Le serate di balletto costruite solamente attorno a una sola star possono rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se da un lato riescono a dimostrare tutte le potenzialità e le migliori qualità dei protagonisti, dall’altro possono rivelarne anche punti deboli, o mascherarli in programmi che non vanno al di fuori delle “comfort zone” e che si rivelano poco d’appeal per il pubblico.
Natalia Osipova, ex star del Bolshoi di Mosca e ora Principal del Royal Ballet, vince questa sfida con Pure Dance, in scena al Sadler’s Wells di Londra dal 13 al 16 Settembre.
Il programma risulta molto interessante: se siamo soliti vedere Osipova nei grandi ruoli di repertorio, questa volta la danzatrice si cimenta in nuovi stili.
Pure Dance è infatti un mix di 6 pezzi tradizionali e contemporanei, che portano la firma di grandi coreografi e che dimostrano il grande potere emotivo della danza.
Osipova danza a fianco di Jason Kittelberger, Jonathan Goddard e David Hallberg, quest’ultimo partner di eccellenza con cui dimostra una grandissima intesa.
I due sono impegnati in due pas de deux: il primo è The Leaves are Fading di Antony Tudor del 1975, un brano definito d’ ”heritage” sull’amore e sulla vita. Osipova risulta particolarmente a proprio agio nello stile raffinato di Tudor, di cui vive pienamente ogni sfumatura. Anche l’intesa con Hallberg funziona: leggeri come foglie mosse dal vento, i ballerini regalano una partnership di grande classe.
I due stupiscono anche con Valse Triste di Alexei Ratmanski, che debutta proprio al Sadlers Wells. Sulle toccanti note di Jean Sibelius, il brano è una piccola perla di stile. La partnership con Hallberg ancora una volta convince pienamente.
Flutter di Ivan Perez impegna invece Jonathan Goddard. Il brano è la rappresentazione metaforica di un salto nel nulla, dove il movimento esplora un mondo sospeso tra luce e ombra. La danza è fluida e leggera, tuttavia non di particolare impatto.
Six years later di Roy Assaf è una riflessione tra passato e presente, che rivive la relazione di due persone che si conoscono da sempre. Osipova danza con Jason Kittelberger, e questa volta il movimento passa in secondo piano a favore della teatralità della pièce.
Due a soli completano un programma variegano e complessivamente ben riuscito: In Absentia di Kim Brandstrup danzato da Hallberg e Ave Maria di Yuka Oishi, con cui Osipova conclude la serata in un concentrato di tecnica, amore e femminilità.
La danza trionfa, nonostante penalizzata dallo spazio limitato del palcoscenico del Sadler’s Wells.
Letizia Cantù