L’ultimo trittico del Royal Ballet, in scena alla Royal Opera House di Londra, ha il sapore di una lezione di storia della danza e dimostra in grande stile le ottime doti e il ricco repertorio della compagnia.
I lavori del coreografo fondatore Kennet MacMillan e del suo successore Frederick Ashton sono affiancati dalla rivisitazione del balletto imperiale di Rudolf Nureyev, formando un programma vario e interessante.
Elemento in comune tra le tre pièce è l’epoca di composizione: gli anni sessanta del ‘900.
La serata di apertura è stata trasmessa in diretta cinematografica mondiale e ha dato conferma di un corpo di ballo complessivamente in buona forma.
Concerto di Kennet MacMillan abbraccia il balletto neoclassico e contemporaneo e traduce in movimento il concerto N.2 per pianoforte di Shostakovich. La pièce è un tripudio di colore e dinamismo: i danzatori svettano sulla scena in salti ampi e pirouéttes senza fine. Pas de deux e momenti di insieme non annullano ma enfatizzano le singole personalità degli interpreti. Particolare merito per Yasmine Naghdi e Ryoichi Hirano, protagonisti del pas de deux centrale, eseguito alla perfezione nonostante la difficoltà tecnica.
Segue Enigma Variations di Frederick Ashton, ispirato alla vita del compositore britannico Edward Elgar. Scene e costumi sono in netto contrasto con la linearità di Concerto: siamo infatti trasportati in una nuova epoca, dove pipe e abiti in tweed sono protagonisti. Le musiche sono una dedica del compositore alla propria cerchia di amici ed è proprio queste personalità che Ashton traduce in danza. Spiccano i personaggi femminili: Laura Morera, nelle vesti della graziosa Lady Elgar, e Francesca Hayward, briosa e innocente Dorabella.
Il programma termina tra i classici con Raymonda, introdotto dallo stesso Nureyev nel repertorio del Royal Ballet negli anni sessanta sull’originale di Marius Petipa. Assistiamo alla rappresentazione del III atto, spesso proposto come una performance a sé stante in quanto celebrazione del matrimonio tra Raymonda e il cavaliere Jeanne de Brienne. Una serie di variazioni anticipano l’ingresso dei protagonisti – Natalia Osipova e Vadim Muntagirov – elegantissimi interpreti del grande stile imperiale, facilitati senza dubbio dalle proprie origini russe. Al contrario il corpo di ballo mostra qualche tensione nei momenti di insieme, ma nel complesso la performance è ben riuscita.
Repliche in scena fino al 20 dicembre 2019.
Letizia Cantù