Domenica 23 giugno alle 20.30 il gruppo “Farmacia Stoppa”, formato dagli allievi storici del Teatro de LiNUTILE, porterà in scena “Le donne all’Assemblea” di Aristofane in una particolare mise en espace che attinge alla tradizione del Teatro d’ombre per raccontare l’eterno gioco delle parti maschio-femmina, dei doppi e del loro disvelamento, che si ritrova anche nel teatro più moderno. Lo spettacolo è un’anteprima della prossima stagione del Teatro di via Agordat.
La commedia narra di un gruppo di donne, con a capo Prassagora, che decidono di tentare di convincere gli uomini a dar loro il controllo di Atene, perché in grado di governare meglio di loro, che stanno invece portando la città alla rovina. Le donne, camuffate da uomini, si insinuano nell’assemblea e votano il provvedimento, convincendo alcuni uomini a votare a favore, poiché era l’unica cosa che non fosse ancora stata provata. Una volta al potere, le donne deliberano che tutti i possedimenti e il denaro vengano messi in comune per essere amministrati saggiamente dalle donne. Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a letto e fare figli con chiunque loro vogliano. Tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa. Queste delibere però creano una situazione assurda e paradossale: verso la fine della commedia, un giovane confuso e spaventato si ritrova conteso fra tre ripugnanti megere che litigano per assicurarsi i suoi favori. La commedia si chiude infine con un grande banchetto a cui partecipa tutta la cittadinanza.
Per rendere al meglio il dualismo uomo/donna, camuffamento/disvelamento che permea la commedia, la scelta registica gioca su una mise en space che attinge alla tradizione del Teatro d’ombre per indurre lo spettatore a concentrarsi maggiormente sul testo, sulle motivazioni addotte per ottenere il controllo della polis, piuttosto che sulla fisicità degli attori, che indossano abiti molto simili tra loro. Nel gioco delle ombre i corpi si confondono, mentre al di fuori si rivelano anche nella loro identità di genere e i costumi si scoprono essere di colori sgargianti, accentuando la loro differenza. La guerra viene combattuta su un altro piano: nel momento in cui io distinguo chi è maschio e qui è femmina, il gioco delle parti diventa anche fisico.
«Si è trattato di affrontare un rapporto così delicato – raccontano gli attori – attingendo alla nostra esperienza del rapporto di genere, che nulla può aver a che fare con quello che aveva davanti Aristofane. Senza tuttavia senza dimenticare che la discriminazione non è passata di moda e può avere vari volti, a volte subdoli. E soprattutto si tratta di farlo lavorando su un doppio registro, quello comico e quello serio, che, come un Giano bifronte pirandelliano, è l’unico registro possibile per la vita».
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