È dedicata Elisabetta Terabust, étoile e Direttrice Onoraria della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma, recentemente scomparsa, il Trittico Kylián/Inger/Forsythe in scena al Costanzi (ultime repliche stasera, 20 e poi 21 marzo alle 20), nuovo appuntamento di danza contemporanea dell’era Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo, che rappresenta anche una prima assoluta per la Capitale.
Con indomito e lodevole coraggio la Abbagnato continua la sua missione di “introduzione ed educazione” del pubblico romano alla danza contemporanea, lontanissima dallo scintillio del Lago dei cigni o della Bella addormentata, sempre sold out al Costanzi: stavolta poi il programma della serata ha inanellato tre prime assolute di coreografi di culto della danza contemporanea, ma al debutto romano, Petite Mort di Kylián, Walking Mad di Inger, talentuosissimo allievo di Kylián, Artifact Suite di Forsythe.
La scelta di educare il pubblico prosegue parallelamente alla scelta di ampliare il repertorio costruendo un percorso di crescita continuo per il Corpo di Ballo: protagonisti della serata sono l’étoile Alessandra Amato, i primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino (anche in Petite mort), Alessio Rezza, Annalisa Cianci, Eugenia Brezzi (nel pezzo di Inger) i Solisti e il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Le coreografie del Trittico sono danza pura senza una trama narrativa precisa, su scene minimal (quando non inesistenti), affidate alla fisicità dei danzatori mai liberi come ora: tre coreografie tanto diverse quanto unite dall’irrefrenabile intento di voler valorizzare il singolo artista attraverso l’insieme del Corpo di Ballo.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti con i ballerini sempre già bravi, tutti impegnati in coreografie solo apparentemente semplici e sempre preziose in cui ciascuno riesce a brillare di luce propria pur restando nella collettività.
Sono la coppia e l’amore in tutte le sue declinazioni il fil rouge di dei lavori di Kylián e di Inger, due coreografie diversamente geniali.
Petite mort di Kylián (del 1991) si articola sui due più celebri movimenti di concerti per pianoforte di Mozart: sei coppie di danzatori in scena alimentano la tensione emotiva raccontando con millimetrica precisione l’amore, la sensualità e il gioco della seduzione svelando l’intimità della coppia, ma gettando la luce sull’essere umano. L’uomo (con il fioretto in mano all’inizio) e la donna con la sua sua sensualità (gli abiti – gusci) si incontrano e si studiano, si inseguono in un’atmosfera sofisticata ed elegante che culmina nella piccola morte finale che resta di fondo in ogni momento.
Inger, geniale allievo svedese di Kylián, porta sulla scena tutta la sua carica eversiva in Walking Mad (del 2001 sfruttando un muro come elemento drammaturgico che unisce e divide i nove danzatori per raccontare le tappe dell’amore di coppia, fra incertezze, paure e felicità, sulle seducenti note del Bolero di Ravel e Für Aline di Arvo Pärt, ma senza rinunciare a un tocco di imprevedibilità condita con humour che lascia spazio all’interpretazione.
Forshyte poi è sempre sorprendente: dopo The Vertiginous Thrill of Exactitude, al Costanzi arriva Artifact suite (su musica di Bach e di Eva Crossman-Hecht) riduzione in due movimenti del balletto originale che crea sequenze di movimento per riflettere sulla dinamicità del movimento con infinte variazioni coreografiche.
Il virtuosismo di Forshyte è sempre portato sempre all’estremo: lo spirito della danza aleggia intorno ai danzatori fra passi estremi e tradizionali lasciando spazio alla loro libertà fisica ed emotiva.
Ultime repliche stasera e domani alle 20, Info su operaroma.it.