Quasi è una parola affascinante, sottovalutata. Gli avverbi non appassionano granché, ma talvolta sono imprescindibili. «È quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore» cantava De Gregori, e basterebbe questo a spiegare la potenza di un quasi. Etimologicamente significa “come se”, dunque “pressoché”, “a momenti”: è insieme una similitudine e un’indicazione temporale. Quasi Natale perché tra poco è Natale, ma soprattutto perché – forse dopo anni – sembra di nuovo, davvero Natale.
Quasi Natale è l’incontro di quattro individui, pochi giorni prima del 25 dicembre. Tre fratelli, una sconosciuta. E un’ombra. Nella vecchia casa dove hanno convissuto da piccoli, Isidoro (Francesco Colella), Chiara (Anna Bellato) e Michele (Leonardo Maddalena) riscoprono un legame che avevano perso, mentre sono in attesa di parlare con la madre, che è all’ospedale e ha chiesto di vederli tutti e tre, per dire loro qualcosa che non viene svelato. Con loro c’è Miriam (Silvia D’Amico), capitata lì per caso, anche se il caso spesso le azzecca queste cose, sembra quasi che le architetti a sommo studio. E poi c’è il Natale, alle porte ma già dentro casa, con le sue lucine capricciose sugli alberi e la sua capacità di farci avvicinare, anche se non vogliamo. La finta imposizione di dover stare tutti insieme non nasconde che un bisogno reale di avere qualcuno al proprio fianco. Poi c’è chi ci riesce di più e chi di meno, a sfruttare l’occasione di avere quelle persone vicine. Chi vive un Natale da spot pubblicitario e chi un quasi Natale.
Presi dalla malattia della madre, i protagonisti cercano di seguire ciò che i canoni di comportamento impongono loro di fare. Vogliono andare tutti insieme in ospedale, prendersi cura dell’ospite, comportarsi da vera famiglia. E inciampano, ognuno sulle sue fragilità. Su una storia d’amore finita, su una malcelata solitudine, sulla gabbia dell’immagine che si vuol dare di noi. Inciampano e si urtano tra loro, colpendosi e impedendosi a vicenda la caduta.
Non sono soli. In casa si sente forte la presenza della madre, nei ricordi, negli oggetti, nello sguardo di Miriam. È a tutti gli effetti un personaggio dello spettacolo, che non si vede ma partecipa, provocando reazioni negli altri. Nessuno sa cosa voglia dire ai figli, distesa su quel letto d’ospedale, ma alla fine riesce a comunicare con loro e a fornire gli elementi che li porteranno a comunicare fra loro stessi.
I dialoghi sono spesso interrotti, talvolta solo rotti. Chissà se alla fine Michele la spremuta se la fa da solo o gliela prepara Isidoro. Non importa. Quello che conta è che di spremute Michele e Isidoro non parlano da mesi, probabilmente da anni, come di tutto il resto. E ora sono lì, tutti e quattro insieme, a cercare telecomandi e a trovare polpette. Quasi una famiglia.
Teatrodilina torna alle Spiagge con un regalo di Natale davvero gradito, di quelli pensati da chi ti conosce bene. Sulle note di Vita vita – Mina quasi Jannacci, 1977 – va in scena la magia di un Natale atipico, spirituale, liberatorio. Un quasi Natale.