Grande danza, intrecci d’amore e di avventura si uniscono ne Le Corsaire a firma del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, che arriva anche al Barbican Theatre di Londra nella serata del 6 giugno grazie alla proiezione cinematografica del circuito “All’Opera”.
Il balletto è firmato dalla canadese Anne – Marie Holmes e ha debuttato lo scorso aprile sul palcoscenico del Piermarini senza alcun ospite internazionale ma con le sole forze della troupe meneghina: un titolo magnifico e frizzante, che entra nel repertorio scaligero con un’interpretazione impeccabile e un allestimento da mille e una notte, curato da Luisa Spinatelli.
La versione della Holmes nasce nel 1997 per il Boston Ballet e si caratterizza per essere particolarmente sfarzosa e dinamica, volta alla cura dei minimi dettagli e all’esaltazione delle capacità tecniche e virtuosistiche degli interpreti. Particolare rilievo assumono anche le variazioni femminili, vere perle di delicatezza e banco di prova per ogni grande ballerina.
Un titolo, dunque, che richiede solisti e un corpo di ballo all’apice delle proprie forze e che solo poche compagnie possono permettersi di includere nel proprio repertorio. E con orgoglio possiamo dire che il Ballo scaligero merita a pieni voti di essere tra queste.
Il debutto ha impegnato le giovani forze della compagnia di Frédéric Olivieri, rinnovata da nuovi primi ballerini e solisti freschi di nomina.
Partiamo da Martina Arduino, una Gulnare seduttrice dal movimento lirico e sicuro, decisamente non scontato per la sua giovane età.
Ottimi anche Nicoletta Manni e Timofeij Adrijashenko, talenti di indiscussa bravura: lei una Medora lirica e di estrema eleganza, lui un Conrad baldanzoso e dal salto sicuro. Insieme, nel grande duetto d’amore, regalano le emozioni proprie delle grandi partnership.
Mattia Semperboni è la vera sorpresa: chiamato all’ultimo a sostituire un infortunato Claudio Coviello, lascia veramente senza fiato nel ruolo dello schiavo Alì. La variazione del secondo atto è un tripudio di energia, dove nessun dettaglio è lasciato al caso: grande elevazione, slancio, sicurezza e soprattutto quelle pirouéttes senza fine che ricordiamo già dagli anni in scuola di Ballo.
Applausi meritati anche per le odalische di Virna Toppi, Maria Celeste Losa e Alessandra Vassallo, il Birbanto di Antonino Sutera e il Lankhedem di Marco Agostino. Particolarmente pantomimico il pashà di Alessandro Grillo.
Oltre ai solisti sopra citati, parole di orgoglio merita il corpo di ballo femminile, che ha reso il Jardin Animé del terzo atto una vera perla di armonia. Elogi anche per i giovani della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala, che hanno supportato i compagni più grande in questa opera meravigliosa.
Letizia Cantù