diretto da NICHOLAS MCARTHY
con TAYLOR SCHILLING, JACKSON ROBERT SCOTT, COLM FEORE, PETER MOONEY, BRITTANY ALLEN
distribuito da EAGLE PICTURES
durata 92′
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SINOSSI
La candidata ai Golden Globe e agli Emmy, Taylor Schilling, è Sarah, una madre che non sa come affrontare gli strani comportamenti del figlio Miles e che potrebbero essere degli indizi di una possessione soprannaturale. La donna inizia a temere per la sicurezza della sua famiglia e dovrà scegliere tra il suo istinto materno, che la spinge ad amare e a proteggere il bambino, o indagare su cosa o chi possa essere il colpevole di quell’oscuro cambiamento. Sarah è costretta a cercare le risposte nel passato e questo spinge il pubblico a vivere un’avventura terrificante dove i confini tra realtà e immaginazione diventano sempre meno definiti.
The Prodigy – Il figlio del male è diretto da Nicholas McCarthy (The Pact, Oltre il male) e scritto dal maestro dell’horror Jeff Buhler (Pet Sematary del 2019), che è anche il produttore esecutivo.
I personaggi principali sono: Sarah Blume, interpretata da Schilling (Orange is the new black, The Overnight); Miles, interpretato da Jackson Robert Scott (It, Fear the Walking Dead); il marito di Sarah, John Blume, interpretato da Peter Mooney (Burden of Truth, Rookie Blue); e lo psicologo Arthur Jacobson, interpretato da Colm Feore (The Chronicles of Riddick, Thor).
Tripp Vinson (Il Rito, L’esorcismo di Emily Rose) è il produttore del film. La colonna sonora originale è di Joseph Bishara(The Conjuring, Insidious).
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DALL’ISPIRAZIONE ALL’ESECUZIONE
The Prodigy è il terzo lungometraggio diretto da Nicholas McCarthy, molto conosciuto per l’acclamato The Pact. Fan del genere horror, McCarthy afferma che il suo amore per il genere nato quando ha visto L’esorcista per la prima volta (senza il permesso dei suoi genitori). Il film cult di William Friedkin avrà una grande influenza sull’approccio di McCarthy alla sceneggiatura di Jeff Buhler per The Prodigy, che ha delle similitudini per quanto riguarda il tema del rapporto tra madre e figlio.
“Molti dei miei film horror preferiti riguardano le donne”, ha detto McCarthy nel 2014. “Mia Farrow in Rosemary’s Baby; Ellen Burstyn in L’esorcista. E anche se quest’ultimo ha dei personaggi maschili molto forti, mi ha sempre colpito il personaggio di Ellen. Penso che a un certo punto, quando stavamo montando Oltre il male, mi sono reso conto di aver fatto la stessa cosa che avevo fatto nel mio primo lungometraggio: fare essenzialmente un film tutto incentrato sulle donne e i pochi uomini che appaiono sono degli idioti o dei bastardi. Non saprei davvero il perché”.
Per il ruolo di Sarah Blume, McCarthy sapeva di dover scegliere un’artista che avesse sia talento sia una passione per questo genere. Qui entra in gioco Taylor Schilling, la star acclamata dalla critica per Orange is the new black di Netflix, che stava per fare una vacanza in India quando i suoi agenti l’hanno invitata a leggere The Prodigy.
“Ho voluto farlo subito”, dice Schilling. “Era così coinvolgente. Non potevo smettere di leggerlo. L’ho letto in 45 minuti. È stato esaltante”.
La seconda e altrettanto importante sfida per i produttori è stata quella di assicurarsi un giovane attore che potesse interpretare in modo convincente Miles Blume. Pochi artisti si sono distinti più di Jackson Robert Scott, famoso per la sua incredibile interpretazione di Georgie nel remake di ITdi Stephen King nel 2017 per Warner Bros.
McCarthy dice di Scott: “Quando la telecamera è spenta, Jackson è semplicemente un ragazzino adorabile. Ma quando è accesa, è come un piccolo Leonardo DiCaprio”.
Poiché The Prodigy è stato girato a Toronto, in Canada, non c’era persona migliore che potesse interpretare il marito di Sarah, John, dell’attore canadese Peter Mooney, noto per il suo ruolo di Nick Collins nella serie poliziesca canadese Rookie Blue. “John è un personaggio interessante perché è, in un certo senso, un co-protagonista del mondo di Sarah e Miles”, afferma McCarthy. “E ciò che Peter ha fatto così bene è stato proprio il fatto di dare un’anima a John nelle tante scene impegnative ed emozionanti che ha recitato al fianco di Jackson”.
A completare il cast di protagonisti, nel ruolo cruciale del Dr. Arthur Jacobson, troviamo il famoso attore Colm Feore, con il quale il produttore Tripp Vinson aveva precedentemente lavorato in L’esorcismo di Emily Rose, e con cui era davvero entusiasta di lavorare nuovamente. Ed è facile capire perché: Feore, canadese nato a Boston, è uno dei più talentuosi attori contemporanei, con più di 150 film all’attivo negli ultimi 35 anni.
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LA VISIONE DEL PRODUTTORE
Per Tripp Vinson, fare The Prodigy è stata un’evoluzione naturale del suo lavoro, in un genere che era diventato molto forte sul mercato, sin dal suo esordio di successo, L’esorcismo di Emily Rose nel 2005.
Come per McCarthy, la passione di Vinson per i film horror è iniziata presto. “Da spettatore, sono sempre stato attratto da questo genere e alcuni dei registi più interessanti – come Steven Spielberg e James Cameron – provenivano proprio da questo. Puoi lavorare con persone davvero talentuose. Ed è divertente spaventare il pubblico”.
Stando attento a evitare potenziali spoiler, Vinson dice che il terzo atto di The Prodigy, scritto con abilità da Buhler, è unico, poiché richiede una forza d’animo rara da parte del suo protagonista.
“È stato difficile da realizzare”, dice. “La cosa più importante è stata la scelta di Taylor, proprio per il peso del suo personaggio e delle decisioni che deve prendere. Dovevamo trovare qualcuno che potesse interpretare il ruolo con empatia, qualcuno a cui il pubblico si affezionasse, perché alla fine prende delle decisioni davvero inaspettate”. Vinson dice che, oltre a tutti i colpi di scena, l’attrattiva del film è la relazione misteriosa tra Sarah e Miles. È impossibile da immaginare e al tempo stesso ci si identifica.
“Tutti i genitori provano paura quando si tratta dei propri figli”, dice. “Mio figlio sta bene? Potrebbe avere qualche problema? E anche se il tuo bambino è completamente sano, hai sempre quell’ansia. Una delle cose che stavamo cercando di fare con la storia era di far sentire al pubblico quell’ansia, e poi portare Sarah in una situazione inaspettata, soprannaturale”.
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LA SCELTA DELLE MUSICHE
Il compositore Joseph Bishara ha un approccio unico quando affronta una nuova sfida. “Per me tutto sta nell’ascoltare”, dice Bishara, veterano di franchise di successo, come The Conjuring e Insidious. “L’ispirazione può arrivare da una parola o un colore. Poi inizio ad ascoltarla, cercando di non influenzarla, per ottenere il seme iniziale”.
Nel caso di The Prodigy, dice Bishara, la base della partitura era un insieme di archi, violini, violoncelli, bassi e un accompagnamento di corno francese e clarinetto. “Quello era il suono giusto per me”, dice. “E la primissima cosa che ho scritto è stata in realtà una ninna nanna, che è anche il punto di riferimento principale. Da cui poi è nata l’intera colonna sonora”.
Anche Bishara è un grande fan di questo genere. “L’horror offre alla gente un posto dove riversare le proprie paure personali per un po’. Se le persone hanno qualcosa su cui riversare la paura, forse elaborano il resto delle cose in modo un po’ più facile”, dice.
E per paura che i fan pensino che The Prodigy sia un altro film con lo stereotipo del “bambino cattivo”, Bishara dice che non c’è nulla di più lontano. “La cosa che apprezzo di più è la capacità [di McCarthy] di fare un film molto serio e oscuro con un bambino al centro di esso. Non si vedono spesso bambini che raggiungono un tale livello di oscurità”.