Versione originale
Rosa Feola, soprano
Veronica Simeoni, mezzosoprano
Francesco Meli, tenore
Gianluca Buratto, basso
Alberto Malazzi, primo pianoforte
Marco De Gaspari, secondo pianoforte
Jader Costa, harmonium
Coro del Teatro alla Scala
Direttore Bruno Casoni
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Il primo appuntamento del Festival di Musica Sacra di Pavia è sabato 19 maggio alle ore 14.30 alla Basilica di San Michele Maggiore. Il Coro del Teatro alla Scala torna a celebrare Gioachino Rossini nel 150° anniversario della scomparsa proponendo uno degli ultimi capolavori. La Petite messe solennelle, composta a Passy nel 1863, è lo sguardo di un gigante che prefigura sviluppi e suggestioni della musica del ‘900. Insieme al Coro scaligero, affidato a cura e direzione di Bruno Casoni, un quartetto di raffinati solisti di scuola italiana. Rosa Feola si è imposta alla Scala ne La gazza ladra nel 2017 e in Don Pasquale nel 2018, entrambi diretti da Riccardo Chailly; Veronica Simeoni ha cantato nei principali teatri e ha inaugurato pochi mesi fa la Stagione dell’Opera di Roma; Francesco Meli è tra i tenori più apprezzati del nostro tempo e ha tra l’altro inaugurato la Stagione scaligera nel 2015; Gianluca Buratto ha sviluppato una brillante carriera in sedi come il Festival di Salisburgo, il Musikverein, e Santa Cecilia oltre che la Scala.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Apertura spazi a partire da mezz’ora prima l’inizio del concerto.
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BASILICA DI SAN MICHELE MAGGIORE
Di fondazione longobarda, San Michele godette di notevole considerazione presso i sovrani. Alla fine del IX secolo si affermò come luogo privilegiato dei rituali regi e in particolare di quelli di incoronazione. L’architettura della chiesa costituisce uno dei capolavori del Romanico italiano. Le tre facciate, così come i pilastri e gli elementi decorativi interni, sono in pietra arenaria proveniente dall’Oltrepò. Sulla facciata principale, a capanna, sono ancora riconoscibili i bassorilievi con soggetti biblici e animali fantastici, ma risultano meglio leggibili le sculture poste al di sopra dei portali.
I Longobardi sono particolarmente legati al culto di San Michele, a tale devozione dobbiamo l’intitolazione della basilica. La chiesa assolve le funzioni di cappella palatina già nel 939.
L’attuale basilica riflette ancora, nel rapporto con l’ambiente urbano, il cerimoniale delle incoronazioni, evocato dalla piazza del transetto, protesa verso la residenza dei re italici. La basilica, rinnovata in forme romaniche, è anche cornice dell’incoronazione di Federico Barbarossa (1155). La chiesa è costruita in pietra arenaria locale su cui sono scolpite figure allegoriche e simboliche. In particolare, lungo la facciata a vento, si susseguono fasce scolpite con animali fantastici e lotte con draghi, uccelli, scene di caccia, pesci e fasce a girali e palmette. A San Michele la scultura diventa parte integrante dell’architettura. Sia la veste scolpita sia l’impianto (con la navata del transetto definita in modo a sé stante) conferiscono alla basilica un rilievo eccezionale nel romanico europeo. L’arcangelo Michele sovrasta il portale centrale. L’interno a tre navate conserva, al centro della navata maggiore, la lapide che ricorda il rito delle incoronazioni; suggestiva la presenza del matroneo. Amplissimo il repertorio svolto nelle sculture dei capitelli con scene di caccia, girali e palmette e temi narrativi. Da segnalare il capitello a nord, vicino al transetto, La morte del Giusto (con l’Angelo che infigge la lancia nella bocca del Diavolo). Il transetto ha proporzioni grandiose che dialogano con il tiburio. Le volte della navata centrale sono quattrocentesche e hanno sostituto le volte romaniche. Il presbiterio, rialzato, conserva ancora frammenti di un mosaico pavimentale del XII secolo; vi sono raffigurati l’Anno incoronato, i Mesi e il Labirinto, temi dell’iconografia romanica. La cripta si apre sotto al presbiterio; si tratta di uno spazio a oratorio con un ricco apparato decorativo. Da menzionare anche la straordinaria opera di oreficeria medievale: il Crocifisso di Teodote (dal monastero di provenienza) in lamina d’argento sbalzata.
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La prima edizione del Festival di Musica Sacra di Pavia
Dal 19 al 27 maggio le chiese di Pavia ospitano la prima edizione del Festival di Musica Sacra promosso dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia in collaborazione con la Regione Lombardia, il Teatro alla Scala e il Teatro Fraschini, con il patrocinio del Comune di Pavia e il sostegno della Camera di Commercio di Pavia e di Cattolica Assicurazioni. La direzione artistica è di Grisha Asagaroff.
La partecipazione del Teatro alla Scala costituisce la naturale prosecuzione di due impegni presi dal Sovrintendente Pereira al suo arrivo a Milano. Il primo è la valorizzazione del repertorio sacro, che spesso è relegato ai margini della programmazione a causa dell’impegno produttivo che richiede, e che invece la Scala ha i mezzi per affrontare a partire dal Coro diretto da Bruno Casoni. Il secondo è una presenza sempre più intensa e regolare sul territorio attraverso il progetto sulla Musica sacra nelle chiese di Lombardia nato nel 2015 con concerti a ingresso libero a Milano, Brescia e Pavia, e proseguito nell’ultimo triennio attraversando sia Chiese e Cattedrali della Regione sia diocesi milanesi situate fuori dal centro cittadino fino alle recenti esecuzioni della Petite messe solennelle di Rossini a Milano, Lodi e Varese.
Sei appuntamenti che schierano alcuni dei più prestigiosi interpreti del grande repertorio religioso: i Maestri Riccardo Chailly, Bruno Casoni, John Eliot Gardiner, Gianluca Capuano e Giovanni Antonini alla testa di complessi come il Coro e l’Orchestra del Teatro alla Scala, cui si aggiungono le Voci bianche dell’Accademia, gli English Baroque Soloists e il Monteverdi Choir, Les Musiciens du Prince, il Giardino Armonico, mentre tra le voci è attesissima Cecilia Bartoli, ospite straordinaria del concerto con Javier Camarena il 23. I quartetti vocali delle Messe schierano Rosa Feola, Veronica Simeoni, Francesco Meli e Gianluca Buratto per la Petite messe solennelle il 19 e Tamara Wilson, Ekaterina Gubanova, René Barbera e Ferruccio Furlanetto per la Messa da Requiem di Verdi il 22.