Dopo lo straordinario successo ottenuto nella passata stagione teatrale Gennaro Duccilli porta in scena le folli avventure di Don Chisciotte al Teatro Flaiano. In scena, dal 21 novembre al 1 dicembre 2019 al Teatro Flaiano di Roma, Gennaro Duccilli e gli attori della compagnia Teatro della Luce e dell’Ombra in “Essere Don Chisciotte” un nuovo e visionario adattamento dell’opera di Miguel De Cervantes, per la regia di Gennaro Duccilli e con le scene del M°Sergio Gotti.
Lo spettacolo ripercorre le tappe più significative dell’esperienza del folle cavaliere errante e del suo fido scudiero Sancho Panza, privilegiando le cosiddette avventure “da strada”. Ma parallelamente al dispiegarsi delle avventure che restituiscono scenicamente la vicenda “esteriore” della composizione del romanzo, lo spettacolo sviluppa le caratteristiche drammaturgiche “interiori” e quelle più propriamente teatrali.
——–
Note di regia
“Essere Don Chisciotte”, per la regia di Gennaro Duccilli, è una messinscena che, pur rispettando a grandi linee gli avvenimenti narrati nel romanzo di Cervantes, cerca di dare un senso inedito alla folle storia di Don Chisciotte.
Innanzitutto Don Chisciotte è un libro che, parafrasando quanto ebbe a scrivere Michel Foucault, è la sua stessa esistenza: “Lungo grafismo magro come una lettera, eccolo emerso direttamente dallo sbadiglio dei libri (…), non è che linguaggio, testi, fogli stampati, storia già scritta.”
Eppure a questo personaggio non manca la “vita”. Don Chisciotte, pazzo per i libri di cavalleria, folle bambino adulto, “gioca” e fa sul serio nello stesso tempo. Nella confusione fra arte e vita, egli finalmente “recita”, perché davvero “vive”.
Ma non solo. “Essere Don Chisciotte” trasporta lo spettatore lì dove nasce l’impulso ad agire per cambiare uno status quo che ci opprime. Ma dove nasce l’impulso ad agire? Tra i lombi stanchi del nobile Hidalgo Don Chisciano, pazzo per i libri di Cavalleria, e con dentro un potente Desiderio di Vita quando già appare la luce del Tramonto, o forse è solo un ultimo pensiero di un clochard perduto tra il Nero delle Quinte e la Luce abbacinante della Scena? Un clochard, “fuori luogo”, tra il Nero di una vita privata del Senso e un Senso nuovo delle cose che appaiono e scompaiono in quel luogo/non-luogo che è il Teatro, arbitrario ma per un attimo Perfetto. Perfetto per il tempo in cui dura una singola scena, una singola vita.
——-
Tematica
Come il poeta per Fernando Pessoa, così anche l’attore-Chisciotte finisce per fingere “così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente”. Pur rimanendo “personaggio comico” fino alla morte, egli mostra nella sua follia individuale la scandalosa utopia del teatro. Dulcinea è il nome di quest’ultima. Non importa se sia vera o non vera: ella nomina quel luogo-non luogo della compiuta “identità” tra realtà e finzione; è quel punto metafisico in cui convergono la follia della mente e quella della scena.
Il personaggio creato da Miguel de Cervantes è sopravvissuto a quattro secoli inalterato e il suo messaggio, tanto potente da far partire la corsa della modernità, è ancora estremamente attuale.
Il nostro tempo è pieno di eroi che vincono sempre, i nostri giovani sono abituati a pensare che l’ideale sia quello di chi cade sempre in piedi, di chi mente, ribaltando le proprie idee, pronto a vendersi per rimanere dove è. Don Chisciotte invece è l’eroe che cade, sempre, che ruzzola in continuazione, che si ribalta, ma che poi si rialza ogni volta. È anche in questo la sua irriducibilità, in questo suo battersi per la verità e per la soluzione dei problemi, malgrado tutto.
Riscattare il Don Chisciotte dimenticato nelle pieghe profonde della nostra società, significa tornare a credere in valori condivisi comuni. È il portare la condivisione nel mondo, portare dei valori alti e persuadere il prossimo a condividerli per riformare una nuova comunità, questa è la battaglia, ancora attuale, dell’irriducibile Don Chisciotte.