Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle all the ways. O se preferite l’italica versione: Din don dan, Din don dan, Che felicitàààà.
Natale vuol dire questo. Canzoncine spensierate e l’immancabile hit dicembrina di Michael Bublé.
Natale vuol dire innumerevoli cene degli auguri e salti mortali per riuscire ad incastrarle tutte.
Natale vuol dire regali fatti con estrema calma un mese prima o fatti all’ultimo instante dell’ultimo minuto del 24 dicembre prima della chiusura dei negozi.
Natale vuol dire l’eterna lotta senza vincitore fra pandoro e panettone.
Ma, soprattutto, Natale vuol dire “Una poltrona per due” ed una programmazione tv di tanti teneri e zuccherosi film con neve e abeti addobbati, tavole imbandite, bontà nell’aria e la convinzione che in questo speciale giorno dell’anno siamo tutti più buoni.
Certo mi piace l’idea di stendermi sul divano, dopo un lauto pasto, a canticchiare Supercalifragilistichespiralidoso, e ha sempre qualcosa di magico e rassicurante stare avvolti in una copertina a guardare i classici Disney, ma, ecco, se avete intenzione di passare delle feste natalizie un po’ diverse, mi piacerebbe suggerirvi dei film alternativi che potrebbero avere, come unica controindicazione, quella di rendervi indigesti quei due primi, tre secondi, dieci contorni e cinque dolci che vi ha fatto ingozzare vostra madre.
Per quest’anno niente “A Christmas Carol” o “Mamma ho perso l’aereo” ma tre succose pellicole horror a tema natalizio.
Il primo consiglio che vi do è “Black Christmas”, film del 1974 di Bob Clarke che, malgrado non abbia raggiunto il successo dei vari “Halloween”, “Venerdì 13” o “Nightmare”, è considerato, da molti, il vero padre degli slasher movie.
In una confraternita femminile, durante la notte di Natale, inizia a squillare il telefono e le ragazze, riunite per festeggiare, vengono disturbate da alcune strane telefonate. C’è qualcuno dall’altro capo della cornetta che le vuole terrorizzare, e lo fa con dei lunghi sospiri e minacce di morte.
Siamo negli anni ’70, in piena rivoluzione sessuale, e nessuna delle ragazze sembra raffigurare la virginale scream queen che, qualche anno dopo, sarà rappresentata da una giovanissima Jamie Lee Curtis in “Halloween”. Barb beve come una spugna e parla di fellatio senza alcun tipo di pudore, Jess annuncia al fidanzato che è incinta e che ha già deciso di abortire ed anche la sorvegliante, Mrs. Mac, non è esattamente integerrima come la signorina Rottermaier.
In Italia il film è stato tradotto come “Un Natale rosso sangue”, ma più che rosso questo film è nero, come si specifica nel titolo originale. Non ci sono scene in cui vediamo esplosioni ematiche ma ciò su cui si fonda la paura sono il mistero e la suspense. Nel 2007 Glenn Morgan, regista di “Final Destination”, ha realizzato un remake di questo piccolo classico ma, a leggere da varie recensioni, sembra che il mondo intero potesse benissimo farne a meno.
Il secondo consiglio è “Silent Night, Deadly Night”, film del 1984 di Charles E. Sellier Jr., tradotto in Italiano “Natale di sangue”, perché a noi i titoli piace storpiarli sempre e comunque.
Mentre l’autoradio diffonde una rassicurante musichetta, un’allegra famigliola è in auto per andare a trovare il nonno, in clinica psichiatrica, per la vigilia di Natale. La biondissima mamma promette al figlio maggiore che per quella notte sono previste delle grandi sorprese. Sorprese speciali che presagisce anche l’amorevole nonnino, in un dialogo inquietante in cui spiega al nipote come Babbo Natale faccia doni solo ai bambini che sono stati buoni, per tutti gli altri sono previste delle severe punizioni.
Ed infatti, sulla via del ritorno a casa, quello che trova la famiglia Chapman non sarà un pacioso Santa Claus, ma un uomo con il caratteristico vestito rosso e la barba finta che, invece di avere in mano un sacco di doni, ha una pistola. I genitori del povero Billy saranno uccisi, mentre lui e il fratellino si salveranno e avranno la somma “fortuna” di essere portati in orfanotrofio per essere cresciuti e accuditi dalla madre superiora, i cui modi gentili ricordano quelli del sergente maggiore Hartman.
Billy sarebbe anche un bravo bambino, ma il fatto di essere stato educato a pane e bacchettate ed aver visto la mattanza di babbo e mamma, ha lasciato in lui alcune turbe. Turbe che potrebbero rimanere anche sedate una volta uscito dall’orfanotrofio, ormai diciottenne, se le persone che incontra avessero l’accortezza di non ricordargli quanto sia bello il Natale. Così, stuzzica oggi, stuzzica domani, il delirio esploderà e Billy impugnerà asce e coltelli per trasformarsi nel suo peggior incubo, ovvero un terrificante e sanguinoso Santa Claus.
Al momento dell’uscita il film ricevette una dura opposizione da parte dei critici e dei gruppi dei genitori, che resero il film un flop al botteghino perché, come la storia insegna, “si può scherzare coi fanti, ma non si devono toccare i santi”. E Babbo Natale, in quanto figura sacra, icona di tenerezza e bontà, non poteva mai e poi mai essere rappresentato come un assassino. A rischio c’era la sua aura magica.
Il terzo e ultimo film per un Merry Christmas è “Krampus”, un horror comedy del 2015 di Michael Dougherty, che vi farà rimpiangere e mettere in dubbio il detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”.
Il film si apre con scene di ordinaria follia natalizia, fra assalti ai centri commerciali e lotte senza esclusione di colpi per accaparrarsi l’ultimo pupazzo di Masha e Orso o l’ultima macchinina dei Super Pigiamini. Perché, certo, la cosa importante è passare un Natale in pace e in armonia, ed è il pensiero quello che conta. Ma fino ad un certo punto.
Mancano tre giorni al 25 dicembre e la famiglia Engel – composta da babbo Tom, mamma Sarah (Toni Colette che, dopo “Il sesto senso”, sembra averci preso gusto con gli horror e con strane presenze casalinghe), i due figli Beth e Max e la teutonica nonna – sta aspettando impazientemente i deliziosi parenti, che si presenteranno pieni di cattivi sentimenti e maleducazione.
La cena fra i borghesi Engel e i parenti white trash va come deve andare. Ovvero male. Talmente male che il povero Max se ne va in camera piangendo e strappando la letterina in cui aveva scritto i suoi desideri a Babbo Natale. Da qui in poi si scateneranno delle strane forze oscure e nella cittadina americana, dopo una repentina perturbazione siberiana che porterà centimetri di neve, si paleseranno, balzellando sui tetti, dei brutti, inquietanti e pelosi specie di Big Foot demoniaci.
Sono i cosiddetti Krampus, non molto famosi nella nostra cultura ma che, se vi affacciate nelle vicine Alpi, potrete vedere il 5 dicembre, il giorno prima della festa di San Nicola, che si celebra nelle zone alpine di lingua tedesca. Questi Krampus (dal bavarese krampn, ovvero “morto”, “putrefatto”, oppure dal termine kramp, che in tedesco significa “artiglio”) provengono probabilmente da riti celtici, e sono uomini-caproni che accompagnano Nikolaus con il compito di punire i bambini cattivi.
E anche nel film di Michael Dougherty dovranno punire la famiglia Engel ed i loro parenti, rei di aver sgretolato lo spirito del Natale.
Quindi, ricordatevi. Fate i buoni, non strappate letterine, state attenti a chi si nasconde dietro ad abiti rossi e barbe bianche, e passate un dolce e felice Scary Christmas.