Orgogliosa d’essere meridionale e siciliana. Carmen Consoli, anima rock, lo fa capire da subito e senza infingimenti, nel concerto che chiude il suo tour proprio a Catanzaro in occasione del Festival d’Autunno ideato e diretto da Antonietta Santacroce, prima di partire per gli States. La sua spontaneità si manifesta nel dialogo verso il suo pubblico, nel suo intercalare parole e frasi in siculo da renderla ancor più accattivante. La “cantantessa” al teatro Politeama “Mario Foglietti” rafforza così il legame con il suo Sud, ne rivendica con convinzione le origini e lo innalza come pochi saprebbero fare.
Il concerto inizia delicato con “L’ultimo bacio” mentre “fuori piove” quasi ad immedesimarsi con il tempo inclemente che c’è fuori da teatro, e poi a seguire in crescendo: “Per niente stanca” e “Baciami ancora”. Poi ci sono i ricordi di nonna Carmelina e delle raccomandazioni che le faceva secondo cui per una donna “l’unica forza che esiste è quella interiore” che anticipa: “Fiori d’arancio”. Cambio di chitarra e mentre l’imbraccia nel riscontrarvi qualche problema tecnico dice sempre in siciliano scherzando e facendo scattare le risate del pubblico: “cum’è che nui siciliani avimu problemi cu i punti!” ed è così la volta di: “Ah ah ah cercasi” con cui rivolge uno sguardo irriverente e duro nei confronti di chi pensa che la donna sia semplicemente “una cosa” da utilizzare difendendo la lotta contro la violenza nei confronti del gentil sesso. Canta poi “Contessa miseria”, “L’abitudine di tornare”, “Parole di burro”, “Fino all’ultimo”, prima di “Confusa e felice” e “Venere” con le quali chiude la prima parte di un concerto che riserverà ben altre sorprese. L’ingresso della pianola ed è subito la volta di “Quello che sento” e “Blunotte”.
Entra successivamente la pianista Elena Guerriero con la quale s’intrattiene in un’amabile duetto per qualche secondo scherzando sul metro e ottanta di quest’ultima e la propria di altezza prima d’intonare con la sua voce graffiante: “Per niente stanca”. Poi un passaggio sulla sua vita privata, di quando sta a casa e dei giocattoli del suo Carletto lasciati in mezzo alla stanza, ed arriva: l’”Amore di plastica” del ’96, pezzo con il quale verrà consacrata al grande pubblico e con cui chiude il suo concerto presentando, ormai a luce accese, e tutti in fila davanti al palco i suoi musicisti che ringrazia: Massimo Roccaforte alla chitarra, Luciana Luccini al basso e Antonio Marra alla batteria. E mentre il pubblico tra gli applausi sta per risalire le scale e guadagnare l’uscita, ecco la sorpresa: lei riprende la chitarra, la mette a tracolla e sorniona aggiunge più volte in siculo: iativinni, auspicando un teatro vuoto per cantare una canzone in siciliano. Un invito che è risuonato come: ma dove state andando! Ed il pubblico, sia pur incredulo, ma ancor più contento s’avvicina al palco, l’applaude e lei canta un pezzo storico d’intenso lirismo di Franco Battiato: “Stranizza d’amuri” per terminare su richiesta con la sua: “A finestra” e così chiudere stavolta davvero la sua performance, salutare e andare via, mentre uno stuolo di fans l’attenderà all’uscita per un autografo o un selfie…