FABIO CANINO
interpreta liberamente stralci, ricordi, commenti e polemiche
dal libro di Sciltian Gastaldi
a cura di Angelo Savelli
una produzione Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi-Teatro Stabile di Innovazione
Il secondo e ultimo appuntamento con il Queer Theatre vede protagonista Fabio Canino che torna al Teatro di Rifredi dove negli anni novanta iniziò la sua folgorante carriera di attore/intrattenitore/provocatore con un inaspettato Gian Burrasca per bambini (…ma un po’ Gian Burrasca è sempre rimasto…) seguito a ruota da uno sfacciato e divertente Making porn e dall’indimenticabile Fiesta, omaggio trash, ma non solo, al mito di Raffaella Carrà.
Canino è senz’altro il personaggio dello spettacolo italiano più adeguato, per storia e carattere, a portare sulla scena l’irresistibile ironia, le situazioni e i dialoghi esplosivi del romanzo di Gastaldi.
Roma, anni ottanta. Tra cartoni animati, videoclip, film e telefilm, il protagonista di questo romanzo si crea un immaginario confuso e colorato. La televisione commerciale, vera grande babysitter dei nati in quei favolosi anni, scandisce i gusti e le scelte di questo bambino “metrosessuale” ovvero bisessuale che sente un irresistibile “calore dietro alle orecchie e un formicolio bizzarro in fondo allo stomaco” in presenza tanto di Heather Parisi che di Miguel Bosè, personaggi caratterizzati entrambi dal travolgente binomio “biondo-occhichiari”.
Le sue naturali e spontanee curiosità sul sesso si scontrano però con la consapevolezza di crescere in una famiglia “tipicamente italiana”, con un fratello maggiore virilmente iscritto al Movimento Sociale, una sorella integralista cattolica, un padre militare di carriera e una madre cantante di piano-bar, burrosa e un po’ svampita.
L’esilarante racconto dei graduali coming out ai famigliari, la scoperta degli ambienti omosessuali, le prime esperienze con compagne e ragazzi conosciuti per corrispondenza si intrecciano alle stravaganti e dettagliatissime informazioni sui “classici” di quegli anni.
La saga della famiglia Chiericato, che riassume in sé la storia del costume italiano di tre decenni, si conclude con lo storico World Gay Pride di Roma nel 2000.