Quando uno spettacolo è vero, profondo e intenso arriva al cuore del pubblico e diventa patrimonio di un’esistenza. (TRA PARENTESI) La vera storia di un’impensabile liberazione prodotta dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia è uno “spettacolo raccontato” in cui Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua, diretti dalla film-maker Erika Rossi, mettono sulla scena le memorie, i volti e le storie della grande rivoluzione di Franco Basaglia. Il successo straordinario che ha raccolto lo spettacolo lo scorso anno a Trieste e in tournée in giro per l’Italia ha decretato la scelta di riproporlo in finale di stagione lì dove era stato concepito. Lo scorso anno il teatro Rossetti ha voluto celebrare il compleanno della legge 180 che ha visto la svolta dell’assistenza ai pazienti psichiatrici.
(TRA PARENTESI) è la narrazione non solo di un ristretto gruppo di psichiatri e dei loro pazienti, ma la storia di come un’intera società sia cresciuta imparando ad accettare persone che prima erano considerate al di fuori di essa, della convivialità, dell’identità.
La rappresentazione teatrale inizia con una panchina rossa al centro della scena, sul palcoscenico non vi è nessun altro.
Attesa di attori, di voci e di ascoltatori.
I due protagonisti, dapprima seduti tra gli spettatori, salgono sul palco, si siedono sulla panchina ed iniziano la narrazione raccontando la storia di Franco Basaglia.
La panchina è simbolo di una società viva, ora immobile, come gli uomini, che rinchiusi nei manicomi subivano lo stesso annullamento di volontà identità e futuro. Si conoscono nomi, storie, aneddoti che, come non hanno lasciato indifferenti gli psichiatri, non passano invisibili nelle menti e nel cuore del pubblico. Continuando su iberbolici parallelismi si evidenzia una realtà all’interno dei manicomi che è simile a un limbo, quasi un Purgatorio, dove si attende fino a dimenticare le ragioni di quell’attesa. Ma la squadra che Basaglia aveva formato era piena di energia e “fretta”, “bisognava fare in fretta” dice Peppe Dell’Acqua più di una volta sul palco narrando dell’urgenza di taluni interventi.
Un susseguirsi di immagini, visi, sguardi di pazienti si alternano ad inquadrature fatte in diretta del pubblico. Allora la distanza tra “i matti” e gli spettatori si accorcia ancora di più, si lambisce il dolore, la sofferenza, il patimento e si gioisce con loro quando finalmente quelle catene vengono spezzate, quei cancelli vengono aperti, si esce in strada e si balla respirando l’aria libera della città.
Quando le luci, alla fine dello spettacolo, si abbassano sui capi canuti dei due attori un’unica parola si fa strada: GRAZIE. Un applauso provato, commosso accoglie “la fine della storia”. Poi Peppe Dell’Acqua si avvicina agli spettatori e aggiunge “ io devo dire grazie a voi triestini perché è stato qui che abbiamo potuto operare questa grande liberazione. Quindi grazie a questo popolo tanto vario e complesso”; il pubblico apprezza e ricambia con lo stesso sentito calore. Grazie a voi medici attenti agli uomini, grazie per il tempo, per aver preservato il valore, per aver combattuto, grazie per le parole, gli sguardi, i silenzi. Grazie Franco Basaglia.