Moses Pendleton ci ha abituati alla suggestione poetica delle sue creazioni oniriche, eppure continua ancora a suscitare meraviglia con gli illusionismi e l’acrobatica maestria dei suoi danzatori che riproducono sul palcoscenico immagini fiabesche e ammalianti.
In questa nuova creazione, presentata in prima mondiale a Roma, il coreografo invade il palcoscenico con i personaggi fiabeschi di Alice nello spettacolo per la Filarmonica Romana e il Teatro Olimpico nell’ambito della nona edizione del Festival internazionale della Danza.
Nato dalla fantasia di Lewis Carroll per incantare una bambina di 10 anni, il mondo alla rovescia della piccola Alice si anima sotto i nostri occhi senza particolari effetti speciali e trucchi, solo grazie al virtuosismo acrobatico dei ballerini che rendono i loro corpi materia plasmabile, al sapiente gioco di luci e all’uso di tessuti tecnologici che sembrano palpitare di vita propria.
“Potresti dirmi per favore quale strada devo prendere per uscire da qui?” “Tutto dipende da dove vuoi andare” “Non mi importa molto” “Allora non importa quale via sceglierai” è il colloquio tra Alice e lo Stregatto, l’inverosimile animale che fa affermazioni sagge. Questo è il mondo onirico scaturito dalla creatività di un timido professore di matematica dell’epoca vittoriana che ha popolato un mondo sotterraneo di creature surreali e sapienti, imprevedibili ma capaci di dare consigli assennati, rappresentazione di un inconscio che si manifesta attraverso il sogno. Pendleton trae ispirazione da questo caleidoscopio di figure immaginifiche creando effetti sbalorditivi di corpi intrecciati che si combinano in varie forme e giochi ottici ricorrendo all’illuminotecnica, facendo fluttuare e allungare i corpi per dar vita alle inverosimili e immaginifiche visioni.
I sette abili danzatori Momix (MO come Moses e MIX come miscellanea di stili delle sperimentazioni del gruppo) sono Heather Conn, Gregory DeArmond, Seah Hagan, Hannah Klinkman, Sean Langford, Jade Primicias, Colton Wall.
Dalla sinergia fra abilità degli artisti, creatività dell’autore, fantasiosità del costumista nello sfruttare la tecnologia dei tessuti, sapienza delle luci, suggestione delle musiche, il poliedrico Pendleton disegna insieme a Cynthia Quinn uno spettacolo indimenticabile che ci proietta nel profondo dell’inconscio per vedere sogni, incubi e ossessioni proiettati nel caleidoscopio di forme e colori di una fiabesca natura animata, in perenne metamorfosi.
Alice che volteggia sull’altalena in un giorno d’estate, il Bianconiglio, il Cappellaio matto, lo Stregatto, la Regina di cuori, il Bruco, il Ragno, il giardino dei fiori vivi, il corpo di Alice che si allunga a dismisura sono gli incantesimi di Alice nel paese delle meraviglie e di Alice attraverso lo specchio mediati dall capacità inventiva del poliedrico Pendleton che, oltre ad essere l’ideatore dello spettacolo insieme a Cynthia Quinn lo dirige, con i costumi disegnati e realizzati da Phoebe Katzin.
La musica è una vera colonna sonora sull’assemblaggio di tanti brani musicali composti nel ‘900 sui temi di Alice, la tana del coniglio e tutti i sogni popolati di creature immaginifiche.
“Vedo Alice come un invito a inventare, a fantasticare, a sovvertire la nostra percezione del mondo, ad aprirsi all’impossibile. Il palcoscenico è il mio narghilè, il mio fungo, la mia tana del coniglio” afferma il regista/coreografo, che ogni mattina si fonde letteralmente con la natura tuffandosi in un lago gelato, e passa molto tempo ad analizzare il mondo dei sogni.
Nel periodo dello spettacolo al piano superiore è allestita la mostra “Gesti senza fine” dedicata a Lindsay Kemp, omaggio al coreografo scomparso recentemente che trent’anni fa portò sul palco del Teatro Olimpico la sua particolarissima Alice.