di Emanuele Aldrovandi
con Filippo Bedeschi, Luca Mammoli, Federica Ombrato, Alessandro Vezzani
regia Marco Maccieri, Angela Ruozzi
scene Antonio Panzuto | disegno luci Silvia Clai | costumi Rosa Mariotti
con la consulenza scientifica del prof. Marco Giampieretti
produzione Centro Teatrale MaMiMò
spettacolo vincitore del Premio del pubblico al Festival di Resistenza 2017
spettacolo finalista InBox 2018 | spettacolo selezione Visionari Kilowatt Festival 2018
prima milanese
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Il 19 febbraio debutta presso il Teatro Filodrammatici, in prima milanese, il nuovo lavoro del drammaturgo Emanuele Aldrovandi. La compagnia MaMiMò porta in scena un thriller filosofico e surreale che si gioca tra campo da basket e Costituzione.
“È possibile un pensiero ideologico in un’epoca post-ideologica?”
Una partita rissosa, un fallo non fischiato e un braccio rotto, oltre a innescare un meccanismo drammaturgico tragico ed esilarante, portano a riflettere sull’importanza delle regole, sia su un campo da basket che nella costruzione di un Paese e nella vita di una famiglia. È questo il tema centrale dello spettacolo e, come spesso accade nei testi di Aldrovandi, la possibile risposta a un quesito universale arriva da un fatto banale. Da De Gasperi a Michael Jordan, il campo da basket diventa dunque parafrasi della nostra Italia di oggi, una società post-ideologica in cui però ha ancora senso parlare del dualismo tra legge e libertà, individualismo e bene comune, potere e anarchia, idealismo e utilitarismo.
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PERSONAGGI
Giuseppe (Luca Mammoli): storico, ricercatore universitario, mille euro al mese. Sta preparando, con grandi difficoltà di stesura, un discorso per la celebrazione del 2 giugno, Festa della Repubblica italiana.
Moglie (Federica Ombrato): in dolce attesa, sarà licenziata non appena il suo datore di lavoro se ne accorgerà. Incoraggia il marito a scrivere il discorso convinta che sia un modo per avere successo e far quadrare i bilanci familiari.
Figlio (Filippo Bedeschi): disoccupato, a rischio neet, gioca a basket e ha dei seri problemi di gestione della propria collera.
Arbitro (Alessandro Vezzani): come hobby dirige partite di basket, di mestiere fa colloqui di lavoro.
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NOTE DI REGIA
Un muro rosso. Una lavagna per appuntare i pensieri. Un ambiente nel quale si entra e si esce senza che si trasformi mai. Un playground, uno spazio di gioco, forse un salotto, forse uno spogliatoio. Questo lo spazio di messinscena di Nessuna pietà per l’arbitro, una parabola teatrale contemporanea in cui una tipica famiglia italiana, un’ipotetica microsocietà, gioca a basket e nel frattempo si interroga sul senso delle leggi e sui valori che regolano le proprie scelte.
Le leggi si possono accettare come strada per costruire un mondo migliore, questo pensa Giuseppe, il padre; possono essere sfruttate a proprio favore per il successo personale, questo pensa Moglie; oppure sono un obbligo dettato dall’alto a punire l’espressione dell’io individuale, questo pensa Figlio. Il diverso rapporto con le regole, qui esplicitato dal punto di vista dei vari personaggi, è a nostro parere insito nella coscienza dell’uomo contemporaneo. A cosa servono le leggi? I principi fondanti dei nostri padri costituenti sono ancora validi per noi? E noi, potremmo scriverne di nuovi e migliori?
La famiglia in scena, in assenza di un’immagine condivisa di futuro da consegnare “ai propri figli”, si “suicida” di un’abbondanza di conquiste personali. Ed è proprio l’arbitro, rappresentante della legge, a pagarne le spese. La vicenda famigliare e il “problema arbitro” diventa pretesto per sviluppare i conflitti etici: individualismo-collettività, potere-anarchia, potere-libertà, utilitarismo bene comune, giusto-utile. Un percorso che ci sprona a interrogarci sulla natura del tempo presente e sulla necessità o meno di migliorarlo attraverso una visione condivisa di futuro.
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EMANUELE ALDROVANDI
Nato a Reggio Emilia nel 1985, si è formato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Ha ricevuto alcuni dei più importanti riconoscimenti per la nuova drammaturgia, fra cui il Premio Hystrio Scritture di Scena 2015 con Farfalle, il Premio Riccione Tondelli 2013 con Homicide House, il Premio Fersen 2013 con Il generale e il Premio Pirandello 2012 con Felicità. Nel 2015 ha vinto il Premio Mario Giusti del Teatro Stabile di Catania, è stato selezionato dal bando “Racconti di Guerra e di Pace i testi” del Teatro Stabile del Veneto e ha partecipato al Festival PIIGS di Barcellona. È stato scelto fra gli autori italiani per il progetto europeo Fabulamundi Playwriting Europe. Collabora stabilmente con il Centro Teatrale MaMiMò come dramaturg di compagnia. I suoi testi teatrali sono pubblicati da CUE Press.
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CENTRO TEATRALE MAMIMÒ
Il Centro Teatrale MaMiMò è un polo culturale nato nel 2004 e gestisce il Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia e al cui interno sono attive una Compagnia, che produce spettacoli di prosa, teatro ragazzi ed eventi culturali, e una Scuola di Teatro. La forma artistica è quella di un teatro colto e popolare insieme, atto collettivo di un gruppo riunito da una visione comune. Il Centro Teatrale MaMiMò è sostenuto dal 2012 dalla Regione Emilia Romagna come Organismo di produzione di spettacolo attraverso la L.13/1999, ed è riconosciuto dal MiBacT come Impresa di produzione di teatro di innovazione nell’ambito della sperimentazione. www.mamimo.it
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Nessuna pietà per l’arbitro
Durata: 80′
Dal 19 al 24 febbraio 2019-Teatro Filodrammatici di Milano
ORARI DI RAPPRESENTAZIONE: martedì, giovedì e sabato ore 21.00 | mercoledì e venerdì ore 19.30 | domenica ore 16,00
BIGLIETTI: Intero: 22.00 euro | ridotto convenzionati: 18.00 euro | ridotto under 30: 16 euro | ridotto over 65 e under 18: 11 euro | online con prezzo dinamico: da 11 euro
www.teatrofilodrammatici.eu tel. 02 36727550