L’immagine di un uomo di colore impiccato a un albero. Si apre così La Forza del Destino costruita da Tobias Kratzer e dal suo team per il nuovo allestimento dell’Opera di Francoforte. Nella lettura del regista tedesco, già artefice a Francoforte di un’applaudita Africaine (https://www.teatrionline.com/2018/03/lafricaine-atterra-a-francoforte/) e in procinto di esordire a Bayreuth con il nuovo Tannhäuser (https://www.bayreuther-festspiele.de/programm/auffuehrungen/tannhaeuser/), il razzismo è il motore primo del Destino e della violenza che esso genera. Di fatto anche nell’originale verdiano l’impurità del sangue è la causa originale del dramma. Kratzer sposta l’intera vicenda negli Stati Uniti e crea un excursus di 150 anni nella storia americana e nella sua violenza razziale. Dallo schiavismo a Black Lives Matter. Un viaggio, a tratti crudo e a tratti caricaturale, attraverso l’esclusione e l’odio per il diverso. Il plot originale di Francesco Maria Piave, che si estende per mezzo decennio e rimbalza fra Spagna e Italia, è dispersivo e non semplice da portare in scena. Basti pensare che a Francoforte l’ultima rappresentazione scenica risaliva a metà anni settanta. Ben venga quindi una riscrittura che ne ravvivi la carica drammatica. La prima parte dello spettacolo è di forte impatto. La storia si apre in una piantagione del sud degli Stati Uniti. Il marchese di Calatrava è un latifondista e don Alvaro uno schiavo. Una scena alla Via col Vento che presto invece diventa un passaggio à la Django Unchained per la carica feroce di odio razziale. Il colpo fatale di pistola viene provocato da una frustata del Marchese.
Leonora (Michelle Bradley) e Don Alvaro (Hovhannes Ayvazyan) sono doppiati sul fondo della scena da un filmato che rende l’azione ancora più intensa. En passant, il Don Alvaro del video è Thesele Kemane, dal 2016 al 2018 in forza agli Opernstudios dell’Opera di Francoforte, che sfoggia doti interpretative fuori dal comune. Lo rivedremo nello show down finale. Grottesco e divertente il saloon Playmobil del secondo quadro, in cui si muove la veggente e discinta Preziosilla (ottima Judita Nagyová per voce e capacità recitative) che incita i soldati confederati alla guerra. La rivedremo nella giungla vietnamita, in vesti di coniglietta a tirare su il morale delle truppe assieme ad altre due pin-up statuarie. La seconda parte dello spettacolo perde velocità e mordente, fra un Vietnam di maniera (elicotteri alla Apocalipse Now inclusi) e ambienti chiusi. Anche il tema del razzismo recede un po’ in secondo piano e l’attenzione si sposta sulla perversione della guerra. I marines americani giocano alla roulette russa con i prigionieri vietnamiti. Lo spettacolo riprende vigore alla fine quando due cattivi poliziotti bianchi crivellano di colpi il buon Alvaro.
L’edizione presentata a Francoforte è infatti quella della prima versione del 1862 che prevede un Grand Guignol finale. Lo spettacolo di Kratzer, sovraccarico e provocatorio, produce spunti di riflessione. Il risultato è a tratti divertente e bisogna dare atto al regista e al suo team della quantità e della precisione del lavoro tecnico che sostiene la messinscena. È certo uno spettacolo che non annoia e che non si scorda facilmente, per tutto quello che può significare. D’altra parte la ridondanza d’immagini, riferimenti e video sottopone spesso lo spettatore a una sorta di multitasking e a volte risulta difficile fissare l’attenzione sulla musica e sui cantanti.
Michelle Bradley, giovane soprano americano al suo debutto a Francoforte dopo aver cantato Aida a Nancy, è una Leonora di grande potenza vocale che riempie il teatro di volumi e di bei colori, fin da “Madre, pietosa vergine”, affrontata di slancio e con facilità. Aderisce bene al personaggio e raramente toglie il piede dal gas, anche se a volte un po’ più di tenerezza e di misura non avrebbero guastato, come nell’accorata melodia di “Pace, pace, mio Dio. Christopher Maltman (Don Carlo di Vargas) e Hovhannes Ayvazyan (Don Alvaro) si affrontano per tutta l’opera con voce e gesto virile. Infuocato di passione il duetto dell’ultimo atto. Christopher Maltman, baritono eccellente per volume e fraseggio, si cala bene in un personaggio che è un’autentica macchina di odio, fine nella recitazione e nell’espressione del volto. Molto apprezzata per forza e colore vocale la sua “Urna fatale del mio destino”. Il tenore Hovhannes Ayvazyan, è credibile nella parte dell’innamorato ardente prima e malinconico dopo. Il basso tedesco Franz-Josef Selig, apprezzato per i suoi ruoli wagneriani, restituisce gli accenti rabbiosi del Marchese di Calatrava e quelli più nobili del Padre Guardiano (occasionalmente travisato da capo del Ku Klux Klan); raffinato il suo duetto con Leonora. Odiosamente accattivante Craig Colclough nei panni di Melitone, frate ben poco caritatevole che anticipa certi personaggi comico-grotteschi del Verdi più tardo. Felice la scelta dei comprimari. Jader Bignamini, già in buca a Francoforte per Il Trovatore della stagione 2017/18, dirige la Frankfurter Opern- und Museumsorchester con piglio deciso e giusto risalto per il colore verdiano della partitura.
Pubblico prodigo di applausi, anche se alla prima sono echeggiate contestazioni per la regia.
https://oper-frankfurt.de/de/mediathek/?id_media=169
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LA FORZA DEL DESTINO
Giuseppe Verdi 1813-1901
Opera in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Don Álvaro o La fuerza del sino (1835) di Ángel de Saavedra
Prima assoluta il 10 novembre 1862, San Pietroburgo.
In italiano con sovratitoli in tedesco e inglese
Direttore Jader Bignamini
Regia Tobias Kratzer
Scene e costumi Rainer Sellmaier
Video Manuel Braun
Luci Joachim Klein
Maestro del coro Tilman Michael
Drammaturgia Konrad Kuhn
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Cast
Marchese von Calatrava / Padre Guardiano Franz-Josef Selig
Leonora Michelle Bradley
Don Carlo di Vargas Christopher Maltman
Don Alvaro Hovhannes Ayvazyan
Preziosilla Judita Nagyová
Fra Melitone Craig Colclough
Curra Nina Tarandek
Un alcade Dietrich Volle
Mastro Trabuco Michael McCown
Un chirurgo militare Anatolii Suprun
Chor dell’Opera di Francoforte
Frankfurter Opern- und Museumsorchester