è ritratto come un simbolo impolverato che viene riesumato solamente per le festività pasquali e la confessione come un gesto meccanico e privato dal suo significato. La regia funziona nonostante l’allestimento molto ridotto, si sente però la mancanza di un fondale scenico o di ulteriori elementi in grado di dare profondità alla scena. I costumi sono abbastanza classici, i personaggi vestono infatti ‘l’abito della domenica’ una scelta comprensibile e che funziona.