Nasce dalla sinergia tra quattro istituti superiori di città e provincia – il Liceo Statale “Don G. Fogazzaro”, il Liceo scientifico “G. B. Quadri”, l’I.I.S. “S. Boscardin” di Vicenza e l’I.I.S. “G. G. Trissino” di Valdagno – e il Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia il progetto “VICENZA DRAMA FESTIVAL”, prima edizione della rassegna che riunisce al Teatro Astra gli esiti finali dei laboratori teatrali condotti nelle scuole durante l’anno 2018/19.
Primo appuntamento, domenica 19 maggio (ore 21) con i ragazzi e le ragazze del Fogazzaro che presenteranno “HEARTHOES. HEART / EARTH / EROES”, nato dal laboratorio condotto da Ketti Grunchi (La Piccionaia) con il coordinamento del prof. Piero Centofante. Lo spettacolo, diretto dalla stessa Grunchi, è incentrato sul tema dell’ambiente e dell’ecologia. “La natura resta l’unico vero contenitore denso – spiega la regista -. Basta allungare gli occhi o le mani e ci entriamo. Crediamo sia questo a portarci in tanti al suo cospetto, oltre all’evidenza del cambiamento climatico che sta trasformando la politica ecologica nell’unica vera politica possibile. L’ambiente è la nostra epidermide esterna. Possiamo non occuparcene?”
A seguire, lunedì 20 e martedì 21 maggio (ore 21) a calcare le tavole dell’Astra saranno gli studenti del Quadri impegnati in “ANTIGONE. LE MANI SPORCHE”, per la regia di Alessandro Sanmartin e Angela Marangon (compagnia Livello 4), che con il coordinamento dei docenti M. Vittoria Zin e Flavio Apolloni hanno condotto durante l’anno un laboratorio incentrato sul rapporto tra individuo e collettività. “Che valore ha il singolo in una società? – spiegano i registi – Quanto il potere ci può plasmare e spostare dalle nostre convinzioni? Antigone è il mito della ribellione, pura, sacra, adolescente, tragica. Fino a che punto ci può ispirare ancora la sua vicenda? In questo più che mai attuale duello tra la morale intima e la legge dello stato, tra ciò che sentiamo umano e ciò che ci dicono i media, si è mossa la nostra ricerca. Si tratta del tentativo di immaginare una collettività come voce positiva, di fondare un’etica silenziosa di gruppo, in antitesi al chiassoso indebolirci della massa”.
Giovedì 23 maggio (ore 21) appuntamento con lo spettacolo del Boscardin “liberAzioni”, esito del laboratorio condotto da Anna Peretto e Maria Perardi (anche loro della compagnia Livello 4) con il coordinamento della professoressa M. Cristina Bernardini. Il tema sarà questa volta la libertà: “Forse uno dei concetti più trattati di sempre, dalla letteratura al cinema, dall’arte alla musica – spiegano i registi -. Eppure è così astratto che risulta ostico riuscire a darne una definizione. Ci sembra aleatorio, ci sfugge come aria tra le dita. Cosa vuol dire veramente essere liberi? In questo mondo dove bisogna etichettare tutto, dove si parla con frasi dette e idee già pensate, esiste veramente uno spazio di autodeterminazione o siamo tutti schiavi, al pari degli animali, senza consapevolezza? Che valore ha allora il libero arbitrio nel nostro tempo? È solo quando tutte le catene sono state spezzate che possiamo fermarci, guardare cos’è rimasto e ripartire da noi stessi, insieme”.
Chiude la rassegna, venerdì 24 maggio (ore 21), lo spettacolo “CHIAROSCURI”, esito del laboratorio condotto all’Istituto Trissino di Valdagno da Alessandro Sanmartin, con il coordinamento della professoressa Giuliana Michelotti. Un percorso che ha affrontato il tema dell’identità “L’essere umano è un’orchestra, in cui suonano migliaia di strumenti diversi. – spiega Sanmartin –. Non è facile conoscerli, né tanto meno gestirli. Sono le relazioni a definirci, ma spesso ci accorgiamo di essere diversi in base al contesto in cui ci troviamo. Uno, nessuno e centomila. Identità sfuggenti, che si muovono tra due polarità: il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, e sentiamo dentro di noi l’angelo e il demone, il dottor Jekyll e Mr. Hyde. Così ora affiora l’uno, ora l’altro. E nella ricerca di essere la versione migliore di noi possibile, continuamente inciampiamo nel caos. Talvolta allo specchio riusciamo a vedere solo il mostro, oppure facciamo di tutto per non vederlo mai… Ma che cos’è tutto questo spettro negativo, che la società ci chiede di nascondere? Perché abbiamo dentro il desiderio di distruzione, la rabbia, l’invidia, l’odio? Forse bianco e nero sono fatti per stare insieme, e sono proprio i tratti scuri a rendere il nostro disegno tridimensionale, sono le sfumature a darci verità. Luci ed ombre albergano in noi, ed il loro accostarsi dà vita alla nostra unicità, alla nostra bellezza”.
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