Rifugiati e profughi, vittime di guerra e militari in un’isola greca del Mar Mediterraneo nei nostri giorni: è riletto in chiave contemporanea e di forte attualità l’Idomeneo, re di Creta di Mozart con la regia di Robert Carsen nel nuovo allestimento in scena al Teatro dell’Opera di Roma, dall’8 al 16 novembre, coproduzione del teatro capitolino con il Teatro Real di Madrid e la Canadian Opera Company di Toronto.
“Una dichiarazione anti-bellicista potente – spiega Carsen, che aveva debuttato a Roma pochi mesi fa con il suo Orfeo ed Euridice di Gluck – con un finale pieno di speranza nella possibilità che una nuova generazione, l’amore e la pace, siano capaci di trasformare un mondo ferito dal potere, dai conflitti e dalla distruzione”.
Il regista canadese chiude la stagione del Costanzi con un raro titolo mozartiano del 1781, primo capolavoro serio in lingua italiana del salisburghese che torna in scena in Costanzi per la seconda volta dopo la sola e unica messinscena del 1983 e che adesso segna anche il debutto sul podio romano del maestro Michele Mariotti, fra i più giovani e affermati direttori d’orchestra con una brillante carriera internazionale all’attivo.
“Ho già diretto Idomeneo nel 2010, ma l’ho studiato con nuove partiture per non essere condizionato – conferma Mariotti – qui c’è la presenza totalizzante del mare che unisce e che divide e ho sempre cercato di rendere la presenza del mare con accenti e sfumature diverse. Non sarà una lettura piangente e romantica, ma inquieta e tagliente perché mi piace leggere la musica in linea con quello che si vede in scena”.
Al centro dell’idea di Robert Carsen, il Mar Mediterraneo, il Mare Nostrum, che accoglie e che divide in una scena essenziale animata da gruppi di uomini, circa 150. A Roma andrà in scena la versione viennese dell’opera, ambientata, originariamente a Creta poco dopo la fine della guerra di Troia: si racconta la storia del re Idomeneo che pur di salvarsi e tornare nella sua isola, è pronto a sacrificare per un voto agli déi la prima persona incontrata a terra. Il destino vuole che si tratti proprio di Adamante, suo figlio, innamorato della giovane prigioniera Ilia. Il conflitto fra ragione di stato, potere e amore, scontri continui fra sconfitti e vincitori, due schieramenti di profughi in guerra, si consuma in un piano di scottante attualità che si concretizza in un’ambientazione modernissima post-bellica intenta a lanciare un profondo messaggio pacifista e di riconciliazione.
“Idomeneo è una delle mie opere preferite, l’ho affrontata tante volte. Adoro quest’opera seria e rivoluzionaria dove si sente la modernità della scrittura. Per ogni ogni opera è moderna – spiega Carsen – Sento una responsabilità di trovare questo senso nell’opera. Non ha senso ambientarla nel tempo di Mozart, ma è necessario capire che nella scrittura c’è l’urgenza di capire quello che non si riesce a comprendere, come la guerra. La difficoltà sta anche nella divergenza di pensiero fra le generazioni”.
Al centro della lettura modernissima di Carsen che ha curato anche le luci con Peter van Praet affidando scene e costumi a Luis F. Carvalho, anche i diversi punti di vista sullo stesso argomento, ma da prospettiva di generazioni diverse. Esiste il “vecchio modo di pensare di Idomeneo e di Elettra – prosegue il regista – e il modo di pensare delle nuove generazioni rappresentate da Idamante e Ilia. C’è un modo diverso di pensare alla guerra, ma anche al sacrificio perché Idamante e Ilia sarebbero pronti a sacrificarsi per la collettività, Idomeneo ed Elettra, no. La nostra proposizione di regia deve essere al livello della scrittura dell’opera”.
È stata proprio l’idea registica di Carsen per questo Idomeneo visto come una storia di guerra e pace nel Mar Mediterraneo a suggerire al Teatro dell’Opera una collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, eccellenza anche internazionale della città di Roma: nel consistente cast, oltre agli artisti, figurano anche “tanti migranti e rifugiati, che fanno parte dei progetti di inserimento della Comunità di Sant’Egidio e che in scena rivivono, non senza emozione, momenti e azioni di cui sono stati vittime o protagonisti – spiega Carlo Fuortes, Sovrintendente del Teatro – Il teatro è un soggetto sociale pronto a collaborare con altri soggetti sociali della città”.
“È un grande sogno che si realizza perché il Teatro dell’Opera diventa un pezzo dell’integrazione di coloro che vengono visti come parti indistinte di rifugiati d di profughi – spiega Mario Marazziti della Comunità di sant’Egidio – ma esiste una solitudine dei profughi senza voce e senza nome e il lavoro a teatro è diventato un modo tuto nuovo di integrazione mostrando come ciascuno abbia una propria storia e una propria dignità”.
In un cast scelto tenendo conto anche della diversità fisica dei personaggi, si annoverano quasi tutti debuttanti nei ruoli principali, eccezion fatta per Charles Workman nel ruolo di Idomeneo. Joel Prieto sarà Idamante, Rosa Feola e Adriana Ferfecka (14 novembre) si alterneranno nel ruolo di Ilia, Miah Persson sarà Elettra, Alessandro Luciano sarà Arbace e Oliver Johnston Gran Sacerdote mentre il Andrii Ganchuk da Fabbrica sarà “una voce”.
“Non mi è mai piaciuto il termine “potere”, ma mi piace parlare di corresponsabilità con il regista. Quest’opera mi consente di poter conoscere l’orchestra, di conoscere il coro, diretto da Roberto Gabbiani che mai, come nelle altre opere di Mozart, assume un ruolo quasi beethoveniano È un mare dalla struttura quasi wagneriana dove nn ci si ferma mai, un’opera dal flusso continuo – prosegue Mariotti – Idomeneo è un capolavoro di attualità e di modernità che non resta legato alla cultura che l’ha generato a dimostrazione che un capolavoro possa essere letto con tanti linguaggi diversi. Il nostro è un messaggio di pace”.
Dopo la “prima” di venerdì 8 novembre (ore 19.30, trasmessa in diretta da Rai Radio3, e l’Anteprima Giovani riservata ai minori di 26 anni di mercoledì 6 novembre (ore 19.00, per informazioni e prenotazioni: 0648160/312/532/533; promozione.pubblico@operaroma.it; dipartimento.didattica@operaroma.it).
Idomeneo sarà replicato domenica 10 (ore 16.30), martedì 12 (ore 19.30), giovedì 14 (ore 19.30) e sabato 16 (ore 18.00). Info operaroma.it.