Al Cubo Teatro di Torino va in scena “Bea” di Mick Gordon, tradotto da Francesco Scarrone, un nuovo debutto della Compagnia Mulino ad Arte, diretta da Daniele Ronco, anche in scena. La regia è affidata all’esperienza consolidata di Marco Lorenzi, un artista che spesso ci ha stupito con le sue messe in scene tanto dei classici quanto degli autori contemporanei. La scena è una stanza sormontata da un letto a castello, un armadio, cassettiere per scalare il cielo, un giradischi anni’80 e poco altro. Luci aggettanti, fissità della location per raccontare la storia di Bea, una fanciulla affetta da una malattia inguaribile che desidera morire, ma che soprattutto vuole essere compresa, costretta a rimanere chiusa nella sua camera, Ray, un infermiere domiciliare professionista, sensibile ed umano, e la mamma di Bea, Kathrine, che cerca di aiutare la figlia ma non vuole lasciarsi andare al fallimento della felicità. In questa scatola drammaturgica chiara e ben delineata prende vita il conflitto umano universale e attualissimo sul fine vita, sul desiderio di morire quando non è più possibile condurre un’esistenza dignitosa; il tutto però è assolutamente privo di melenso pietismo o di sentimentalismo strappalacrime, ma anzi è carico di un vitalismo sfrenato e divertente, ricco di colpi di scena e situazioni non banali. La regia di Lorenzi accentua il dinamismo psicologico dei personaggi e gli attori portano avanti con salace ironia il gioco di incastri e ritmi delineati dal regista, con una menzione particolare all’ottimo Daniele Ronco, avvincente e convincente tanto nei momenti leggeri e comici, quanto nei meandri drammatici e intensi che i tornanti del testo costruiscono. Uno spettacolo veloce e immersivo, in cui tenacia di vita e disperata frustrazione si alternano con spietata esattezza, restituendo una profondità umana toccante.
Visto domenica 14 aprile 2019
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BEA
di Mick Gordon
traduttore Francesco Scarrone
con Clara Galante, Sena Lippi, Daniele Ronco
regia Marco Lorenzi
produzione Mulino ad Arte