Con questo potente assolo, Carolina Cametti esprime in maniera inequivocabile tutta la sua passione per la parola, per la ricchezza della lingua come mezzo ampio, da perlustrare nelle sue infinite possibilità ma anche da curare, come creatura che necessita di essere alimentata costantemente.
E la parola diventa davvero la protagonista quasi fisica della performance, presentata al Festival Scenari Europei di Pescara sotto forma di corto teatrale di venti minuti, dopo aver vinto una Segnalazione Speciale al Premio Scenario 2019.
Nel suo doppio ruolo di autrice ed interprete, Carolina Cametti dona corpo e voce ad una richiesta urgente, ora speranzosa e delicata come una preghiera, ora rabbiosa, provocatoria, sbarazzina. E poi fragile di nuovo, ma sempre intensa e vibrante.
Chi è il destinatario di queste diverse istanze? Probabilmente il nostro tempo, il presente, indagato a partire dalla giovinezza come condizione ultima, tutt’altro che spensierata. Dove anzi ogni momento che passa rintocca il senso di una perdita incommensurabile. Perché la giovinezza non è una condizione autosufficiente, è un credito da spendere: esiste per realizzare progetti, per sostenere con la sua energia il massimo sforzo da produrre nella propria esistenza.
Eccola, evidentissima, l’energia prepotente che è l’aura della vita: l’azione di Carolina Cametti è esplosiva ed adrenalinica come un concerto rock sviluppato in un fazzoletto di superficie, il quadrato di palcoscenico che circonda una sedia spartana, ma sufficientemente solida per sostenere le evoluzioni “ginniche” della performer. Lei si muove con agilità esuberante, quasi uno strapotere atletico che volutamente si depaupera, si immola. Si degrada a terra e si risolleva costantemente, ad ostentare con fierezza i lividi ma soprattutto la propria resistenza.
Perché è una lotta, un percorso controcorrente la fuga dal disimpegno imperante. Perché è un urlo l’affermazione della propria dignità di individuo. Così la parola, sostenuta da una musicalità di rime e reiterazioni cicliche, si lascia frustrare nella sua accuratezza che eccede le possibilità del mondo in cui vive. Inutile, come la bellezza di un fiore tra i massi. Inestimabile, come la bellezza di un fiore tra le macerie.
Pur non concedendo pause, né alla parola né all’azione, Carolina Cametti riesce ad assicurare precisione e fluidità ai singoli passaggi di una performance dispendiosa, in cui i versi vengono accompagnati da un parallelo linguaggio corporeo, nervoso ed incessante.
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CREDITS:
“BOB RAPSODHY”
Con Carolina Cametti
Testo e Regia: Carolina Cametti
Light Design: Giacomo Marettelli Priorelli
Sound Design: Gianfranco Turco
Elettricista: Riccardo Santalucia
Festival Scenari Europei 2019 (V edizione)
Florian Metateatro (Centro di Produzione Teatrale)
Collaborazione con Associazione Scenario