E voi che cosa sareste disposti a fare? È questa la domanda che muove La cena delle belve, pluripremiato spettacolo di Vahé Katchà (tre Molières) in scena al Teatro Quirino di Roma (fino al 3 marzo) con un ottimo cast corale alle prese con un testo che mette a nudo le vanità e le debolezze dell’Umanità nel corso della Storia svelando crudelmente quello che ciascuno sarebbe disposto a fare pur di salvarsi.
La versione italiana è curata da Vincenzo Cerami ed l’ultimo lavoro dello scrittore (che ha adattato l’elaborazione drammaturgica di Julien Sibre che con Virginia Acqua cura anche la regia associata) che arriva in scena grazie a Gianluca Ramazzotti produttore dello spettacolo che ha inseguito il testo dal 2013 innamorandosi del suo potere drammaturgico. È stato proprio Ramazzotti, rimasto folgorato dal testo ad inseguire Cerami chiedendogli di realizzare una versione italiana: e la mano di Cerami che sposta l’azione dalla Francia all’Italia occupata dai nazisti nel 1943, scatena inevitabilmente una forte immedesimazione del pubblico.
La commedia, feroce e crudele, ma al tempo stesso venata di ironia, come solo il cinema italiano è riuscito ad essere, viene ambientata a Piazza Verbano a Roma: il libraio Vittorio, Ruben Rigillo, e sua moglie Sofia, Marianella Bargilli, organizzano una cena a casa per festeggiare il compleanno della donna riunendo un gruppo eterogeneo di amici. Ci sono un dottore pavido dalle malcelate simpatie naziste, ruolo sgradevole che Ramazzotti riserva per sé, Pietro (Francesco Bonomo) un reduce di guerra rimasto cieco, Andrea (Maurizio Donadoni), un ricco uomo d’affari che non disdegna di collaborare con i tedeschi se necessario, Vincenzo (Emanuele Salce), un raffinato professore omosessuale e Francesca (Silvia Siravo), vedova di guerra che vorrebbe unirsi alla Resistenza.
La tranquilla serata diventa un incubo trasformando gli amici in belve, pronte e sacrificare l’altro usando ogni mezzo (anche illecito a disposizione) per salvare la propria vita quando in un attentato vengono uccisi due ufficiali tedeschi e la Gestapo chiede in cambio due ostaggi da giustiziare per rappresaglia. Ma chi si farà avanti e che cosa si è disposti a dar per salvarsi? Il confine fra moralità e immoralità diventa veramente labile; l’istinto di sopravvivenza lascia emergere il peggio di sé in un gioco al massacro che mostra la natura umana in tutta la sua complessità.
Improvvisamente l’amicizia viene messa da parte e ognuno pensa a salvarsi la pelle.con ogni mezzo a disposizione mettendo un mostra le debolezze e le meschinità le bugie.
Il testo plasmato da Cerami assume un intenso valore cinematografico con tanti personaggi che sembrano usciti dagli schermi del nostro cinema in una storia in grado di coniugare crudeltà e ironia, inserendo peculiarità tutte italiane.
Resta avvincente il ritmo della commedia che alterna l’ironia alla crudeltà e senza rinunciare al tono della commedia in un dramma umano della storia.
Il cast corale di attori mostra una inevitabile discesa verso l’inferno in una situazione senza non risieri dovendo affidarsi al caso: ma il destino di mette lo zampino anche in una vicenda storica ben rievocata dalle scene e dai costumi arricchiti dalle immagini animate proiettate che regalano un tocco di modernità in un dramma senza tempo. In scena fino al 3 marzo al Teatro Quirino di Roma.