Lunedì 9 Aprile, Teatro alla Scala
A. Webern | Passacaglia op. 1
F. Schubert |
Memnon (orch. J. Brahms)
Litanei auf das Fest Aller Seelen (orch. M. Reger)
Gruppe aus dem Tartarus (orch. J. Brahms)
Der Tod und das Mädchen (orch. F. Mottl)
Grenzen der Menschheit (orch. A. Schmalcz)
Erlkönig (orch. M. Reger)
A. Schönberg | Pelléas und Mélisande op. 5
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direttore | Fabio Luisi
basso-baritono | Luca Pisaroni
Orchestra Filarmonica della Scala
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L’abilità nello stilare i programmi è tanto importante quanto il suonare o il dirigere bene.
Certi abbinamenti, privi di collegamenti storici, filologici o narrativi, non ostacolano la buona riuscita dell’esecuzione ma l’uso sapiente di silenzi o di cacofonie agevola il pubblico all’ascolto anche del repertorio cui non è abituato.
Come una medicina inserita in un dolcetto.
Le ultime apparizioni di brani moderni o contemporanei (Kurtag, Hindemith, etc) erano state accolte da tiepidi e rispettosi applausi, più tributati agli esecutori che all’effettivo interesse per il brano.
Fabio Luisi, abile selezionatore, ha proposto per questo appuntamento con la Filarmonica della Scala una danza sul filo della musica moderna, dando al pubblico quel respiro classico sempre auspicato.
La Passacaglia di Webern, quasi ouverture della serata, ha portato il pubblico sul primo filo sospeso. Titolo classico, risultato più moderno.
Un piccolo assaggio di atonalità (pur essendo un brano tonale), fra suono e silenzio in un ostinato tematico dalle cangianti varianti timbriche.
L’intermezzo musicale dato dai Lieder di Schubert se ad un primo avviso poteva sembrare un punto di discontinuità con il resto del programma proposto, ha dato, invece, respiro all’intera serata.
L’abilità del basso-baritono Luca Pisaroni, eccellente nel registro medio alto, più cameristico in quello grave, di compartecipazione con il pubblico alle vicende schubertiane è stato di rilievo, seconda solo alla abilità di Luisi e della Filarmonica di accompagnarlo senza mai sovrastarlo, in un continuo alternarsi di parola e commento musicale.
Come un pianoforte.
Come sono i Lieder.
Anche la scelta e l’ordine delle orchestrazioni proposte, fra le migliori eseguibili, vedevano un contrapporsi di idee dall’interesse continuativo. Se da una parte c’era Brahms, più nello stile, quasi naturale conseguenza dei Lieder originali (bis compreso “An Schwager Kronos”, tripudio di applausi) e dall’altra c’era Reger con quel sottile confine fra contemporanea e classicismo ad acuire il dramma paterno di “Erlkönig”, in mezzo ha spiccato l’orchestrazione di Schmalcz di Grenzen der Menschheit (Limiti dell’umano), in cui gli accordi calmi e maestosi hanno condotto Pisaroni come un coro.
Ed in finale Schönberg.
I dualismi si sprecano. Dalla fonte d’ispirazione feconda anche per gli omonimi lavori di Faurè e Debussy, passando per il genere del poema sinfonico, caro a Strauss, fino alla strutturazione quasi sinfonica, pur senza soluzione di continuità.
Lettura massiccia, completa, continua che ha impegnato il pubblico senza mai annoiarlo.
Finale di applausi per i musicisti e di ovazioni da parte dell’orchestra per Luisi a coronamento della sintonia fra bacchetta e strumento già sentita a più riprese durante la serata.
Nota di colore: neppure l’annuncio di spegnere i telefoni ad inizio concerto, una prima volta in Scala, è bastato ad evitare che ne suonasse uno durante l’esecuzione. Senza speranze!
Prossimi appuntamenti il 16 aprile con l’orchestra ospite Musica Aeterna, guidata dal suo direttore principale Teodor Currentzis con un programma in cui spicca l’esecuzione al fortepiano del terzo concerto per pianoforte di Beethoven, e a fine maggio con Daniel Harding ed il pianista Daniil Trifonov.