Domenica 5 agosto, Lugo, piazza Baracca. Arrivo in piazza poco dopo le 21 la piazza è gremita, tutte le sedute predisposte per l’evento sono piene, molti hanno portato siede da casa, c’è poi chi siede ai tavoli dei bar in piazza e chi trova rifugio nello spazio verde antistante la Rossa Estense. L’occasione è quella della serata finale del Rossini Summer Fest, il festival è nato grazie alla collaborazione della cooperativa LaCorelli con il comune di Lugo e numerose altre associazioni sul territorio per celebrare i 150° anni della morte di Rossini a Lugo una delle città dell’infanzia di Rossini. Il festival ha animato i luoghi della città dal 30 luglio al 5 agosto con un discreto successo di pubblico ed un ottimo responso da parte della comunità cittadina, sicuramente un’iniziativa virtuosa che ha riportato la musica nella vita e nei luoghi cittadini vissuti quotidianamente.
Lugo è infatti la città natale del padre di Rossini, in questa città Rossini passerà alcuni anni della sua adolescenza, dal 1802 al 1804 vive in via Manfredi e si forma alla scuola musicale dei Canonici Malerbi che aveva sede appunto nella Villa Malerbi di Lugo. Nonostante la giovane età il compositore all’epoca da già sfoggio della sua predisposizione all’arte della musica tanto che gli era permesso esercitarsi all’organo della chiesa del Carmine proprio qui in piazza Baracca affianco al palco di questa sera. Rossini lascerà poi la cittadina romagnola per dedicarsi allo studio del canto e del piano al nascente conservatorio Giovanni Battista Mariani, qui guadagna il soprannome di tedeschino per via di alcuni tratti tipici delle sue composizioni, tratti che ritroviamo anche ne “La cambiale di matrimonio” nonostante la giovane età del compositore.
“La cambiale di matrimonio” va in scena nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia, un Rossini appena diciottenne esordisce in teatro con questa farsa musicata basata sull’omonimo dramma di Camillo Federici e messo in libretto da Gaetano Rossi. Rossini scrive “La cambiale di matrimonio” in pochissimi giorni, dettati dalla fretta di un ingaggio all’ultimo minuto. Nonostante la giovane età, la fretta dettata dalla necessità e forse la pressione di un debutto a teatro e la sfida di cimentarsi nel primo lavoro buffo (nel 1806 scrive l’opera seria Demetrio e Polibio ma andrà in scena solo nel 1812) il compositore Pesarese produce un’ottima partitura già solida e riconoscibilissima, nello stile e nella sostanza di un Rossini già maturo.
La trama è semplice ma da luogo a numerose gag e ottimi numeri musicali. L’impresario americano Slook cerca moglie e nel suo viaggio in Europa entra in contatto con Sir Tobia Mill che è intenzionato a cedere sua figlia Fanny all’americano. Ovviamente i due non hanno fatto i conti con Edoardo Milford, giovane innamorato di Fanny e con i due domestici Norton e Clarina che faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote ai piani dei due antagonisti e vi riusciranno con successo. La trama regge grazie all’ingenuità di Slook che crede che in Europa le donne vengano trattate come merci e scambiate come beni, tutta la vicenda infatti si anima intorno alla Cambiale di matrimonio che attesta il cedimento o la vendita del “capitale Fanny” a Slook.
Questa versione della Cambiale di matrimonio vede il Maestro Jacopo Rivani alla frizzante direzione dell’orchestra Arcangelo Corelli, già dall’overture l’orchestra risulta veloce frizzante e leggera, in pieno stile Rossiniano, una costante che accompagnerà il pubblico per tutta la durata della rappresentazione.
Michele Ricciardini si occupa delle scenografie, ci presenta un palco in perfetta continuità con il monumento in omaggio a Francesco Baracca. Sullo sfondo la statua del celebre aviatore fa da cornice ad un palco dall’ampio declivio posto sulle scalinate del monumento, un’operazione senza dubbio di grande impatto che riesce con successo ad integrare la rappresentazione con la piazza che diventa così protagonista a tutti gli effetti. Le luci nonostante siano per la maggior parte semplici piazzati blu o rossi coadiuvano le scelte registiche e scenografiche sostenendo l’azione e unendo lo spazio della rappresentazione con quello della piazza.
I costumi e il materiale scenico sono il risultato di una fortunata collaborazione con il Teatro Regio di Torino, costumi classici e di altissima qualità che danno vita vera ai personaggi. La regia di Silvia Morandini è modesta e subordinata alla messa in scena, senza fronzoli ne smanie i cantanti rimangono sempre ben visibili e riconoscibili. Il grande declivio sicuramente è stato una grossa sfida per la regista che tuttavia è riuscita a rendere l’opera ben fruibile al pubblico senza grosse sfide acrobatiche per gli interpreti. Notabili due botole installate sul palco dalle quali talvolta spuntavano i protagonisti, una simpatica trovata che ha dato un poco di brio alla serata.
Il cast dei cantanti in pieno stile Corelli è composto per la maggior parte da giovani. Giorgia Paci interpreta un’ottima Fanny che da il massimo nell’aria “Vorrei spiegarvi il giubilo” con ottimi acuti, voce chiara e nitida. Il tenore Massimo Montanari interpreta Edoardo Milfort che infine avrà la mano di Fanny. Il basso Giacomo Contro in questa produzione è Sir Tobia Mill, come Pierlugi Dilengite (Slook) è buono sul palco e nella dizione. Le parti dei domestici sono di Shuxin Li (Norton) e di Daniela Bertozzi (Clarina) che interpretano la parte senza infamia né gloria.