Che attraverso la danza un artista elabori una approfondita ricerca sul proprio corpo e sulla propria presenza fisica entro uno spazio è normale. Altresì, è opportuno e pertinente ritenere che da un simile lavoro di ricerca su di “sé” il performer esca mutato – tanto nei confronti del proprio corpo, della percezione della propria stessa fisicità, quanto agli occhi della platea.
Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, tra i massimi promulgatori della ricerca teatrale avviata da Jerzy Grotowsky, racconta nelle sue note di regia di non essere riuscito a scorgere nel corpo mutato di Lorenzo Gleijeses nessun altro riferimento oltre a quello de La metamorfosi kafkiana, paragonando le contorsioni di Gleijeses a «uno scarafaggio rovesciato sul dorso». Accadeva all’Odin Teatret di Holstebro, Danimarca, nel 2015, in presenza della regista Julia Varley e del tecnico Mirto Baliani, gli altri coinvolti in questa lunga e cangiante produzione ospitata dalla Fondazione TPE al Teatro Astra di Torino.
La caparbietà di Gleijeses e la distaccata opinione dei registi Barba e Varley hanno favorito la mutazione dello spettacolo dallo stadio germinale alla drammatizzazione del testo di Kafka, metafora dell’alienazione prodotta dalla routine quotidiana. Il punto di vista di Gleijeses è quello di un danzatore che riconosce nella sofferta ripetizione delle rehearsals una simile alienazione, un distacco dalla realtà che combacia con la graduale immedesimazione con l’oggetto della sua performance: l’insetto, lo scarafaggio, l’animale e il non-umano.
Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa è dunque uno spettacolo concepito da più menti, ma se riesce difficile discernere la narrazione dal suo interprete unico è a Lorenzo Gleijseses che va riconosciuto il grosso del lavoro. Il danzatore incontra l’interprete, restituendo una voce auto-polemica e caustica al rapporto distaccato (mediato dalla costante presenza del telefono, totem dell’alienazione contemporanea) con la sua fidanzata e con suo padre, riecheggiando la Lettera al padre, altro importante testo di Franz Kafka. Alla rappresentazione scenica della mutazione/metamorfosi del danzatore – giocata sull’interazione tra corpo, scena e le luci/suoni orchestrati da Baliani – si alterna dunque una motivazione prosaica della metamorfosi di Gregor Samsa (non esplicitata, invece, in Kafka).
Come tutte le attività umane, sembra sottintendere lo spettacolo, anche l’arte è soggetta a quel tipo di masochistica alienazione. La routine dell’artista nella sua ricerca della propria espressione fisica e verbale non si distanzia poi troppo da quell’incredibile somiglianza degli esseri umani con gli insetti additata da Kafka.
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Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa
di e con Lorenzo Gleijeses
regia e drammaturgia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses, Julia Varley
suono e luci Mirto Baliani
consulenza drammaturgica Chiara Lagani
spazio scenico Roberto Crea
assistente alla regia Manolo Muoio
produzione Fondazione TPE, Nordisk TeaterLaboratorium, Gitiesse Artisti Riuniti, con il sostegno di Centro Coreografico Körper