“I maschi. Di quello che fanno si parla sempre. Di come cambiano, di cosa provano, di cosa sentono, poco. Quasi niente. Il femminile è sotto esame, lo si sviscera, lo si difende, lo si comprende. Il maschile si dà per scontato come un’attitudine immutabile, sempre uguale. Qualcosa si dice sull’omosessualità maschile. Per il resto poco. Quasi niente.”
Tre autori, Massimo Sgorbani, Giampaolo Spinato, Roberto Traverso hanno scritto questo testo sulla maschilità, quella eterosessuale, integrata, data per positiva, quella che produce, che è riconosciuta come bene, come “potente”, come qualcosa che ancora guida le sorti del mondo. Ma dietro tutti questi aspetti c’è quello che nessuno dice. Ci sono gli andamenti profondi, le ombre, quello che non è “in azione”, che non produce, quello che si muove sotto.
La vera emancipazione sessuale e di genere è integrare in ciascuno i poli di maschile e femminile. Ma se del maschile in termini non attivi non se ne parla mai quest’emancipazione risulta impossibile. Ne sono uscite tre storie che compongono un unico quadro, un’unica musica, un unico grido di battaglia (o di dolore). Alex Cendron, uno degli attori più raffinati della sua generazione, incarna tutti e tre restituendo un’unica storia, quella di un uomo che resiste alla debolezza fino a schiantarsi.
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Alex Cendron si diploma a pieni voti nel 2004 alla Civica accademia d’arte drammatica Nico Pepe di Udine, recita principalmente in produzioni indipendenti, collaborando anche, saltuariamente, con teatri stabili. Privilegia l’interpretazione di personaggi della drammaturgia contemporanea, recitando in testi di Pier Paolo Pasolini, Giovanni Testori, Renata Ciaravino, Sergio Pierattini, Francesca Sangalli e nel Cechov riscritto da Leo Muscato. È stato al fianco di Massimo Popolizio nel John Gabriel Borkman di Ibsen per la regia di Piero Maccarinelli. Lavora in produzioni televisive RAI e in alcuni Film per il cinema, interpretando piccoli ruoli al fianco di Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Enrico Brignano, Neri Marcorè, Alessandro Gassmann, Marco Giallini; oltre che in spot pubblicitari per molti prodotti commerciali. Si dedica a svariati cortometraggi con nuovi registi e si sperimenta egli stesso come regista in teatro nella trilogia di produzione della Giovio15 PRiMIDIA – MiDIA – RiMIDIA. Si interessa di commistioni artistiche con psicologia, neuroscienze, chiromanzia e mentalismo.
Nel foyer del teatro nei giorni dello spettacolo sarà allestita l’esposizione fotografica “me(n)” a cura Arianna Novaga, da un progetto di Alex Cendron con le fotografie di Laila Pozzo. “Il corpo nudo è sacro e profano, edonista e ascetico, seduttivo e innocente, pone il problema del riconoscersi e allo stesso tempo ci rende tutti uguali. Esseri indifesi, perfetti, come macchine dalla meccanica accurata, dalla forma compiuta. La tensione verso una stabilità, la ricerca di un bilanciamento, il corpo che fa da contrappunto allo spazio vuoto e che, come una forma pulsante, lo riempie tirannicamente pur rimanendo sospeso tra le sue maglie, rappresentano in fondo una condizione esistenziale.”
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Venerdì 01 Febbraio 2019 e Sabato 02 Febbraio 2019 ore 21:00 – Stagione Prosa
FUCK ME(N). Studi sull’evoluzione del genere maschile
di Massimo Sgorbani, Giampaolo Spinato, Roberto Traverso
con Alex Cendron
regia Carlo Compare
da un’idea di Renata Ciaravino
musiche di Paolo Coletta
produzione Festival Mixitè, Dionisi Compagnia Teatrale