di Rocco Manfredi, Riccardo Reina, Alessandra Ventrella
con Francesco Napoli e Rocco Manfredi
regia Alessandra Ventrella
produzione DispensaBarzotti
Segnalazione speciale Premio Scenario 2015
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Lo spettacolo poetico e originale ha ricevuto la segnalazione speciale al Premio Scenario 2015 con la seguente motivazione: “La purezza e la freschezza di una formazione giovane che esprime una profonda coesione di intenti e di prospettiva, l’approdo non scontato a un linguaggio erede della tradizione per raccontare la solitudine di un anziano in un paesaggio metropolitano osservato con poesia e trasfigurazione onirica, attraverso uno struggente gioco sul doppio. La sfida di un teatro di silenzio, senza parola che rimanda con semplicità a Beckett, Pinter, Kantor, per cercare una via contemporanea al teatro di figura. Un’epifania lieve unita all’umile consapevolezza di un percorso di studio ancora in fieri.”
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Siamo arrivati all’ultimo appuntamento della terza edizione di Mutaverso Teatro, ideata e diretta da Vincenzo Albano che coraggiosamente con tenacia e con passione porta avanti il suo progetto seguito da tanti amici e spettatori.
Ancora una volta il silenzio in scena. Una poltrona, una copertina, una sveglia. Penombra che suggerisce gesti rallentati, sospiri trattenuti e sospensione temporale.
Una persona volutamente anziana (volutamente perché l’essere anziani può nascondere una scelta esistenziale a prescindere dall’età anagrafica) si muove come un bradipo a raccogliere un fazzoletto che si sposta nell’aria. Il volto è inserito in un mascherone grottesco a cui sono attaccati capelli lunghi fluidi e arruffati senza una precisa linea stilistica. Sono lasciati liberi nel lento progredire del tempo senza intervento alcuno (sembra) determinato dalla mano dell’uomo. E così diventa metafora dell’esistenza che scorre uguale a se stessa nella spirale della tartaruga che si muove senza fretta perché sa dove deve andare e sa che poi ritornerà. Tutto è già prestabilito, manca quindi la mordace istintiva voglia di cambiamento. È tutto ineluttabile, qualsiasi possibilità è preclusa, pur nell’apparente avvicendamento delle persone che possono sdoppiarsi e moltiplicarsi, senza mai riuscire davvero ad intervenire nella fatalità della esistenza umana.
DispensaBarzotti nasce nel 2014 dal comune intento di Alessandra Ventrella e Rocco Manfredi: buttare fuori dalla finestra le etichette, mischiando molti generi in favore dell’immaginazione e dell’inatteso. Al primo nucleo artistico si aggiunge poi Riccardo Reina. L’obiettivo che la compagnia si sta ponendo è quello di esplorare i meccanismi della magia teatrale; una ricerca che si interroghi su come funzioni l’attività percettiva e su che cosa sia la percezione: l’illusione e l’incanto, la meraviglia e l’inganno.
La scelta di comunicare senza espressione verbale è stata più volte presente in questa rassegna e ci viene immediata la voglia di riflessione accogliendo l’implicito invito a “fermarsi”. Tutte giovani le compagnie e pervase da effluvi di entusiasmi comprensibili e condivisibili. Un discorso a parte, ovviamente per Roberto Latini, già conosciuto nelle sue variegate espressioni spettacolari.
“Fermarsi” a riflettere senza affanni di giudizi affrettati e di pregiudizi attempati.
Dove va la nuova scena? In quale direzione si muovono gli operatori e i ricercatori? Cosa vogliono dire e cosa cercano nella espressione povera e nello stesso tempo ricca di personalità e presunzione nel senso letterario del termine, cioè cosa presumono di aver compreso, diventando quindi arroganti nel significato di arrogarsi il diritto di comunicarlo agli altri?
In questa società dove tutto è stato ormai fagocitato dalle grandi immense imprese di comunicazione mondiale e dove talmente poco spazio è rimasto per infiltrazioni private e personali da sembrare quasi inesistente ed evanescente nel suo anelito di affermazione, ben vengano questi squarci di ingenua verità.
La verità è una? La questione presupporrebbe ampie divagazioni che rimandiamo ad altra sede, ma “fermandoci” alla Verità del Teatro possiamo a buon diritto affermare che la Verità è sempre una ed anche il suo esatto contrario e quindi ciascuno può raccontare la sua Verità, anche anacronistica o futurista o futuribile, anche e soprattutto con la pregiudiziale di poterla cambiare in corso d’opera.
La Verità a teatro ha mille sfumature ed anche qualcuna in più. E se il sole è giallo o dorato e la luna è bianca o argentata, sulla scena possono anche diventare viola, verde, rosso o grigio perché tutto è possibile e fantasticabile con la creatività che plasma le sue visioni.
“Fermarsi” per fare un punto della situazione.
Lo strano pipistrello che osserva il mondo a testa in giù, icona simbolica di Mutaverso Teatro aveva presentato la terza Edizione con otto spettacoli, da ottobre a maggio come occasione di confronto culturale…. “prima di tutto il privilegio del silenzio e della lentezza di contro alle nostre narcosi quotidiane, e ad oggi che molti di noi non sono più certi che il teatro abbia una funzione e il diritto di esistere, questo Mutare Verso è nei suoi più rosei intenti, proprio un invito a scoprire e rinnovare la passione per quest’arte” così Vincenzo Albano nel programma di sala.
Intento riuscito, almeno in parte, perché ci auguriamo che il panorama teatrale abbia ancora tanto da offrire e mostrare, e in tal modo gli auguriamo buon lavoro per la quarta edizione.