Intervista con Ileana Prudente, costumista, performer ed ideatrice dei “Sonics” insieme ad Alessandro Pietrolini.
Dopo lo spettacolo di apertura della 92esima edizione di Pitti Immagine Uomo lo scorso giugno, tornate a Firenze per chiudere la tournée di Toren. Come vi ha accolto questa città?
Sia qui al Teatro Puccini che l’estate scorsa in piazza Pitti non ci aspettavamo tutta questa folla e soprattutto tutto questo interesse nei nostri confronti: a giugno ci fu un grande afflusso di pubblico con dimostrazioni di stima ed apprezzamento anche a fine spettacolo. La stessa cosa è successa ieri, in occasione della prima serata (venerdì, n.d.a.) ed è andata benissimo: avevamo un pubblico fantastico che si è emozionato dall’inizio alla fine, e sono rimasti anche quando abbiamo dopo la chiusura dello spettacolo: a noi piace far calare il sipario ed osservare l’uscita del nostro pubblico.
Si invertono le parti, noi usciamo fuori, ci sediamo sul palco e stiamo in mezzo a loro dedicando del tempo alle loro domande, curiosità, alla loro voglia di incontrarci: è un momento per parlare, fare due chiacchiere, tante foto… Gli spettatori di Firenze sono stati molto molto caldi, è stato bello.
C’è comunque la sensazione che ci sia bisogno ancora di far capire cosa è davvero il circo, perché sembra che gli spettatori non si siano così evoluti nella loro ideologia come si è evoluto il circo…
Guarda, è vero, abbiamo trovato piazze molto ostiche, retrò. Non è una questione relativa a Firenze, quanto al nostro paese in generale. Per gli italiani l’idea di circo è ancora molto legata allo stile “Moira Orfei” con i clown, gli animali, le problematiche legate al loro sfruttamento eccetera; piano piano però la gente comincia a capire anche che cos’è il nuovo circo, il genere che facciamo noi, quello che potremmo chiamare la low cost del “Cirque du Soleil”, i numeri uno al mondo, ed è da lì che abbiamo preso ispirazione, siamo cresciuti grazie a loro. Effettivamente diventa ancora difficile far capire che facciamo circo in chiave contemporanea: i nostri sono sì attrezzi del circo ma rivisti in chiave moderna da me e da Alessandro Pietrolini, dove noi abbiamo cercato di differenziarci dagli altri con i costumi, scenografie, allestimenti scenici dando una visione diversa del tutto, più dinamica e meno classica.
La maggior parte delle performance che vi hanno dato risalto e popolarità sono state proposte in spazi esterni con ausilio di gru e altri grandi elementi tecnici e scenici di grande impatto. In un teatro dagli spazi limitati, si limita anche l’estro oppure permette di sperimentare, cambiare e studiare accorgimenti per colpire il pubblico?
È vero, è diverso, siamo in spazi più piccoli, a volte non abbiamo teatri alti, ed il palco è ristretto: “Toren” è nato proprio per questo motivo, può essere adattato anche in spazi più ridotti e non togliendo però l’emozione che speriamo di trasmettere al pubblico dall’inizio alla fine.
Abbiamo altri spettacoli come “Steam”, “Meraviglia”, “Duum” che andrà in tournée in Germania e “Toren” è quello che ci sta facendo conoscere anche teatri più piccolini dove prima non potevamo andare perché avevamo delle macchine sceniche importanti; ci avviciniamo così anche ad un’altra tipologia di pubblico, ed è proprio per questo che è così, è stato sviluppato con questa ideologia.
Quindi… “Toren” è emozione a colori?
Esatto, emozione a colori.
Si parte dal bianco e nero per arrivare a tutte le sfumature di colori: un po’ come la quotidianità dei nostri giorni, ci sono giorni che sono bianchi e neri e giorni che sono pieni di colore. Non c’è una storia, un filo conduttore se non l’emozione che riusciamo a trasmettere al pubblico dall’inizio alla fine.
Hai accennato a “Steam”, la vostra ultima creazione. Ci puoi dire qualcosa su questo spettacolo e sui progetti futuri?
“Steam” ha debuttato per tutto il periodo natalizio a Torino, quindi a casa nostra diciamo, ed abbiamo avuto un buon afflusso di pubblico: è uno spettacolo completamente diverso perché coinvolge il pubblico a 360 gradi, da quando entrano nel foyer a quando vi ritornano all’uscita. C’è una sorta di aperitivo prima dello spettacolo, lo spettacolo e c’è il dopo-show, abbiamo cercato quindi di sperimentare questa novità, ha funzionato, quindi vediamo cosa succederà più avanti. Al momento c’è “Duum”, il nostro secondo spettacolo teatrale e poi ci sarà la tournée estiva dove ci vedrete di nuovo nelle piazze a lavoro con le gru ed i nostri fantastici elementi di attrattiva e richiamo.
Qualche giorno fa, durante lo spettacolo “Volta” del Cirque du Soleil, ha perso la vita un acrobata, Yann Arnaud. È vero che la pericolosità che fa parte di questo mestiere, ma ne siete effettivamente consapevoli?
Eh… In questo caso in particolare ci saranno delle indagini e si cercherà di capire che cosa è successo a questo acrobata perché non ero uno sprovveduto, lavorava nel Cirque da 15 anni, quindi non è proprio l’ultimo arrivato. Certo che viene messo in conto da ogni artista, si deve essere fisicamente a posto, siamo monitorati da visite mediche, fisioterapisti, però poi una volta che si va in scena non abbiamo tappeti, reti o sicurezze. Purtroppo, anche se non dovrebbe, a volte può succedere, è il nostro lavoro. Sono occasioni per riflettere, e noi acrobati siamo i primi che poi quando saliamo su un attrezzo ci pensiamo non una, non due, ma anche cinque volte, ed è bene pensarci, perché spesso diventa tutto come se fosse una routine, ma non deve essere così, è necessario essere cosciente di ciò che si fa, e concentrati.
A che altezze arrivate?
Nei teatri non arriviamo mai troppo in alto, perché il boccascena basso impedirebbe al pubblico la visuale completo di un numero, quindi non andiamo mai oltre i 6/7 metri, mentre all’aperto andiamo molto più in alto e quando arriviamo ad altezze importanti allora siamo imbragati anche noi con corde di sicurezza, ecc. Comunque generalmente, tranne il tessuto che richiede altezze diverse per gli esercizi che lo “compongono”, le nostre performance non vanno mai oltre i 5/6 metri di altezza.
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La compagnia torinese di acrobati, artisti e performer, i Sonics, chiudono a Firenze il loro primo tour teatrale con lo spettacolo TOREN. Dopo aver strabiliato il pubblico di mezzo mondo (Fringe Festival di Edimburgo, Cerimonia di Inaugurazione dello stadio di Kiev per gli Europei di calcio del 2012, apertura dei giochi Olimpici di Torino 2006) con i loro spettacoli sospesi tra sogno e realtà, dove coniugano acrobazie aeree mozzafiato e prestazioni atletiche in un mix perfetto di potenza e grazia fisica, presentano con questo nuovo show un vero e proprio inno al colore, simbolo di felicità, passione e speranza. TOREN rappresenta una sorta di “torre” dalle mille sfumature, che racchiude le esperienze e le avventure delle nostre vite, è il luogo dei ricordi di quei tempi a colori che spesso dimentichiamo di aver vissuto ma che la nostra memoria ha gelosamente custodito, in attesa che qualcuno tornasse a riprenderseli. Si scappa dal grigiore della routine attraverso la riscoperta delle innumerevoli sfumature della realtà, l’uomo si risveglia ed è pronto a volare: il colore assume così la corporeità delle emozioni e diventa il simbolo salvifico della vita.
Gli artisti danno vita ad uno spettacolo di alto livello tecnico ed agonistico, snocciolando ad uno ad uno gli elementi del teatro contemporaneo di maggior impatto: trapezio, rete, cinghie, contorsionismo, tessuti, piovra, palo, cerchio, elementi in coppia o in singolo, in un’unione perfetta di movimenti, suoni e colore che riempiono il pubblico di stupore e meraviglia.
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creazione e direzione artistica: Alessandro Pietrolini
coreografie aeree: Ileana Prudente
costumi: Ileana Prudente
disegno luci: Niki Casalboni e Alessandro Pietrolini
produzione: Fanzia Verlicchi per Equipe Eventi sas – Sonics srl