Una storia di vendetta inserita in una scena dominata da specchi polverosi. La storia di chi non dimentica e cova rancori profondi, atavici.
La protagonista, una ragazzina di quattordicini anni, non intende risparmiare alla madre l’umiliazione subita per averla aiutata ad organizzare un ballo senza potervi partecipare. A circostanze ordinarie, il romanzo Il ballo di Irène Némirovsky delinea conseguenze drammatiche, specchio del suo personale rapporto con una madre sopravvissuta tanto a lei quanto ad Auschwitz; opera profetica, da cui Sonia Bergamasco ha tratto uno spettacolo spietato e privo di mezzi termini, calandosi nei ruoli ora della madre ingiusta, ora della figlia Antoinette desiderosa di rivalsa, ora nei panni delle altre comparse della vicenda – il padre, la cugina, l’istitutrice.
Appena più che una bambina, Antoinette si specchia in tutti questi personaggi, meno che in se stessa: vorrebbe vedersi adulta, partecipare all’evento del ballo tanto desiderato da sua madre per affacciarsi alla società, reclama il diritto a “essere”.
La storia del conflitto con la madre è condensata nei sessanta minuti frenetici e concisi della precisa regia di Bergamasco, sotto una pioggia di luce (disegnata da Cesare Accetta) che batte sul chiaroscuro di una poetica di scena prosaica e immobilmente coreografata. Con grande controllo di registro vocale, Bergamasco interpreta il romanzo di Némirovsky come un incontro di innumerevoli personaggi, i tanti invitati alla residenza della madre di Antoinette, abbandonandosi al puro espressionismo.
Gli specchi diventano così le proiezioni di tali fantasmi, gli specchi son gli spettatori silenti di un dramma che va consumandosi senza platea né pubblico, sono i frammenti del tormentato stato d’animo della ragazzina. Gli specchi sono Antoinette, come tante sfaccettature del suo inconscio: nessuno dei personaggi sembrano possedere personalità obiettive, fanno parte piuttosto di un’amalgama unica e compatta, quella massa informe che coincide con l’idea di Antoinette della società sconosciuta, il non-sé.
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Il ballo
Ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
Tratto dall’omonimo romanzo di Irène Némirovsky
luci Cesare Accetta
scenografie Barbara Petrecca
costume di scena Giovanna Buzzi
Produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco