Il regista argentino Alfredo Arias torna al teatro di Raffaele Viviani per coniugare la magnificenza del musical con lo spettacolo en travesti, le maschere grottesche e le parodie salaci che veicolano metafore dei comportamenti umani, a volte tristi a volte esilaranti.
Il gioco della vita è rappresentato sul palcoscenico e vissuto dietro le quinte dove gli artisti possono lasciarsi andare alle invidie e alle piccinerie delle piccole contese, alle rivendicazioni, alle ambizioni represse e al dolore delle delusioni cocenti, risucchiati nella trama di patetici compromessi.
Il Teatro Eden era un caffè concerto, con pochi tavoli e una piccola platea aperto a Napoli nel 1894, ampliato negli anni successivi. Dopo la sua chiusura, Viviani raccolse la sua esperienza su quel palcoscenico nella commedia musicale Eden Teatro che rappresentò nel 1919 al Teatro Umberto. Vi sono condensati i numeri che venivano proposti negli spettacoli di varietà davanti al rumoroso pubblico che gremiva la sala, con uno spaccato sul retropalco in cui emerge la vita intima con le delusioni e le ambizioni di un vasto campionario di artisti.
Questo meccanismo di teatro nel teatro che interseca esibizioni e frustrazioni trascolora dallo spasso alla malinconia, dalla parodia alla sofferenza. È il mondo del varietà che nascondeva le lacrime dietro il belletto, che celava il dolore con la mistificazione della risata.
Arias scompagina i ruoli facendo indossare alle donne abiti maschili e agli uomini i variopinti vestiti delle sciantose o disintegrandone l’identità con un abbigliamento metà femminile e metà maschile, visibile sempre di profilo nel suo tragico girovagare.
Conflitti esistenziali, piccoli espedienti per apparire in un mondo che si sta dissolvendo, con le sue figure grottesche che aleggiano nell’ovattata atmosfera di un sogno, evanescenti e caricaturali come immagini felliniane.
Dopo il grande successo del Circo Equestre Sgueglia, il regista argentino torna a misurarsi con Viviani. “Il music hall di Viviani – spiega Arias – è come la corda del funambolo sulla quale volteggia la fragilità dell’essere umano… Viviani coglie le sue creature nelle difficoltà più assurde e ridicole della vita, risvegliando in noi, spettatori, un amore per un’arte che svanisce, evapora, consumata dalla sua stessa leggerezza… Così Viviani, senza aver bisogno di una trama drammatica, ci mette a confronto con personaggi che diventano lo specchio di quanto di più fragile e nobile possediamo fino a farci credere che un soffio può essere una tempesta e una canzone può essere immortale”.
La magia di surreale sopravvivenza creata da Anias è assecondata dalle musiche eseguite dal vivo da Pietro Bencivenga alla fisarmonica, Giuseppe Burgarella al pianoforte, Erasmo Petringa al violoncello, gli arrangiamenti musicali sono di Pasquale Catalano.
Mariano Rigillo è camaleontico nel ruolo vistosamente colorato di Tatangelo e Carmen Zuccona, Gennaro Di Biase e Ivano Schiavi sono esilaranti nel vestito condiviso de Las Tinas Sirenas, Gaia Aprea è la gommeuse Ester Legery, Paolo Serra è Lea Cardillo, Gianluca Musiu è la divetta Lulù Buonmercato, Anna Teresa Rossini è Camillo Vittima, Enzo Turrin è metà Duca Malvino e metà Madama Righelli, Mauro Gioia è il cantante.
La scenografia dell’Eden è di Chloe Obolensky, i fantasiosi costumi di Maurizio Millenotti, il disegno luci di Cesare Accetta.